Nei centri che propongono attività equestri rivolte a persone deboli è importante l’utilizzo di materiale adatto per lo svolgimento delle riprese in modo professionale, organizzato e, soprattutto, sicuro.
Non vogliamo considerare il cavallo “una cosa” o “uno strumento”, come spesso viene inteso e promosso nei campi dell’ippoterapia classica; è però doveroso partire proprio dal nostro “collega di lavoro” che non deve avere solo caratteristiche motorie e psicologiche in linea con il tipo di servizio al quale è chiamato a rispondere, ma anche indole e mole particolarmente adatte a garantire ampi livelli di sicurezza ed affidabilità.
In questa sede ci concentreremo sul materiale che si dovrebbe avere a disposizione per proporre non solo riabilitazione equestre ma anche equitazione integrata.
Molto spesso il materiale utilizzato in questo specifico campo dell’equitazione è generico, ovvero quello basilare utilizzato da tutti i cavalieri. Qualche volta però è necessario introdurre piccoli accorgimenti o ausili per far prendere coscienza di alcuni gesti o posture, prerequisiti per il raggiungimento di nuove competenze sempre più fini e finalizzate.
In questo senso ci vengono incontro le possibili modifiche che possono essere apportate al materiale “generico” direttamente da noi stessi o per mezzo dell’esperienza dei laboratori di riparazione ancora presenti in alcune (poche) sellerie. E’ da dire che molti strumenti specifici sono già presenti in commercio -spesso provenienti dall’estero ma facilmente reperibili previa prenotazione- e si possono trovare articoli di buona qualità a prezzi veramente concorrenziali.
Un suggerimento è quello di “tendere” nel tempo ad avere un pò tutto il materiale specifico ed adattato alle singolari necessità, valutando con grande oculatezza e previsionalità pro e contro del loro utilizzo poichè potrebbero creare conseguenze psicologiche in alcuni praticanti e potrebbero fare più danni dello strumento “normale” se utilizzati senza cognizione di causa o specifica competenza.
Qualora vengano utilizzati strumenti adattati è importante verificare non solo l’effettivo beneficio ma anche determinare (anche a seguito di verifiche periodiche) fino a quando questi ausili sono necessari per il raggiungimento del più spinto livello di normalizzazione possibile.
Normalizzazione: questo termine sta ad indicare che – ad un certo punto delle attività svolte dalla persona disabile- si può pensare di utilizzare strumenti normali, quelli che non evidenziano le diversità… Questo vale ovviamente per alcuni soggetti: non è infatti possibile pensare che tutti i giovani che svolgono rieducazione equestre possano raggiungere questi alti obiettivi (purtroppo).
La prima cosa che va alla mente è proprio la sella; chi di noi non ha in mente la tipica sella con maniglione utilizzata nei centri di ippoterapia?
Ne esistono diversi tipi che possono essere utilizzati in rieducazione equestre:
- Sella multiuso: è una normale sella da equitazione, quella utilizzata per tutti coloro che non necessitano di ausili per mantenere la stazione eretta e che riescono a mantenere l’equilibrio in sella utilizzando gli arti inferiori e superiori. Staffe e staffili sono normali, senza particolari accorgimenti;
- Sella con maniglia: è il modello che viene solitamente utilizzato per le prime riprese in sella perchè permette di appoggiare le mani su una maniglia collegata all’arco anteriore della sella che risulta particolarmente agevolante perchè infonde un forte senso di sicurezza al cavaliere e aiuta il raddrizzamento del tronco e favorisce la ricerca dell’equilibrio e l’indipendenza dei movimenti. Dopo un certo lasso di tempo (non è possibile definirlo poichè è sempre dipendente dalla soggettività del praticante e da una serie di fattori posturali ed emotivi), se viene valutato che la persona non ha più bisogno della maniglia, questa può essere progressivamente abbandonata; in questo senso erano di grande aiuto le selle con maniglia mobile e sganciabile per mezo di una coppia di bulloni alla base della sella stessa (questo tipo di selle non sono più in commercio perchè ritenute pericolose e dall’alto livello di usura a causa dei buloni che tendono a “spanarsi” per le tensioni che subiscono nelle esercitazioni soprattutto in equilibrio sull’inforcatura);
