Quando all’interno dei nostri corsi di formazione si tocca l’argomento delle affinità di apprendimento delle persone affette da disarmonie ed i meccanismi che attuano i cavalli (puledri) nell’addestramento, la reazione istintiva di molti auditori è particolarmente vivace, spesso contrastante.
Alcuni si pongono in un atteggiamento di difesa: come è possibile fare una similitudine tra “persona debole” e cavallo? Come se l’interpretazione del messaggio richiami ad una presunta mancanza di rispetto verso i nostri cavalieri… Ci mancherebbe: non sono certo “animali” i nostri cavalieri “speciali”!
Altri, per lo più coloro che hanno maggiori esperienze equestri e vissuti in alcune dinamiche di apprendimento all’interno delle normali riprese di equitazione, si illuminano; anche se spesso non sono così immediati i parallelismi ed è quindi difficile definire nell’immediato un chiaro ragionamento in merito.
Certo è che quando si inizia ad esplicitare l’argomento con opportuni esempi e con i principi basilari dell’educazione informale, tutti raggiungono l’accordo che effettivamente vi sono grandi ed importanti analogie tra uomo (indipendentemente dalle sue caratteristiche o provenienze) ed animale.
Qualunque essere vivente è “Fenotipo e Genotipo”: la componente ereditaria trasmessa attraverso il DNA si va inesorabilmente a sintetizzare con le esperienze di vita, frutto dell’interazione con l’ambiente esterno e con gli altri esseri viventi, modificando nel tempo il soggetto stesso che “impara” (acquisisce) dall’ambiente o “si esprime” modificando –con le sue azioni e pensieri- parte del mondo che lo circonda.
Quando si “educa” è fondamentale tener conto del nostro interlocutore, della sua storia, della sua realtà e predisposizione, oltre ad attuare modalità di interscambio finalizzate a renderlo partecipe e attivo in funzione dell’obiettivo ricercato.
Molti sono i fattori predisponenti alla capacità di apprendere; quello sul quale vogliamo soffermarci è la gestione dell’ansia, all’interno della quale gravitano variabili come l’affaticamento, lo stile educativo “subito”, l’aspetto emotivo che ne consegue e, non da ultimo, il ricordo esperienziale delle precedenti attività svolte per il raggiungimento dello stesso obiettivo.
Ma cos’è l’ansia?
E’ un’esperienza emotiva che in genere rappresenta la normale risposta a situazioni particolarmente stressanti; rappresenta una condizione emotiva di apprensione, di timore, di aspettativa eccessivamente enfatizzata verso un evento potenzialmente negativo.
Lo stile educativo sostenuto da una progressione mirata dell’attività, è l’elemento sostanziale che può fare la differenza tra malessere e benessere nell’ “educato”; si pensi a uno stile punitivo (che attende l’errore per produrre il famigerato castigo, sovreccitando negativamente l’allievo che, sotto stress, aumenterà le probabilità di errore) in contrapposizione allo stile socratico (dove l’allievo viene accompagnato ad imparare con la ragione, favorendo autodeterminazione ed efficacia).
Punizione contro Sostegno, Malessere contro Benessere…
Quando si insegna qualcosa di nuovo ad un alunno è importante portarlo alla scoperta con piccoli passi attraverso la sperimentazione vissuta o il ragionamento (se si parla di concetti puramente teorici); è necessario seguire una progressione fatta di continue verifiche dei livelli precedenti di apprendimento, eventualmente tornando indietro se alcuni aspetti non sono stati acquisiti…
Immaginiamo di insegnare utilizzando come elemento “motivante” la punizione, la famosa maestra con il righello in mano, pronto per essere scoccato sulle mani del bambino (tempi remoti…): perderemmo nel giro di poco tempo l’allievo che si sentirà costretto a sottostare agli obblighi imposti e non imparerà nulla perché è più forte la paura dell’errore rispetto al piacere di imparare.
Uno stile accogliente, intimamente proiettato verso il piacere dell’allievo alla scoperta, fatto di occasioni positive e partecipative renderebbe sicuramente più coinvolgente e performativa la “lezione”…
Che ci si rivolga ad una persona (normo o diversabile che sia) o ad un cavallo (puledro) è importante considerare gli aspetti sopra citati.
