Il cavallo, allo stato naturale, non è un animale solitario; vive in branco, secondo un ordine gerarchico all’interno del quale ogni componente del gruppo ha un preciso ruolo: il tema di questo scritto è il comportamento del cavallo.

Un insieme di atteggiamenti ed “abitudini” che derivano dalla necessità di difendersi dai possibili predatori, in quanto questi animali, seppur maestosi, sono pur sempre degli erbivori, quindi prede, nella catena alimentare, di una gran quantità di carnivori: il cavallo è una preda, quindi il suo istinto gli suggerisce di evitare e, nei casi più pericolosi, scappare dal predatore, vero o presunto.

Parlando di comportamento del cavallo, anche all’interno del maneggio per instaurare un corretto rapporto con il proprio animale non bisogna prescindere da questa considerazione circa il suo naturale stile nell’approcciare all’ambiente, facendo capire al nostro cavallo che non vogliamo essere dei predatori ma, piuttosto, suoi alleati.

Saper leggere i suoi comportamenti.

Per instaurare una buona relazione con il nostro cavallo è bene innanzitutto saper riconoscere i suoi movimenti, cosa ci vogliono dire ed essere in grado di conquistare la sua fiducia, facendoci individuare da lui come “capobranco”.

Il comportamento del cavallo porta l’animale ad allontanarsi naturalmente da chi percepisce come preda; è importante perciò avvicinarsi a lui con calma e lentezza, evitando di fargli paura correndo verso di lui o usando movimenti bruschi che potrebbero indurlo a scalciare o a mordere per difendersi.

È indispensabile avere una cognizione almeno basilare riguardo le modalità di comunicazione degli equini. Il cavallo comunica con noi tramite le orecchie, il corpo, le gambe e la coda.

Se le orecchie sono disposte verticalmente rispetto al suo punto di interesse il cavallo è attento e all’erta; se le orecchie sono distese all’indietro il cavallo è impaurito e ci minaccia, dunque potrebbe scalciare o mordere; se le orecchie sono dritte ma non sono puntate in avanti, il cavallo sarà in un momento di indecisione o di sorpresa.

Il suo corpo costituisce naturalmente una barriera che il cavallo utilizza per allontanarci da lui quando ci percepisce come predatori; diverso è il caso degli stalloni che usano il loro corpo per mostrarsi alla femmina, trottando sul posto, sollevando le gambe, inarcando il collo e sollevando la coda.

Se il cavallo ci mostra la sua groppa vuole esprimerci disinteresse, se ci viene incontro è segno che si fida di noi.

Bisogna conoscere e temere l’utilizzo degli arti che il cavallo usa non solo per correre via dal pericolo, ma anche come mezzo di difesa, scalciando poderosi colpi.

Il cavallo con gli anteriori può calciare o rampare, sollevandoli in segno di forte aggressività. Tuttavia questo comportamento può anche comunicare noia. Se il cavallo raspa a terra, ovvero solleva la terra con la punta dello zoccolo, ci sta mostrando impazienza o disagio.

Il comportamento del cavallo che è più in voga nell’immaginario collettivo è quello dell’impennarsi, ossia assumere una posizione eretta alzando gli anteriori.

Diversamente, quando il cavallo è rilassato o a riposo, lo si vede spesso con la punta dello zoccolo anteriore rivolta verso il basso.

Se il cavallo non vuole muoversi e si punta, possiamo vedere i posteriori spinti indietro e gli anteriori puntati a terra.

La coda, oltre a mantenere il cavallo in equilibrio e a scacciare via le mosche, è un sistema comunicativo: se il cavallo è nervoso agita la coda con vigore, se è in stato di eccitazione la tiene sollevata in alto, se è portata tra le gambe è indizio di paura e tensione, se invece è lasciata cadere naturalmente, il cavallo è tranquillo.

Vizi del cavallo

All’interno del maneggio il comportamento del cavallo è spesso condizionato dal fatto che, per parte del tempo, l’animale vive chiuso nel box, costretto ad osservare il mondo alzando la testa al di sopra di una staccionata, che morsica nervosamente.

Talvolta picchia gli zoccoli delle zampe anteriori sul terreno o gira in tondo quasi in modo ossessivo, afflitto dalla noia, sviluppando comportamenti anomali o vizi.

L’uomo infatti ha profondamente modificato la struttura sociale del cavallo, non solo perché lo ha addomesticato, ma specialmente perché ne ha limitato la libertà.

I vizi che affliggono questi splendidi animali si possono dividere in stereotipati, difficili da togliere completamente, e cronici meno gravi.

Tra i vizi cronici, quando l’animale si dondola in maniera continua sugli arti anteriori, si dice faccia il “ballo dell’orso”; o che abbia il “ticchio d’appoggio” quando il cavallo appoggia il muso sulla mangiatoia e inizia a deglutire l’aria provocando un forte rumore. Questo vizio può portare a conseguenze fisiche gravi per la digestione o addirittura può provocare le coliche.

Questi vizi derivano principalmente da una scarsa attività lavorativa o dal lasciare i cavalli per troppo tempo nel box piuttosto che all’aperto.

È preferibile quindi far lavorare il cavallo con costanza e lasciarlo in spazi aperti, come i paddock, dove non ci sia possibilità di appoggio, in modo da contrastarne il vizio, e dove l’animale può muoversi, sfogarsi, brucare e stare in compagnia con altri animali di piccola taglia come pony o caprette.

Giochi per il cavallo

Per mantenere vivo e più naturale possibile il comportamento del cavallo, dedito anche al gioco nella vita in branco, mi sembra una buona prassi concedere all’animale qualche attività di svago, facendogli utilizzare palle di gomma, appendendole in sicurezza all’interno del box così da non far inciampare il cavallo oppure lasciando nel paddock palle di plastica rigida che l’animale può spingere e far rotolare, creando un diversivo alla noia che lo può affliggere.

Il cavallo che acquisisca comportamenti meno stressati sarà anche più incline a seguire le indicazioni dell’uomo, fidandosi di lui e sarà in grado di interagire cooperando poiché si sentirà “libero” nella relazione con l’uomo.

Le più moderne situazioni di gestione del cavallo che prevedono un buon bilanciamento tra “situazioni giocose”, un ampio grado di libertà ed avvicinamento all’ambiente naturale è quella del paddock paradise: un ambiente più a misura della sua natura “animale” che facilita ed incentiva un comportamento del cavallo più in linea con i suoi bio ritmi e le sue sfere psicomotorie e sociali.

Valeria Serati
Tecnico EQUITABILE®