La psicologia dello sviluppo ha definito il concetto di “life-span psychology”, che prevede l’estensione dello sviluppo biologico a tutta la vita della persona e non più solo agli anni dell’infanzia, tenendo conto, comunque, della variabilità individuale.

Nella formazione dell’individuo concorrono, inoltre, diversi ambiti: è fondamentale evidenziare l’importanza di una formazione permanente, ovvero di una dimensione educativa caratterizzata da molteplici percorsi, basati sulla continuità e la varietà degli apprendimenti in tutto il corso della vita.

L’equitazione integrata® può offrire grandi possibilità a bambini ed adulti per quanto riguarda l’acquisizione o il consolidamento di competenze e le figure professionali che lavorano in questo ambito devono agire insieme al cavallo (partner neutrale) affinché la persona sviluppi o incrementi capacità motorie, comunicative, relazionali generalizzabili nella vita quotidiana.

Il cavallo in sé rappresenta una forte componente motivazione sia estrinseca (per quanto riguarda la risposta che egli può dare ad uno stimolo) sia intrinseca (per il piacere provato nell’interazione con lui).

La relazione con il cavallo permette di incrementare e stimolare un’importante competenza precedentemente citata che vorrei approfondire: la comunicazione.

Ho scelto questo aspetto poiché uno dei motivi per il quale mi sono iscritta al corso di assistente di equitazione integrata® è stato il seguente:

“ho lavorato a scuola come insegnante di sostegno di Luca (nome d’arte), bambino affetto da un disturbo pervasivo dello sviluppo non altrimenti specificato. E’ arrivato a scuola a sei anni, esprimendosi solo mediante l’utilizzo di pochissime parole.

Parlando con la famiglia ho appreso come Luca avesse appena iniziato a parlare. Fino a poco tempo prima non aveva mai detto una parola: aveva cominciato ad esprimersi verbalmente partecipando ad un percorso di “onoterapia” durante il quale, un giorno, seduto sulla sabbia da solo, ha scritto il nome del suo asino preferito…successivamente ne ha pronunciato il nome…e da quel momento ha cominciato a parlare.

Al termine della classe prima della scuola primaria il bambino comunicava normalmente, leggeva benissimo e scriveva. Questa esperienza mi ha toccato molto: il contatto con l’animale ha stimolato Luca a tal punto da permettergli di iniziare a parlare. Così mi sono chiesta se la comunicazione uomo-cavallo possa stimolare l’intenzionalità comunicativa”.

Persone che presentano un disturbo dello spettro autistico, disturbi del linguaggio, mutismo selettivo, disturbi pervasivi dello sviluppo ecc… per diverse ragioni possono presentare delle compromissioni per quanto riguarda la comunicazione verbale.

Watzlawick, psicologo austriaco, nel suo primo assioma, sostiene che non si può non comunicare: ogni atteggiamento, gesto o silenzio sono comunicazione.

Queste persone comunicano spesso, quindi, con un linguaggio non verbale, modalità comunicativa utilizzata anche dagli animali. E’ pertanto possibile una forma di interspecifica comunicazione uomo-cavallo?

La dottoressa Paola Lovrovich sostiene che “ la complessità sociale del cavallo è notevole. L’apparato sensoriale e le capacità cognitive funzionali alla comprensione di segnali sociali interspecifici (comunicazione cavallo-cavallo) potrebbero, durante l’evoluzione, aver assunto il ruolo di comprensione di segnali interspecifici (comunicazione uomo-cavallo)[…].

Bisogna tener conto che l’evoluzione è stata guidata e influenzata dall’allevamento[…] in sostanza si potrebbe dire che l’uomo ha plasmato il cavallo per renderlo più abile nella comunicazione”.

Durante i primi approcci dell’utente al cavallo, in una lezione di equitazione integrata® e non, gli operatori e gli assistenti ma anche gli istruttori dovranno fungere da “facilitatori della comunicazione uomo-cavallo”, ovvero dare della chiavi di lettura del comportamento dell’animale, favorendo la relazione, permettendo il superamento delle difficoltà e l’acquisizione della fiducia nei confronti del cavallo e delle capacità persona stessa: interagendo con il cavallo è possibile sviluppare anche capacità metacognitive (conoscenza del proprio funzionamento).

Monty Roberts, esperto uomo di cavalli, osservando i Mustang selvaggi e facendo tesoro degli insegnamenti degli indiani, ha identificato il linguaggio equino e l’ha denominato “equus”.

Il cavallo comunica attraverso segnali visivi, tattili, chimici e acustici.

La parte comunicativa più evidente è rappresentata dalle orecchie: se sono in avanti il cavallo è in allerta, attento; se sono neutrali l’animale è tranquillo. Se sono leggermente indietro esprimono avvertimento o rabbia, se schiacciate all’indietro aggressività.

Oltre alle posizioni delle orecchie, anche i vari segnali facciali e le diverse posizioni di tutto il corpo in generale sono molto importanti. Spesso sono segni impercettibili come il dilatarsi delle forge e la tensione del muso.

La coda è un altro segnale visivo indicativo: se portata bassa e aderente indica paura, se viene alzata indica un atteggiamento esplosivo, se viene agitata velocemente e nervosamente il cavallo può essere infuriato, frustrato o risentito.