Pensiamo all’addestramento di un puledro (o alla desensibilizzazione di un cavallo adulto): spesso si assiste ad azioni basate sulla forza e sottomissione dell’animale per obbligarlo a fare quanto voluto dal suo cavaliere. Il modo più sbagliato per avere un animale agli ordini che certamente “subirà” il volere umano ma si caricherà di una serie di comportamenti problema sempre più complessi, e quanti cavalli “problematici” sono presenti nei nostri maneggi…
Pensiamo a quanti cavalli o puledri vengono obbligati ad eseguire attività (spesso innaturali) che non sono sostenute dalla minima conoscenza e progressione da parte del cavaliere… Quando le richieste non sono in linea con le reali capacità dell’animale questo sbaglia, spesso si difende “mettendosi contro” e invece di essere ascoltato dal cavaliere (forse è meglio che torno indietro e chiedo azioni più semplici…) viene punito e spesso messo in box dopo una serie di frustate o chissà che altro…
Come potrà sentirsi questo cavallo durante la “lezione” successiva, dopo aver interiorizzato e subito una simile esperienza?
Questo è quanto accade anche nell’educazione degli umani: se l’allievo ha un vissuto negativo non potrà che partire nella nuova lezione con il pregiudizio e con un livello di ansia (stress) che non aiuta certamente la sua capacità di apprendere…
Ecco che, a questo punto, viene naturale il paragone del lavoro di preparazione fisica di un atleta, ben consci che tutti siamo corpo e anima: le considerazioni sotto riportate sono ancora una volta identiche, che si parli di muscoli o che si parli di apprendimento.
Qualunque attività deve prevedere una fase preliminare di riscaldamento (quanti cavalieri agonistici fanno riscaldamento prima di montare in sella??? Domanda retorica…) che predisponga l’organismo nel mettere in moto i muscoli e le articolazioni.
Chi fa sollevamento pesi non inizia certamente con i 90 kg ma si riscalda con pesi irrisori!
In educazione “il riscaldamento” avviene con il ricordare e riproporre competenze ed abilità semplici e finemente interiorizzate, per permettere all’allievo di “entrare nella parte” e predisporsi al lavoro.
Terminato il riscaldamento si può iniziare a svolgere compiti più impegnativi, che mettano in condizione la persona di aumentare i livelli di performance: l’atleta inizierà a caricare l’asta di maggiori pesi per raggiungere in progressione il suo massimo. L’allievo sarà stimolato nell’impegnarsi di fronte a situazioni sempre più complesse ma sempre risolvibili, frutto dell’apprendimento delle lezioni precedenti.
Giunti al limite della performance, quando la persona è al massimo del suo impegno (sforzo fisico o concentrazione), è possibile richiedere quel di più (voluto e programmato dall’allenatore o dall’educatore) che possa essere la novità da superare per quella lezione (allenamento); una volta superato questo piccolo ulteriore livello si torna nelle attività meno impegnative, riducendo progressivamente il livello di richieste fino a raggiungere la fase di defaticamento per concludere l’attività serenamente e senza accumulo di eccessiva stanchezza.
Il tutto può essere rappresentato come una parabola:
Questa è la Teoria del Buon Ricordo: tutto quello che dovremmo fare anche nel nostro montare in sella (riscaldamento, lavoro effettivo, novità, continuazione di un lavoro a decrescere, fino al defaticamento) per terminare la lezione -o addestramento del cavallo- avendo insegnato quella piccola novità al nostro amico, rientrando in scuderia a posto di fiato e di sudore…
Grazie di avermi segnalato l’articolo. Io sto procedendo “per semplificazione”, cercando la base comune di ogni buona equitazione (meglio, di ogni buona relazione con il cavallo); mi stupisce infatti come l’obiettivo del cavallo “calmo, in avanti, dritto” (in cui la chiave è “calmo”!) si possa ottenere con tecniche completamente diverse. Eppure, se ottengono l’obiettivo, qualcosa in comune devono pur averlo! Ma non è mica facile, capire cosa….