- sella-non-sella: sono selle a tutti gli effetti, con staffe, sistema di aggancio al cavallo e seduta ma senza arcione interno. L’effetto è quello di montare a pelo poichè le stimolazioni motorie dettate dal movimento del cavallo sono praticamente identiche a quelle su cavallo nudo, ma garantiscono la sicurezza di punti di appoggio solidi, sebbene necessiti di maggiori attenzioni poichè, senza “anima” interna è più portata a girarsi;
- Fascione: questo tipo di fascione è molto simile (praticamente lo stesso) al fascione “anti imboxamento”, per evitare che il cavallo in box, sdraiandosi o rotolandosi, possa restare incastrato contro una parete del box stesso; è lo strumento fondamentale per le attività di riabilitazione promosse a pelo (senza sella), ma che garantiscono un punto di presa sicura per il praticante. Con questo ausilio è anche possibile impugnare le redini pur nel costante impegno di mettere in atto reazioni di equilibrio nella ricerca del proprio baricentro attraverso la percezione del baricentro del cavallo. Vi è inoltre un tipo di fascione, detto “a due maniglie” molto distanti tra loro, che obbligano il soggetto ad una presa bilaterale molto allargata di solito utilizzato per gli esercizi di volteggio (controindicato per le condizioni di spasticità o difficoltà di divaricazione degli arti inferiori).
Le staffe
Per alcuni soggetti soprattutto spastici, la staffa classica può essere una trappola pericolosa: l’arto inferiore potrebbe spingere il piede completamente nella staffa con l’impossibilità di tornare indietro a causa delle contratture. Questo comporta che, al momento della discesa da cavallo, il piede potrebbe non riuscire a liberarsi oppure, in casi più gravi ed estremi, potrebbe restare staffato (impigliato) di fronte ad uno spavento e “fuga” dell’animale stesso: nel caso in cui si verifichi una caduta, il disabile rischia di venir trascinato dal cavallo con tutte le conseguenze che possono derivare.
Premesso che non è obbligatorio far mettere i piedi nelle staffe a cavalieri con queste caratteristiche, se si valuta opportuno -per una serie di motivi- l’utilizzo dell’appoggio nella staffa, si può utilizzare una staffa con calza – piede: un particolare “fermo” che, applicato alla staffa normale, non permette il completo inserimento del piede nella stessa.
A parte questo caso particolare consigliamo caldamente l’utilizzo delle cosiddette staffe di sicurezza; ve ne sono di molti tipi: quelli più utilizzati prevedono l’elastico posto su uno dei rami dalla “campana” (da posizionarsi sempre all’esterno!!!).
Sebbene possano rivelarsi in alcuni casi “ostacolanti” nelle discese (l’uncino che tiene in sede l’elastico nella parte superiore della staffa può impigliarsi nei pantaloni -normali, non da equitazione- del cavaliere) sono un valido strumento di prevenzione di fronte alla possibilità di restare staffati se disarcionati dal cavallo.
Le redini
Molti disabili presentano difficoltà motorie o di prensione agli arti superiori o risultano particolarmente impacciati nei movimenti grossolani. Possono avere difficoltà nel prendere le redini sull’incollatura o non sono in grado di mantenere sempre la stessa tensione e prensione: le redini scivolano dalle loro dita e alcuni cavalieri finiscono per tenerle molto “lunghe” a livello della fibbia che le collega. Per queste ragioni possono essere molto utili le redini a ponte: vengono posate sull’incollatura e il cavaliere le può afferrare a più livelli di “altezza” ; non possono scivolare dalle dita e, inoltre, dal momento che vengono posate sull’incollatura restano perpendicolari e non cadono da una parte o dall’altra.
Per ovviare a difficoltà di prensione spesso vengono utilizzate le “manigliette”, ovvero semplici maniglie di cuoio, alla cui base si trova un moschettone che può essere attaccato agli anelli opportunamente cuciti sulle redini originarie, oppure attaccati direttamente alle “tacche” di cuoio delle normali redini che presentano quei particolari inserti.