Anche lo sbadiglio e la masticazione possono comunicarci qualcosa, ma devono essere letti in base al contesto: se compiuti in situazioni inusuali, questi gesti possono rappresentare attività di sostituzione ed indicare stress e confusione (in questo caso il cavallo mastica o sbadiglia per rassicurarsi) in altri casi, associato ad altre contesti e posture indicano uno stato di relax.

I segnali chimici invece vengono percepiti dal cavallo attraverso il “flehmen” (arricciamento del labbro superiore per identificare ormoni sociali e feromoni). I segnali chimici vengono prodotti ed eliminati attraverso secrezioni cutanee e salivari. Gli odori permettono l’identificazione dei diversi soggetti e il mantenimento del legame fattrice-puledro.

I segnali acustici sono rappresentati dai nitriti ed hanno diversi significati: possono indicare saluto, mantenimento della coesione in caso di separazione; le grida indicano minaccia e alcuni gemiti stanchezza-disagio.

Per i cavalli è importante anche la comunicazione tattile poiché il loro corpo è pieno di terminazioni nervose e i peli tattili presenti sulla barbozza hanno una funzione esplorativa.

Segnali di questo tipo possono inoltre essere morsi, e toelettatura reciproca (grooming) la quale consiste in due cavalli spalla-spalla che si mordicchiano la zona della sella e del garrese stimolando un’azione calmante e di abbassamento della frequenza cardiaca.

Il contatto fisico come modalità comunicativa così ben conosciuta dal cavallo è importante anche per le persone nonostante, nella nostra cultura, sia piuttosto inibito: la pelle, in fase embrionale si origina infatti dal foglietto ectodermico proprio come il nostro sistema nervoso!!

Il rapporto con il cavallo permette questa modalità, (oltre alla possibilità di sperimentare una forma di accudimento attiva che spesso viene solo subita dalle persone diversamente abili) e stimola l’intenzionalità comunicativa.

L’espressione linguistica si sviluppa sia per fattori biologici sia per fattori ambientali ed è un processo complesso che si sviluppa per ultimo.

In caso di patologia, questa capacità non si sviluppa a causa di una disfunzione degli organi preposti (organi fonatori, lesioni del sistema nervoso, sordità ecc…).

La grande risorsa del cavallo è rappresentata dalla sua capacità di entrare in relazione per empatia e senza ambiguità: ha la capacità di comprendere lo stato d’animo e la personalità di chi lo monta e di adattarvisi.

Lorenzo Capellini, autore del testo “Il fascino dei cavalli” scrive: 

I fondamenti della comunicazione tra uomo e cavallo si riferiscono a tre principali aspetti: fiducia, rispetto, connessione. Tutte le risposte si trovano dentro a questi tre concetti. Quando i tre aspetti si raggiungono si raggiunge la massima intesa.

In una sessione di equitazione integrata® è quindi permesso estraniarsi da un mondo che pretende una continua comunicazione verbale, ed immergersi in una dimensione dove i tempi sono dilatati e dettati dalla persona e dal cavallo, dove si può interagire per “dialogo gestuale”, eliminare la componente verbale ed agire attraverso l’imitazione.

Tutto passa attraverso l’espressione corporea del quadro tecnico e del cavaliere, primo linguaggio nello sviluppo psicomotorio e affettivo. Il grande stimolo dato da questo importante ambiente di apprendimento può anche portare ad un’intenzionalità comunicativa verbale.

Per poter creare l’atto della parola, è indispensabile il “non contatto” e nello spazio tra la persona ed il tecnico si inserisce il cavallo dal quale il soggetto riceve importanti stimolazioni.

L’operatore ha un ruolo importante nella strutturazione del linguaggio: deve interpretare grida, pianti ecc.. dando loro un senso nel contesto affettivo in cui si trova il cavallo facendosi supportare da specialisti quali logopedisti, psicologi ecc…

L’equitazione integrata® favorisce lo sviluppo non solo della comunicazione ma anche dell’inclusione: offre la possibilità di costruire, ad esempio, le regole del maneggio utilizzando le immagini (comunicazione aumentativa) che possono essere condivise da tutti i cavalieri.

Non esiste una sola forma di linguaggio!

Quando una persona diventa competente nell’interpretazione delle modalità comunicative del cavallo e riesce ad interagire con lui, può fungere da tutor per un altro utente, rafforzando così a sua volta le proprie competenze.

Vygotskij, psicologo sovietico sostiene che un tutor può lavorare sulla zona di sviluppo prossimale di una persona supportandola e permettendogli di raggiungere obiettivi più “grandi” di lui.

Bruner riprenderà lo stesso discorso con il concetto di “scaffolding” (ponte, aiuto). Inizialmente l’operatore sarà il tutor competente che permetterà di oltrepassare i limiti e le barriere sostenendo lo sforzo di chi è coinvolto nell’apprendimento.

In una seconda fase potrà essere proprio il nostro primo utente a lavorare con altri utenti guidandoli, trasmettendo le conoscenze apprese e migliorando così anche l’autostima; non dimentichiamoci però che il miglior tutor nella comunicazione non verbale rimarrà sempre e comunque il nostro cavallo!

Alessia Izzo
Tecnico Equitazione Integrata®