Grazie Roberto per avermi segnalato questo post molto interessante e istruttivo…Premetto che non sono un esperta nel mondo dei cavalli, è il mondo dei cavalli che è dentro di me!!! Credo che la teoria del buon ricordo debba essere il motto e parte integrante di ogni essere umano… Occorre quindi prestare la massima attenzione alle dinamiche che naturalmente si mettono in atto nella relazione tra cavallo e cavaliere istruttore insegnante o proprietario,o a tutte quelle persone che hanno la fortuna di stare a contatto con questa meravigliosa creatura… occorre che entrambi rispettino la libertà e l’unicità dell’altro, riconoscendosi reciprocamente nei propri ruoli e guardando all’altro come ad una opportunità di crescita…tenendo in considerazione soprattutto una cosa da non sottovalutare che i cavalli comunicano attraverso l’energia dell’amore…e quando il cavallo e il cavaliere si sposano con la passione nascono progetti straordinari, progetti alimentati dal puro piacere di essere protagonisti…E’ incredibile come questi straordinari animali possano far uscire il meglio di noi stessi e farci star bene e colorare di magico la nostra vita…..
Ho letto questo articolo è sono d’accordo con la teoria del buon ricordo, e posso affermare che funziona perchè la metto in atto con i miei cavalli! Prima di tutto questo e di qualsiasi performace agonistica o non alla base cè il rapporto, il rispetto e il modo di presentarsi al cavallo; questo vale anche per l’uomo naturalmente, non si può pretendere di scrivere e leggere senza costruire delle basi precise e chiare, e particolarmente con i puledri.
Non certo con la violenza che ottengo questi risultati, neanche con la presunzione, ma con il linguaggio giusto ed appropiato e con il rispetto di chi ti sta ascoltando.
Spesso bisognerebbe pensare come un cavallo per capire meglio cosa possono provare quando non capiscono cosa gli chiediamo: i cavalli non hanno un libretto di istruzione o un bottone che li accende e li spegne. Sono esseri pieni di paure e hanno bisogno di sicurezza e amore; quando si sentono fiduciosi sono in grado di apprendere e darti tanto,come un amico quando si fida di te. Grazie e saluti a tutti.
Condivido l’approccio e il paragone del testo.
Ognuno è unico e bisogna sempre trovare la modalità più idonea per entrare in relazione e soprattutto per far raggiungere obiettivi prefissati. Dalla mia esperienza posso garantire che la Teoria del Buon Ricordo è un valido supporto perchè l’intervento deve seguire una programmazione crescente e aggiungere sempre qualcosa di nuovo per stimolare la curiosità e l’attenzione…il tutto sempre impregnato da un rapporto di fiducia e di relazione che poi è quello basiliare anche nel rapporto con i nostri cavalli… concludo con una frase che è un pò il mio motto “Parlami ed io dimenticherò.
Insegnami ed io ricorderò.
Fammi partecipare ed io imparerò.”
La Teoria del Buon ricordo a me appare convincente. Mi permetto di suggerire soltanto di meglio evidenziare il rapporto interattivo che deve sostenere il binomio nel corso dell’azione, allo stesso modo di come la sinergia allievo/docente sostiene la qualità dell’apprendimento.
Una curiosità: non ho colto, se vi è, la sottile ironia nel domandare quanti cavalieri dell’agonistica facciano riscaldamento prima di montare. Immmagino tutti o no?
Saluti cavallereschi. Cristofaro.
Sempre puntuale e sagace… complimenti Cristofaro!
Ci impegnamo a concentrare l’attenzione sugli aspetti che suggerisci per i prossimi interventi.
p.s.: sarebbe bello poter condividere le considerazioni che ci hai girato sulla vostra realtà: se ti interessa potremmo divulgarla nel blog. Che ne dici???
a presto
Ciao a tutti!!!
Ho ricevuto costantemente gli articoli pubblicati sul sito…e li ho trovati davvero interessanti e credo che stiate facendo davvero un buon lavoro. In quanto pedagogista, non posso che essere compiaciuta dell’obiettivo che state perseguendo…nel modo in cui state affrontando la questione EDUCAZIONE;invece, in quanto appassionata di cavalli, beh, credo che i cavalli siano compagni perfetti nell’accompagnarci alla crescita personale, al superamento di difficoltà, e al divertimento sano!
