Tra i temi di accese discussioni nel mondo equestre, quello del ferrare o meno un cavallo in lavoro è forse l’argomento che divide maggiormente gli appassionati e proprietari.
C’è da dire che le diverse scuole di pensiero hanno validi motivi e presupposti per sostenere le rispettive idee; oggettivamente ed a rigor di logica è opportuno sottolineare che tutto deve essere ricondotto alle soggettive caratteristiche del piede del cavallo che fruirà di un sistema piuttosto che l’altro.
Non è infatti pensabile lasciare “scalzo” un soggetto che presenta un’unghia fragile e particolarmente vitrea, chiamato a sostenere un lavoro su terreni eccessivamente duri, sconnessi o asciutti… Al contrario alcuni cavalli presentano una maggiore predisposizione nel venir gestiti senza ferratura; in certi casi il piede scalzo (opportunamente gestito e pareggiato dal “podologo”) porta a ridimensionare alcune patologie, soprattutto di tipo infiammatorio o determinate da difetti di carico.
Un vecchio veterinario definì la ferratura come “un male necessario”, a sintetizzare –secondo il pensiero tradizionale- un interessante bilanciamento tra pro e contro tale pratica. E’ indubbio che il ferro possa indebolire l’unghia del cavallo a causa della presenza del chiodo e della sua azione meccanica durante il movimento dell’animale e, nei casi più estremi può anche concorrere alla definizione di sindromi navicolari o borsiti se il maniscalco non interpreta bene quel determinato piede all’interno di un sistema più complesso quale l’intero movimento dell’animale.
Se da un lato indebolisce l’unghia, dall’altro preserva il suo naturale consumo, soprattutto se il cavallo lavora su terreni duri o sabbia… ha anch’essa un’azione erosiva! Da menzionare anche una certa azione indiretta di protezione della suola da possibili sobbattiture.
La consulenza di un buon maniscalco di fiducia è indispensabile per garantire buoni livelli performativi e benessere; da ricordare l’importanza della regolarità della ferratura: 30-50 giorni in relazione alla produzione di unghia ed al consumo dei ferri!
I cultori del cavallo scalzo sostengono che sia possibile mantenere sferrato l’animale e utilizzarlo come se avesse i ferri; le condizioni per tenere un cavallo sferrato sono imprescindibili per non andare incontro a gravi danni per il nostro amico: innanzitutto una valutazione preliminare da parte di un “podologo” che, considerati una serie di fattori, tra i quali l’età dell’animale ed eventuali patologie associate al piede o al movimento, non da ultimo l’obiettivo del proprietario, il tipo di lavoro che il soggetto è chiamato ad effettuare e la modalità di stabulazione dell’animale, potrà decidere se è il caso di procedere.
Il percorso per raggiungere l’obiettivo di avere il cavallo scalzo non è veloce ne tantomeno matematico: non si può infatti pensare che tutto si “riduca” a togliere i ferri e provvedere al mero pareggio delle unghie… Innanzitutto il cavallo deve essere messo in condizione di avere uno “stile di vita” più agreste: i cavalli in box non sono ritenuti idonei per essere tenuti sferrati perché i processi di maturazione al “piede scalzo” devono passare inderogabilmente da un lavoro costante ed “invisibile” che sta nel movimento in paddock (o recinto) per sviluppare l’abitudine alla nuova condizione e fortificare il piede contribuendo a desensibilizzarlo nella deambulazione.
L’alimentazione è importantissima! Il 30% del risultato è da ricercarsi proprio in questo ulteriore accorgimento, grazie ad una dieta personalizzata e definita dall’alimentarista, che possa contribuire dall’interno a rendere l’unghia forte ma elastica.
E quando si lavora con soggetti disabili o “deboli”?
Sul fronte dell’operatività l’utilizzo di cavalli ferrati o scalzi (gestiti bene e con il supporto dello specifico professionista) non determina particolari differenze anche se due aspetti possono fare la differenza…
Molti centri che promuovono ippoterapia o equitazione nel sociale tengono i loro cavalli sferrati almeno sui posteriori: questo per ridurre la possibilità di danni di fronte ad eventuali calci. I ragazzi disabili, soprattutto se intellettivi, comportamentali o bambini ipercinetici tendono ad avere una particolare predilezione nel passare dietro il cavallo, come se i posteriori fossero “calamitati”…
Sebbene una delle prime regole che vengono insegnate sia proprio quella di non passare dietro (o almeno passare con particolari accorgimenti comunicativi e spaziali), la maggioranza dei nostri allievi tende “involontariamente” a dimenticarsi di questi precetti. Per questo motivo, come precauzione si evita di “armare” il posteriore con il ferro, rendendo l’eventuale calcio “meno pericoloso”.