I sistemi di salita
Gli apparecchi per montare in sella sono sempre più rari nei maneggi “normali”, ma possono essere molto utili con cavalieri deboli per agevolarne le salite e per evitare fatiche inutili da parte dell’operatore che deve aiutare -spesso sostituirsi- per permettere il montare in sella con grande semplicità. Questo apparecchio può avere diverse forme e dimensioni, a condizione che sia stabile e che la sua altezza corrisponda all’altezza media dei cavalli utilizzati: dalla semplice panca sino alla rampa per issare i cavalieri in carrozzina.
- Montatoio: è formato da una serie di gradini alla fine dei quali vi è una piattaforma incorniciata da due corrimani verticali. Questo apparecchio è leggero e può essere sistemato in maneggio dal disabile stesso. Il suo impiego è facile ma piuttosto limitato, ha l’indubbio vantaggio della mobilità;
- Rampa: è costituita da una doppia rampa di accesso e da una larga piattaforma. E’ un oggetto fisso. Non è facile trovare un posto, all’interno di un centro ippico, dove collocare una rampa, a meno di poter disporre di uno spazio abbastanza grande. L’handicappato sale con la propria carrozzella attraverso la rampa fino alla piattaforma, la quale deve trovarsi ad altezza tale da permettere lo spostamento del paziente dalla carrozzella al dorso del cavallo senza difficoltà. E’ importante avere cavalli pressappoco della medesima taglia.
- Sollevatore: è uno strumento meccanico che permette l’imbragamento in sicurezza del cavaliere per venie successivamente -e senza sforzo alcuno- posizionato in sell. Esistono differenti tipologie di sollevatori: quelli ancorati a muro o direttamente ad un punto fisso alto e quelli “da terra”, spesso mobili e funzionanti con sistema idraulico. L’utilizzo di questi sistemi, sebbene sicuri e facilitanti per evitare fatiche fisiche, possono risultare alquanto impegnativi sul fronte dell’accettazione da parte del cavaliere (certamente una persona con gravissime difficoltà fisiche); è altresì da sottolineare che i cavalli utilizzati devono venire desensibilizzati al massimo a tali strumenti!
Tutti i sistemi appena descitti prevedono specifici utilizzi e non possono essere proposti indiscriminatamente a tutti i cavalieri diversabili: esistono delle procedure specifiche, delle tempistiche ed una progressione di realizzazione individualizzate sulle singole esigenze. Diventa così opportuno non solo avere a disposizione questi materiali ma… saperli anche usare al meglio!
Rispetto ad una certa tendenza che mira al più alto livello di normalizzazione suggeriamo la lettura dell’articolo sull’importanza o meno di adattare le salite in sella.
Una sottolineatura: evitare assolutamente sistemi di imbrago o di contenimento in sella. Alcune vecchie scuole hanno fatto nei tempi passati gravi danni con l’utilizzo di pratiche di contenzione non solo sul fronte psicologico per la persona, ma anche relativamente a gravi danni e turbe causati per il voler evitare la sana e “democratica” caduta nelle situazioni più estreme… Non ci riferiamo ovviamente a quelle selle con la “cintura di sicurezza” a sganciamento rapido grazie ad un sistema “a bolla” che anni fa ha suscitato alcune perplessità nel nostro mondo e non hanno avuto un gran seguito.
Il maneggio
L’ippoterapia può venire praticata in qualsiasi maneggio sebbene sarebbe auspicabile che la struttura utilizzata abbia a disposizione una struttura coperta per permettere la continuità del lavoro anche nei periodi piovosi ed -in alcuni casi- per permetere una migliore definizione dell’attenzione del cavaliere che, ridotti gli stimoli esterni, può concentrarsi al meglio durante le sedute.
Possono essere utili alcuni accorgimenti in funzione delle caratteristiche fisiche e psicologiche del particolarissimo target di utenza: le persone con ritardo mentale e tratti psicotici necessitano di punti di riferimento precisi per poter orientarsi al meglio in campo ed assecondare le richieste dei loro tecnici; evitare l’utilizzo del tondino che rischia di chiudere ancor più persone “dissociate” dalla realtà!