Maila
Ciao Roberto…
Tiricordi il mio atteggiamento verso il cavallo quando ho frequentato il tuo corso per assistenti? Il mio “troppo” rispetto e quasi timore, nel confronto del cavallo, questo rispetto/timore, dovuto anche alla poca confidenza, ma soprattutto perchè ho sempre crteduto che il rispetto porta rispetto. Questo è anche il mio atteggiamento nei confronti dei miei alunni e ho verificato quanto così, sia più semplice ottenere apprendimenti e relazioni positive.
Sono convinta che sia così anche per gli animali, specialmente per quelli che vivono in stretto contatto con l’uomo, ho sempre dispezzato chi vuole ottenere con la violenza e la negatività. “Dai e ti sarà dato”… baci
La teoria del buon ricordo è parte di ogni essere umano… impariamo dalle esperienze e gli stessi stili di attaccamento della Malher si rifanno all’esperienza che il bambino fa nei confronti delle cosidette figure significative della sua vita,esperienze che saranno poi determinanti per il suo modo di relazionarsi con gli altri.
Ciao a tutti! Ho trovato interessante l’articolo: ci ricorda delle semplici regole che spesso, nella ‘foga’ di fare ci scordiamo, sbagliando. Soprattutto questi articoli creano curiosità e voglia di approfondire, stimolando un confronto con gli altri e le loro esperienze…
Conitnuate a ‘stimolarci’!!
fabrizio
ciao a tutti
credo anch’io che la teoria del buon ricordo è il frutto di quel percorso sinergico attuato dai tre attori protagonisti della lezione di rieducazione equestre che ha come obiettivo finale l’acquisizione di abilità e competenze, anche minime, da parte dell’allievo in sella. Anche il cavallo è protagonista di questo successo, al pari di un operatore attento a scegliere i tempi giusti abbinati all’intensità del lavoro richiesto; se troviamo un cavallo in una giornata dove è particolarmente nervoso o indisposto al lavoro, anche mettendoci tutta la nostra buona volontà, sarà difficile che l’allievo termini la lezione portandosi a casa un ricordo positivo dell’attività svolta. Se come viene detto nell’articolo un atteggiamento assertivo e socratico è alla base di questo intervento educativo, al pari il tempo impegnato e lo spirito di osservazione sono fondamentali per la buona riuscita di una lezione di rieducazione equestre. Se penso alla possibile connessione tra cavallo e uomo, queste due variabili hanno lo stesso valore in entrambi gli ambiti, solo che in maneggio spendere (bene) del tempo per osservare (i cavalli) e poi interagire con loro non rientra nei canoni dell’equitazione moderna, presto e subito sono gli imperativi che regnano per avere un cavallo sottomesso e agli ordini il più presto possibile; se usassimo lo stesso metodo coi nostri ragazzi, creeremmo solamente dei soldatini ai nostri ordini sovraccarichi di stress e ansia che poi porteranno nei loro ambiti di vita
angelo
sono completamente d’accordo con l’articolo e penso che la teoria del buon ricordo dovrebbe essere parte integrante dello scibile di ogni persona che lavora con materiale umano (mi si passi il termine….).
non sempre purtroppo viene messo in pratica. a volte il livello di aspettative può superare e annebbiare la visione obiettiva della persona che abbiamo di fronte.
grazie per il continuo arricchimento personale.
federica
[…] concentrare la sola attenzione sulla componente emotiva: ci pare che però venga erroneamente percepita come marginale rispetto allo stato di salute […]
[…] concludere la ripresa con la “regola del buon ricordo”. […]
Sono una maestra di scuola elementare riscaldamento lavoro defaticamento e buon ricordo per ripartire con autostima e gioa sono i principi dell’educazione, molto interessante l’articolo!
Grazie di avermi segnalato l’articolo,lo trovo molto interessante. Questo blog incontra la mia necessità di confrontarmi con professionisti che lavorano in questo ambito poiché io non sono un’esperta di equitazione, ma mi sono avvicinata da poco a questo mondo perché vorrei lavorare nell’ambito dell’ippoterapia.
Caterina
Quale occasione migliore di seguire i nostri spunti e divulgarli?? Grazie e a presto 🙂
La nostra gloria maggiore non sta nel non cadere mai, ma
nell’alzarci ogni volta che cadiamo.
Raggiungi la vetta quando:
1. Comprendi chiaramente che il fallimento
è un evento, non una persona; che ieri
è finito la scorsa notte e che oggi è un
nuovo giorno.