Un’altra variabile, non preventiva ma meramente economica, risiede nella possibilità di risparmiare denaro nel tempo : l’investimento iniziale del percorso per rendere scalzo il cavallo può così rivelarsi dopo almeno 1-2 anni occasione per vedere ridotto il costo del maniscalco di un buon 30-35% rispetto alla tradizionale ferratura poiché si procede al solo pareggio. Per le casse di una associazione che lavora magari solo nel Sociale può essere una discriminante particolarmente apprezzabile se si posseggono più cavalli…
Per concludere, non è pensabile sostenere una ragione o l’altra a priori: è necessario ricondurre questi ragionamenti (e molti altri) a quel determinato soggetto in quella determinata condizione di lavoro, valutare molto attentamente quelli che sono le reali esigenze in funzione di soggetti cha abbiamo in scuderia e del lavoro che sono chiamati a svolgere.
Il più sentito consiglio è quello di affidarsi a validi professionisti sempre tenendo gli occhi molto aperti nell’osservare i nostri cavalli. Solo loro ci sapranno dire se quanto facciamo è corretto o meno!
Sono d’accordo sul cavallo scalzo sui posteriori per evitare eventuali incidenti.
Se invece si parla di barefoot sono assolutamente d’accordo sul fatto che il cavallo in natura ha i piedi sani proprio perchè vive scalzo, ma il cavallo in natura è libero e cammina ogni giorno su qualsiasi terreno.
la maggior parte dei nostri cavalli vivono in box e hanno poco a che fare con la vita “naturale” quindi hanno piedi con esigenze diverse..
Vorrei senza tante pretese di convincere chicchesia, tentare di fare, per quel che mi concerne, una certa chierezza sul perchè sferrare un cavallo ed avviarlo a un programma di pareggio e gestione naturale.
Perchè sferrare un cavallo?
Per dare all’animale la possibilità di ripristinare la propria fisiologia e, quindi, l’intera biomeccanica dello zoccolo che una volta sferrato riprenderà quanto prima a imporsi e a riparare i danni creati della ferratura: indebolimento della parte strutturale della muraglia (linea d’acqua), suole fragili e friabili,fettoni marcescenti, base inferiore della 3° falangia in opposizione al piano della suola e indebolimento del tessuto coronarico a protezione dello stesso osso triangolare, cuscinetto plantare praticamente inattivo, talloni troppo alti con conseguenti errori di postura che si riflettono a livello dorsale, conseguenti problemi circolatori, impatti troppo gravosi a caura della rigidità dei ferri con conseguenti eccessivi sforzi a carico dell’osso navicolare, conseguenti problemi tendinei.
Al di là dell’utilizzo che se ne faccia, si sferra per il benesse del cavallo, quindi a suo vantaggio, per un piede più sicuro, una articolazione più funzionale ecc.
Ma quali sono i nostri vantaggi? Sono gli stessi, cioè un cavallo che si ammala di meno.
Altro discorso è la durezza della muraglia, della suola ecc.
Sferrando un cavallo e tenerlo stabulato in box è aver risolto molti dei suoi problemi ma quasi nessuno dei nostri volendolo utilizzare in passeggiate che, si sà, rappresentano le situzioni più gravose per i suoi piedi. Questi piedi possono tenere molto bene su manti erbosi morbidi come le piste da salto, i tondini sabbiosi, certo no sulle pietraie, ciotolaie e brecce. Richiedono pareggi più frequenti non avendo possibilità di consumo naturale.
Ma è comunque possibile utilizzarli in passeggiate e anche gare di treking con le apposite scarpette reperibili in commercio(durata 12000 Km), queste ultime ci danno così la possibilità di utilizzare il nostro cavallo come un qualsiasi cavallo ferrato con la differenza che il nostro funzionerà meglio.
Altra cosa è avere la possibilità di gestire il cavallo all’aperto, fango, ciottolaia, terreno duro e secco d’estate,ecc. : avremo uno zoccolo di una consistenza completamente diversa, non riusciremo davvero a scalfirne un millimetro con i nostri affilatissimi coltelli. A questo punto mi pare intuitivo che la caratteristica del piede e la sua durezza dipenda dipende dalla natura del terreno: nel mio paddock le pietre vengono regolarmente spaccate dagli zoccoli, è documentabile, non uno scherzo, noi non usiamo scarpette. Certo la gestione naturale richiede più fatica, è più impegnativa, si pensi a quando si vuole uscire in passeggiata o semplicemente montare in tondino: io impiego almeno un’ora per la pulizia da chili di fango prima di sellare, poi finalmente si esce e allora ti diverti davvero e si diverte anche lui.