L’area del maneggio dovrà essere sempre rettangolare con una recinzione idonea e con il fondo in sabbia (no erba perchè il cavallo potrebbe cercare di abbassare la testa per mangiare creando disagio al cavaliere.
Inoltre al suo interno si dovranno collocare degli oggetti facilmente identificabili, come la porta, uno o due specchi a muro, materiale equestre o meno per le esercitazioni (coni, barriere a terra, cerchi ecc…) e le classiche lettere di maneggio posizionate secondo il sistema tradizionale (peraltro mai definita la ragione storica di una sequenzialità così “pazza”) e proposte magari su differenti modalità di interpretazine ed utilizzo (alle pannello della lettera può venire aggiunto un secondo elemento con il disegno di un oggetto corrispondente alla lettera stessa -A di Albero, B di Barca, K di Kiwi, F di Fiore…- ed eventualmente un pannello con uno specifico colore. Questo per permettere la migliore comprensione e la più alta efficacia di comunicazione tra tecnico e cavaliere.
Le dimensioni del maneggio sono di fondamentale importanza: in uno spazio eccessivamente ampio, oltre a far perdere l’orientamento soprattutto alle persone con difficoltà cognitive, rischia di diventare pericoloso perchè il cavallo potrebbe prendere la mano nel lavoro “autonomo”. Le dimensioni migliori per un campo utilizzato per la l’equitazione integrata® o riabilitazione equestre è intorno ai 20×25 mt, ma alcuni rettangoli possono avere dimensione anche leggermente più grandi o più piccole (uno scarto di 5-10 mt massimo).
Sul fronte tecnico ci sarebbe ancora molto da scrivere rispetto al maneggio ideale per l’ippoterapia… Desideriamo ricordare che, oltre a questi aspetti importanti, è necessario avere una club house accogliente e vicina al campo di lavoro; sarebbe il massimo se vi fosse una soluzione di continuità tra le due strutture per la comodità del lavoro e per dare la possibilità ai genitori/educatori di poter guardare senza interferire.
Non da ultimo -questo è uno dei fondamenti ai quali dovremmo tutti attenerci- l’avere la struttura (e il bagno!!!) completamente abbattuta rispetto alle barriere architettoniche per non evidenziare le difficoltà altrui e per accogliere degnamente i nostri allievi!
Bella idea quest’equitazione integrata… il mondo degli equidi non sarà d’intralcio neanche per i meno abili, e sarà anzi un aiuto utile al loro sviluppo e miglioramento… non bisgna mai demordere… buon lavoro a tutti!
Concordo pienamente su tutto ciò che hai elencato.
Ma purtroppo visitando delle strutture dove praticano equitazione per disabili….tutte queste cose elencate per una maggiore sicurezza e professianalità mancano quasi del tutto.Tengo a precisare che non fanno parte di Equitabile.
Ciao !!! a presto
ciao,sono pienamente d’accordo con voi! ho fatto dei corsi sull’ippoterapia e in alcuni centri ho trovato delle strutture che avrebbero dovuto aiutare il cavaliere “poco abile” a salire sul cavallo, e le ho sperimentate personalmente…dire che traballavano e che tutto mi davano tranne che sensazioni di stabilità!!! la scusa era: “sai è molto che non le usiamo, si si… dovremmo farle riparare!”. Comunque complimenti per questi scritti che pubblicate sono molto interessanti!
Condivido completamente sugli argomenti che hai elencato.
Nel mio maneggio adottiamo già il novanta per cento di questi ausili e con l’ampliamento in atto stiamo costruendo un maneggio a misura di disabile
Concordo anche io con tutte queste utilissime nozioni indispensabili per chi fa questo lavoro. Vorrei aggiungere anche l’utilizzo del cuscino a mezza luna e di quello per la messa in orto per casi specifici. Nel mio centro sto applicando un metodo, ma ancora è prematuro parlarne perchè non l’ho ancora ultimato. Lavoro molto sulle difficoltà di apprendimento per cui l’area di lavoro diviene l’ambiente stimolante per imparare a leggere, contare e addirittura parlare. Stando sul cavallo l’allievo è più attento , per cui cerchiamo le lettere e formiamo delle parole, scegliendo il percorso giusto. Questo è solo un esempio, appena avrò terminato pubblicherò le mie esperienze in modo da aiutare altre persone… a presto
Leggo con vero interesse l’articolo che espone e definisce gli strumenti utili all’ippoterapia e all’equitazione integrata: nella mia esperienza di operatrice equestre ho constatato che parecchi di questi indicati vengono utilizzati, ma non li ho trovati mai tutti insieme a disposizione di utenti ed operatori.
