Nel mondo animale una corretta comunicazione è necessaria e fondamentale all’interno di qualsiasi tipo di rapporto; ancor di più se pensiamo ad un binomio formato da due specie differenti, come quello dell’uomo col cavallo.
Tutti i mammiferi sviluppano un proprio metodo comunicativo più o meno articolato a seconda della loro specifica evoluzione e del loro proprio sviluppo.
Evolvendosi l’essere umano si è affidato sempre maggiormente al linguaggio verbale, disimparando a riconoscere la moltitudine di segnali non verbali che ogni giorno utilizziamo inconsciamente; gli animali però si affidano quasi solo esclusivamente all’utilizzo del corpo per comunicare, e per questo è necessario che impariamo a riconoscere le richieste che ci vengono fatte.
Rispetto agli animali che hanno imparato a sopravvivere individualmente, gli animali sociali – ossia gli animali che vivono in branchi che al loro interno hanno una determinata gerarchia – necessitano di comunicare con gli appartenenti del gruppo.
Nel 2005, un’addestratrice di cani, Turid Rugaas scopre e codifica una serie di mezzi di comunicazione che i cani utilizzano per evitare i conflitti.
È naturale che ogni animale che vive in branco, e che quindi deve condividere lo spazio e le risorse con altri esemplari, debba necessariamente sviluppare una serie di meccanismi atti a evitare o sedare i possibili conflitti che si vanno a creare all’interno del gruppo.
Turid Rugaas aveva nominato questi comportamenti osservati, segnali calmanti.
Il termine calmanti deriva da due motivazioni: la prima è appunto originata dallo scopo di sedare ed evitare i conflitti; la seconda motivazione deriva dall’utilizzo dei segnali calmanti, infatti questi non servono solo per comunicare qualcosa all’interno del gruppo, ma sono segnali che l’animale attiva anche per se stesso, per abbassare il livello di stress che sta provando in determinate situazioni, e calmando sé stesso riuscire a rilassare anche il suo interlocutore.
Non ci deve sorprendere che gli stessi cavalli, in quanto animali sociali, abbiano mostrato di utilizzare questi specifici segnali.
Sono animali gerarchici, e ancor più delle specie predatorie, per loro è necessario che all’interno dei gruppi si evitino conflitti capaci di degenerare in scontri.
I segnali calmanti vengono usati dal cavallo costantemente anche durante la sua comunicazione silenziosa con l’uomo. Per noi è molto difficile riuscire a coglierli, in quanto spesso si tratta di micro espressioni che non siamo abituati a riconoscere spontaneamente.
Quando un cavallo sta utilizzando dei segnali calmanti nella sua comunicazione con un altro individuo, probabilmente gli starà chiedendo silenziosamente di abbassare il suo livello di aggressività o semplicemente di allontanarsi, in modo da evitare un conflitto.
Un esempio in cui possiamo osservare un cavallo mettere in atto un simile comportamento è nel momento in cui viene messo di fronte ad una situazione o a delle persone che lo mettono a disagio, o che semplicemente non conosce; in questo caso il significato del segnale utilizzato e la motivazione che lo genera dipenderà dalla situazione.
È stato constatato che ogni cavallo, in realtà, ha delle specifiche preferenze sui segnali calmanti che utilizza, esattamente come noi umani nella nostra comunicazione, anche lui sviluppa una o più preferenze: mentre un cavallo, ad esempio, può utilizzare la masticazione per abbassare il suo livello di stress, un altro potrebbe semplicemente sbattere le palpebre più volte.
Generalmente nessun cavallo usa un solo segnale calmante, e non è nemmeno detto che non possa utilizzare più segnali calmanti in contemporanea.
Capire questo tipo di comunicazione è molto utile per il cavaliere e il proprietario perché ovviamente fornisce delle importanti informazioni sullo stato emotivo del cavallo e sul suo livello di stress durante il lavoro.
In linea di massima quando un animale inizia a mettere in atto dei segnali calmanti, si sta preparando a due eventualità: la fuga o la lotta. Sta a noi in quel momento decidere come comportarci.
Ma come riusciamo a capire quando il nostro cavallo sta comunicandoci qualcosa di questo tipo?
In effetti la comunicazione non verbale è complessa già tra individui della stessa specie, ma se pensiamo di dover riuscire a comprendere anche il linguaggio corporeo di un altro animale la situazione diventa ancora più complicata.
Per prima cosa sarebbe opportuno e ottimale conoscere l’animale specifico per riuscire a capire con più precisioni quali comportamenti evidenziare come segnali calmanti.
Secondariamente è necessario tenere e prendere in considerazione il contesto in cui è inserito il comportamento che stiamo osservando; ad esempio il fatto che il mio cavallo possa agitare la testa, potrebbe essere frutto di un segnale calmante, oppure semplicemente causato da un insetto che lo sta infastidendo.
Il contesto è cruciale nella comunicazione.
È necessario anche capire quale elemento del contesto sta provocando quel comportamento, se siamo vicino ad una strada, e il cavallo inizia a mettere in atto una serie di segnali calmanti, potrebbe stare reagendo ad un auto, ad una bici, ad un suono, o magari a tutti questi elementi insieme.
In linea di massima i segnali calmanti che si sono evidenziati maggiormente nei cavalli possono essere:
– Sbattere le palpebre più volte: è un segnale facilmente fraintendibile, per questo è molto difficile riuscire a coglierlo.
– Guardare da un’altra parte: il cavallo potrebbe voltare la testa, o semplicemente spostare lo sguardo in un’altra direzione. Questo è quello che riusciamo, forse, a comprendere più facilmente, infatti quante volte vediamo anche le persone evitare il contatto visivo o girarsi impercettibilmente da un’altra parte in una situazione di disagio, chiedendo, forse inconsciamente, al loro interlocutore di fare un passo indietro?
– Sbadigliare allungando il collo: in molti cavalli è stato riscontrato durante la vestizione.
– Scuotere la testa o il corpo
Un cavallo che utilizza continuamente segnali calmanti per farci capire di essere stressato in una determinata situazione, è un animale che sta ricorrendo ad una scelta pacifica di comunicazione e che ci sta dimostrando anche una certa dose di competenze relazionali; ma alla lunga ignorare le sue silenziose richieste di aiuto può portare ad un’escalation rischiosa, dove l’animale, non capito e messo alle strette, potrà rispondere con aggressività.
Proprio per questo motivo per le persone che utilizzano il cavallo per lavorare con bambini o persone disabili, è fondamentale e necessario riuscire a capire più profondamente la sua natura e la sua emotività, studiando e approfondendo i suoi comportamenti, cercando di impegnarsi a comprenderli.
Il tutto per andare così incontro ad un rapporto più proficuo, meno rischioso anche per le persone in sella e, infine, più equilibrato e rispettoso della natura dell’animale.
Giulia Mombelli
Tecnico Equitazione Integrata® EQUITABILE®
Ancora nessun commento