2. Hai fatto amicizia col tuo passato, ti
concentri sul presente, hai una visione
ottimistica del futuro.
3. Sai che non è il successo a fare di te un
uomo, come il fallimento non ti distrugge
come uomo.
4. Hai fede, speranza, amore; vivi senza
rabbia, grettezza, avidità, sensi di colpa,
invidia, desiderio di rivalsa.
5. Sei abbastanza maturo da non anteporre
la tua gratificazione al servizio per gli altri,
e sei pronto a concentrarti più sui tuoi
doveri che sui tuoi diritti.
6. Sai che non prendere posizione per ciò che
è moralmente giusto è il preludio a divenire
la vittima di ciò che è criminalmente
ingiusto.
7. Sei sicuro di ciò che sei, quindi sei in pace
con Dio e in concordia con l’uomo.
8. Ti sei fatto un amico del tuo avversario,
hai guadagnato il rispetto e l’amore di
chi ami.
9. Capisci che altri ti possono dare piacere,
ma che la vera felicità viene quando si fa
qualcosa per gli altri.
10. Sei cortese con chi è maleducato,
mansueto con i brontoloni, generoso con
i bisognosi.
11. Ami chi nessuno ama, dai speranza ai
disperati, amicizia a chi non ha amici,
incoraggiamento agli scoraggiati.
12. Guardi dietro di te con perdono, davanti
a te con speranza, in basso con
compassione, in alto con gratitudine.
13. Sei conscio che “chi vuol essere il più
grande di voi sia il servitore di tutti”
14. Riconosci, confessi, sviluppi e utilizzi le
capacità mentali, fisiche, spirituali che ti
ha dato Dio per la Sua gloria e a beneficio
dell’umanità.
15. Ti trovi davanti al creatore dell’Universo
e ti senti dire da Lui: “Ben fatto, buono e
fedel servitore”.
Bellissimo…ma tanto difficile da mettere in pratica!!!!!
Sì! Anch’io ricordo che il mio maestro delle elem. usava la famosa bacchettata (ed era di faggio), tanto che son saltato giù dalla finestra (del P.t. della scuola) e sono corso da mio Padre dicendogli “Se non cambio maestro (scrivo maestro con la “m” minuscola, perché in questo caso non merita la maiuscola) non ritornerò più a scuola!” L’indomani cambiai classe (era il 1963/64). A proposito della regola del buon ricordo, con le mie 2 equidi (Madre e Figlia), dopo varie peripezie, senza l’uso di frustino o similare, adesso viviamo come in simbiosi, mi vengono affettuosamente incontro e mi cercano a più non posso; certo é che ricordano in me la loro fonte principale di approvvigionamento (mangimi, carote, mele, ecc., ecc.) e non frustate e bacchettate. Saluti! Pippo
Articolo interessante, sono pienamente in accordo con la regola del buon ricordo, anche noi applichiamo questo principio negli incontri con i nostri ragazzi e cavalli,
Grazie di tenermi sempre aggiornata.
Un saluto a tutti Sabrina
sono pienamente d’accordo con la regola del buon ricordo. infatti ho notato che a distanza di un mese e mezzo senza fare esercizio al tondino col mio puledro appena indicavo col braccio destro o sinistro lui andava nella direzione da me indicata e dal diverso fischio andava al passo al trotto o al galoppo. penso che quello delle punizioni non serve a niente anzi peggiora solamente il rapporto tra cavallo ed istruttore… a quel punto siamo noi gli animali!
Ciao a tutti, direi che l’articolo si commenta da solo, di mio posso aggiungere che sposo a pieno le metodologie di lavoro accennate.
Sono convinto che un cavallo, e di conseguenza anche un cavaliere, addestrato a ragionare piuttosto che a fare perché obbligato, darà risultati altamente superiori rispetto ad un binomio cresciuto sulla coercizione.
Vorrei che quest’ultimo aspetto venga appreso da tutti coloro che operano nel settore equestre, per migliorare la qualità di questo bellissimo mondo.
A presto
ciao!