Qualche semplice riflessione.
Il ventaglio di strumenti descritti è al servizio dell’allievo, perché tutto il lavoro mette al centro lui.
Sgombrerei il campo dalla preoccupazione di medicalizzare ogni attività in sella, dispiegando ogni mezzo possibile per il raggiungimento di obiettivi personalizzati oltremodo raffinati in modi e tempi, a volte presuntuosi, che magari crescono cavalieri inconsapevoli e spericolati.
Nella misura in cui gli ausili permettono che la vicinanza e l’attività in sella avvengano in sicurezza, e sono quindi destinati ad un incontro sempre più sereno con il cavallo, ben venga il loro utilizzo.
Se poi gli stessi ausili favoriscono che l’allievo dispieghi al meglio ogni sua potenzialità, permettendo un ritorno di autonomia e benessere psico-fisico, ciò pare ancora più positivo.
Terrei fermo che queste “stampelle” date all’utente, si può progettare che gradualmente siano tolte, proprio in vista della sua crescita personale.
Infine, ho potuto constatare (io, come altri operatori) che si può proporre responsabilmente un’attività di rieducazione equestre autentica, anche con semplici ed essenziali strumenti.
Credo che anche qui, come in molti altri campi, ad un certo punto subentri una questione di… fatica-beneficio, sia per chi mette a disposizione tali strumenti, sia per chi li utilizza.
A presto, Leo.
Ciao, sono convinto che le caratteristiche che un centro di ippoterapia dovrebbe avere sono tutte elencate nel tuo articolo, ma mi consta personalmente che non tutti le possiedono o comunque qualche cosa manca. Un centro qualificato per l’ippoterapia deve essere funzionale al 100% in quanto il ruolo di questa disciplina lo reputo veramente importante ed efficace, con dei margini di miglioramento negli individui che la preaticano al di sopra di tante terapie alternative.
Saluti Giacomo
Ti ringrazio per tutti gli articoli che mandi. Sono molto interessanti e utili per migliorare. Lavoro da anni gestendo una struttura in cui si pratica la riabilitazione equestre ed e’ già equipaggiata con tutto quello che tu hai proposto. Il problema più urgente da risolvere e di far salire a cavallo persone con problemi motori gravi e molto pesanti. Ci si aiuta con la pedana,ovviamente,ma in certi casi il passo successivo risulta molto difficoltoso. Il nostro terapeuta è un uomo alto e forte ma fa molta fatica. So che in alcuni centri è stato usato un paranco,ma….
Ciao!
Problema comune per molti centri che, spesso, si trovano a dover “selezionare” alcuni tipi di utenti per impossibilità fisica nel gestirli come “forze” da mettere per salite, sostenerli o gestirli nelle esercitazioni… Vi sono poi molte incongruenze tra “predisposizione” e “sensibilità” nel Sociale e “impossibilità” o “ostacoli” dettati dalle regole ASL o protocolli inerenti l’autoprotezione del lavoratore. Non è semplice conciliare il tutto…purtroppo…
Grazie del feeedback!
[…] debbono venire affrontate; la messa in atto di particolari accorgimenti o procedure, insieme all’utilizzo di specifici ausili possono diventare l’occasione per superare queste difficoltà e permettere un intervento […]
[…] Anche le tecniche di ippoterapia hanno visto negli anni un progressivo miglioramento nelle procedure atte ad ottenere il massimo del ritorno sul fronte pratico-gestionale per il raggiungimento di una più spinta performance dell’utente-paziente e per facilitare l’operato del tecnico grazie anche all’introduzione di specifici ausili. […]