Ho molto apprezzato questo aritcolo, ho trovato elementi
comuni con altre fonti di informazioni sul mondo equestre, gli elementi in comune sono molteplici ma tutti conducono ad un solo risultato il benessere dell’amico cavallo la sicurezza del cavaliere e la cooperazione fra diloro, nessun ordine nessuna dominazione nessuna forzatura, 2 individui che si sostengono a vicendo. Devo dire la verità ho trovato spunti utili anche nei commenti, spesso aggiungo un + alla discussione.
Grazie ancora per tenermi in considerazione!
un caro saluto
Condivido pienamente tutto quello che viene espresso… Insegno sul sostegno e sulla classe e gli stessi principi li adatto ai cavalli. L’unica cosa con cui mi imbatto spesso è far capire a chi lavora solo con i cavalli, addestratori o preparatori per discipline particolari che l’atteggiamento duro è sempre controproducente. Certo ci vuole molto più tempo con un approccio dolce ma quante volte mi sono sentita dire che perdo tempo…..i risultati li vedo però…
E’ verissimo che mi si illuminavano gli occhi mentre leggevo….
La teoria del buon ricordo…è la BASE di qualsiasi esperienza di vita! Sia essa legata all'”imprinting” da dare ad un animale sia ad un essere umano.
Non si puo’ pensare di costruire solidamente su qualcosa se non si tiene conto di quanto siano fattori forti e determinanti quelli che in qualche modo caratterizzano l’inizio di qualsiasi relazione.
Sono sovente i più sottovalutati ma sono alla lunga quelli che-se BENE incanalati-danno i risulati più duraturi,soddisfacenti e gratificanti!!! Per tutti…
grazie Roberto, per l’aiuto e la guida..verso una nuova era..che veda finalmente uomini e cavalli uniti in una relazione fondata sull’ armonia e sul rispetto.. gli uni degli altri.
Premetto di non conoscere bene il metodo/filosofia che sottende all’equitazione integrata, conosco pero’ il mondo dei cavalli per una frequentazione ormai trentennale e per letture e una qualche pratica. Mi fa piacere vedere che si comincia a pensare al binomio come un bi-nomio, cioe’ a cercare di capire il cavallo come si vorrebbe lui capisse noi….spero solo che questa filosofia cominci a fare breccia anche nel mondo dell’equitazione sportiva e che non debba piu’ vedere spettacoli indecenti di piccoli cavalieri che frustano il loro cavallo per un rifiuto o cavalli che entrano nel rettangolo di gara tremando. I cavalli difficili li creiamo noi!!
Premetto di non conoscere il metodo perchè non ci lavoro ma sarebbe bello lavorarci. Sono pianamente d’ accordo con la teoria del buon ricordo ma sarebbe opportuno che tutti la utilizzassero in ogni circostanza .
Grazie per avermi segnalato l’articolo.Non posso essere che d’accordo, visto che trovo conferma della inutilità/ negatività delle punizioni ogni giorno a scuola nel mio lavoro di docente. Riscontro tuttavia spesso che gli istruttori tendono ad essere troppo duri anche con gli allievi: è forse colpa di un’idea troppo “militare” dell’equitazione?
Sono d’accordissimo con voi si otengono piu risultati con la pazienza che col frustino.Io ho comprato una bellissima psi,non sapevo nulla di cavalli e non sapevo neanche montarci,lei era magrissima e quindi i primi 3 mesi che interagivo con lei erano coccole cibo e passeggiate con la longina.Poi ho iniziato a montare e sono ormai 3 mesi che usciamo in giro da soli e con altri cavalli e sono molto soddisfatto perchè lei assendo una purosangue di alta genealogia ha un carattere forte ed io sono un fantino alle prime armi ma con tanta voglia di imparare, stiamo ottenendo ottimi risultati ma solo con la pazienza e le buone maniere e non con il frustino anche se ci vuole sempre un po di polso se no ne approfitta.
Molto interssante 😀
Ciao! Volevo ringraziare di cuore per questo articolo! Mi fa pensare e ricordare dei momenti meravigliosi della mia vita, del mio miglior amico di una volta. Adesso, dopo tanti anni credo, come allora facevo, che solo una persona con tanto amore per questo unico animale ha la pazienza di scoprire la loro bellezza, intelligenza e poi godersi la vera amicizia. Non cè bisogno di niente altro. Inizia cosi un’avventura alla scoperta di novità, ma per entrambi: uomo e cavallo. Con il cuore aperto si insegna e si impara tantissimo, ma soprattutto… quanto siamo similli uno al altro! Un saluto a tutti! Anna
Grazie di avermi segnalato l’articolo,lo trovo molto interessante.
[…] alcune richieste del Tecnico di ippoterapia è alla base di un intervento che punti al piacere e buon ricordo per il cavaliere in […]
Ciao a tutti, sono nuova nuova ma molto interessata all’equitazione integrata ed amo i cavalli da sempre. Penso che solo presunzione e superficialità possano farci pensare che essere paragonati ai cavalli per noi umani sia offensivo. Magari lo è per i cavalli! Negli animali vi è una dignità ed una serietà che spesso noi umani abbiamo perso! La teoria del buon ricordo è verissima, specialmente per animali e bambini, cha hanno più paure e si sentono più deboli, più dipendenti dagli educatori. E’ come la fiaba della buonanotte, come i rituali “buoni” con cui tutti amiamo rendere la nostra giornata più rassicurante per aprirci al nuovo ed all’apprendimento con fiducia. Grazie a tutti
Articolo di grande impatto emotivo e quanta verità…grazie
Ciao, grazie della segnalazione di questo articolo.
E’ vero che essere umano e animale, in questo caso ancora di più per il cavallo, vi è similitudine. L’essere umano molto spesso cerca di nascondere le proprie debolezze e paure, proprio come il cavallo e solo un legame di rispetto e fiducia porta ad un possibile cambiamento verso il benessere attraverso quella relazione unica e irripetibile. Con l’essere umano portatore di un disagio, qualunque esso sia, si parte da questo possibile legame.
Buon lavoro a voi tutti
Argomenti molto interessanti, giustissima secondo me anche l’applicazione dell’insegnamento che non generi ansie e stress per un apprendimento efficace.Io è da quando sono piccolo che vado a cavallo e posso affermare quanto legame ci sia tra uomo e cavallo e quanto spesso le nostre emozioni e sensazioni siano simili alle loro.
Grazie per avermi consigliato questo articolo.
Riuscire a creare un “buon ricordo” vuol dire creare un rapporto di fiducia reciproca, una relazione positiva e costruttiva che è alla base di tutto.
Articolo molto bello e interessante.
Grazie!
Trovo quest’articolo molto interessante! Faccio la psicologa e sono appassionata di cavalli e penso che ci siano molti punti di contatto tra cavalli ed esseri umani. La teoria del buon ricordo funziona nell’educazione dei cavalli, come nella crescita degli esseri umani in quanto si basa sulla fiducia reciproca. Oltre alla fiducia reciproca, credo sia importante ciò che nell’articolo viene chiamato “lavoro affettivo” e che io chiamo scambio affettivo tra persona e cavallo, in quanto il cavallo non è un oggetto, ma un essere molto sensibile, capace di sentire le emozioni del cavaliere e di trasmettere a sua volta le proprie emozioni. E’ una meravigliosa esperienza da vivere ! E purtroppo ho avuto modo di conoscere persone che trattavano i cavalli come oggetti, ignorando la parte affettiva, del cavallo e di se stessi.
Ciao Roberto,forse ti ricorderai di me come Schanky,ho sempre appoggiato la teoria del buon ricordo,ma non so come mai nel tempo l’ho un po’ dimenticata,non è semplice attuarla in ogni momento complice la mancanza di tempo,la fretta perché si hanno sempre troppe cose da fare e non è semplice adeguasi a questa teoria,che so di per certo dare ottimi risultati,ma richiede costanza e impegno.
Per ora non ho più occasione di stare coi cavalli,ma dopo questa “spolverata” alla memoria credo proprio che mi impegnerò ancora di più con i miei figli,sono proprio convinta che le affinità tra l’uomo e l’animale siano tantissime.
Grazie mille per avermi messa al corrente di questo articolo.
A presto,Antonella
Ciao Congratulazioni per il testo e il messaggio contenuto nel testo. Io sono brasiliana. Io vivo in Brasile e l’amore per i cavalli. Ho avuto contatti con Equitabile solo da internet e ho ammirato il suo lavoro. Io sono vegetariana perché io non mi posso mangiare la carne di un animale che è stato crudelmente ucciso per soddisfare i bisogni dell’essere umano. Rispettare gli animali sopra ogni altra cosa. Mi rendo conto che il lavoro svolto in Equitabile ha sensibilità e rispetto per gli animali. Ho difficoltà a montare in sela perché ho la sensazione che sto mettendo il cavallo in posizione di sottomissione. Penso che il lavoro svolto in Equitabile, forse posso superare questa sensazione ….Simone
Come insegnante di Scuola Primaria la mia idea di processo di insegnamento-apprendimento e la realizzazione dello stesso secondo opportune metodologie psicopedagogiche collimano con i concetti letti sopra.
Vedo in essi perfettamente rispecchiato il modello ideale verso il quale tendo continuamente durante le mie attività con i bambini, qualunque sia la disciplina presentata. Altrettanto posso dire delle attività che svolgo con la mia cavalla quando giochiamo nella relazione da terra e in sella. Più novità, gratificazioni e incentivi si propongono migliori sono i risultati e i feedback.
La relazione tra i soggetti coinvolti nel processo formativo cresce, si consolida unitamente all’autostima di chi apprende ( allievo, bambino, alunno…) o di chi vive un processo di “condivisione” di pensieri e obiettivi in un clima di amicizia, collaborazione e assunzione delle proprie responsabilità( uomo-cavallo).
Grazie a Equitabile per l’interessante lettura.
Salve, sono laureato in psicologia generale e intenzionato ad entrare nel mondo dell’ippoterapia per dare il mio contributo, l’articolo da lei scritto dà conferma alle teorie psicologiche più accreditate che vedono la ricompensa più efficace della punizione nell’attività di condizionamento tesa a fare apprendere qualcosa agli animali così come agli uomini. Concordo pienamente sull’enfasi posta alla relazione uomo – cavallo in termini di empatia, a tal proposito ricordo un’affermazione fatta dal mio veterinario (del mio cane) che constatava come la parola “animale” derivasse dalla parola “anima” a voler significare che il primo possiede quest’ultima. Grazie
Grazie per avermi inviato questo articolo lo condivido in pieno il rispetto per gli animali e per le persone con le tempistiche giuste perche ogni uno di se è fatto in modo diverso con le sue tempistiche di riesce ad ottenere molto basta trovare una chiave di lettura per ogni cosa con calma rispettando entrambi e con la passione e amore si ottengono grandi risultati !
Grazie Roberto per avermi segnalato il post! L’articolo è molto interessante e per quanto riguarda i miei principi e il mio stile di vita non posso far altro che essere d’accordo con La Teoria Del Buon Ricordo. Sono sempre molto utili le tue riflessioni. A presto e al prossimo articolo 🙂
Grazie Roberto per le belle riflessioni che stimola il tuo articolo. L’apprendimento, per lasciare un segno, deve poggiare su fondamenta solide, e queste sono garantite da pre-conoscenze che vanno riattivate con attenzione e pazienza. La mancanza di fretta e il “perdere tempo” consentono di sollecitare tutti quei canali emotivi ed affettivi, senza i quali non si percepisce un cambiamento e un miglioramento e quindi non si registra un vero apprendimento.
La gradualità è un altro modus operandi da incoraggiare in ogni contesto formativo. Nel lavoro sportivo non esistono alternative. Ogni strappo (non solo muscolare) da un percorso progressivo, se non è opportunamente controllato, ha ricadute deleterie, capaci di azzerare i guadagni dati da mesi di lavoro. Inoltre, nel caso dell’equitazione integrata, il tutto si lega a doppio nodo al rispetto per l’animale.
Condivido interamente quanto ho letto e ritengo che questo sia un discorso valido per qualsiasi cavaliere e cavallo.
Sarebbe bello che ogni educatore ( sia di cavalli che di persone) “ricordasse ” che con la severità e la premura, forse si può ottenere la sottomissione dell’allievo, ma di certo non ottiene ne rispetto ne amicizia e avrà sempre a che fare con un soggetto che appena può o ” scappa” o si difende e tutto quello che può ottenere da questo metodo sarà limitato.
Rispettando i tempi, la storia , il linguaggio del soggetto che si deve educare…si otterrà il suo cuore e là si otterrà davvero tanto…