Ma andrebbe fatta una lunga discussione sull’alimentazione, solo un’accenno per brevità: cavallo=animale da steppa=alimentazione a base di erba secca (fieno povero) + movimento alla ricerca di cibo=groppe potenti e arti forti. Ciao ,ciao alla prossima
Grazie Berardino per questo puntuale e completo commento, segno di competenza e di chiarezza nel sostenere le personali idee, non frutto di dogmatismo ma sintesi di studio approfondito ed esperienza sul campo!
A presto 😉
Io ho un purosangue inglese con la quale esco in passeggiata almeno tre volte alla settimana. Circa due mesi fa mi sono documentata sull’argomento del piede scalzo e un pò contro corrente ho deciso di sferrarla completamente dopo naturalmente essermi consultata e averla fatta controllare da un bravo pareggiatore. Quest’ultimo mi aveva avvertito che i primi giorni di gestione avrebbe potuto anche rifiutarsi di uscire dal box, camminare in modo strano o comunque rifiutarsi di accompagnarmi per le normali uscite. Mi ero preparata ad un atteggiamento diverso dal solito e comunque in caso di difficoltà avrei sempre potuto rimettere i ferri. Contro ogni aspettativa più ottimista mi sono ritrovata con una cavalla che non ha avuto difficoltà ad abituarsi alla nuova realtà, anzi in meno di un mese ha cambiato anche il suo aspetto fisico e non so come… ora ha anche un pelo lucidissimo! Naturalmente i primi giorni non è stata cavalcata, ma solo mossa con la longhina, sempre all’aria aperta, alimentata solo con fieno in abbondanza di ottima qualità, un pò di avena, frutta e verdura. Le sono stata ancora più vicino facendo con lei passeggiate più corte, meno impegnative, ma frequenti, percorrendo terreni morbidi e adatti alla sua nuova condizione. Ora galoppo tranquillamente e quando devo percorrere strade con dei sassolini le metto le “scarpette” (purtroppo non ho trovato il “tacco da 15!). Con lei non sono rimasta ferma un solo giorno: questo secondo me è stato il suo modo di ringraziarmi, perchè ha capito che ho ancora più riguardo nei suoi confronti. In conclusione la mia opinione è che se ho sferrato la mia cavalla sono ancora più convinta che i cavalli che fanno ippoterapia andrebbero utilizzati senza ferri. E comunque non è una questione di risparmio: la pareggiatura va fatta frequentemente e fino ad ora io non ho risparmiato!!!!
Ciao a tutti…
Federica ,complimenti .ritengo sia questo lo spirito col quale approciarsi all’animale .mettiamo i piedi del cavallo a terra ,ma anche noi dobbiamo mettere a terra i nostri .un saluto anche allo Staff e a presto .
l’incidente fortuito può sempre capitare al di la che il cavallo sia ferrato o meno .è un dato di fatto , però , che le zoppie di qualunque forma e gravità sono infinitamente più presenti in cavalli ferrati , dove spesso , chissà per quale ragione , si preferisce sferrarli in attesa di poter capire…studiare…provare…esaminare…radiografare…si arriva a un miglioramento ?!?!…gheng…ma…mmm…aiuto!! si ritorna a ferrare magari con un ferro particolare ,più leggero o severo , comunque , se va proprio male dopo averle provate tutte , si può sempre ricorrere alla nevrectomia=fine della sofferenza=fine del cavallo . sono troppi i casi finiti in questo modo , tutti documentabili , ed io non posso far finta di niente !
Tutti i miei cavalli sono scazi dietro, e alcuni anche davanti: vivono in box e paddock in sabbia, e ai piedi io non penso proprio. Ma non faccio questo per una filosofia, ma solo perchè le mie fattrici spesso sono in paddock insieme, e temevo si facessero male: poi ho visto che anche senza i ferri dietro non cambiava nulla e si potevano montare lo stesso, e l’alimentazione non tiene minimamente conto se il cavallo è ferrato o no. Quando il fabbro ferra davanti, se del caso (raramente) pareggia dietro. Però io ho cavalli leggeri e robusti (Haflinger e Arabi). Quando ho provato con cavalli più grandi, ho avuto problemi di dolore e ho riferrato. Così come ferro anche dietro in occasiona di trekking di più di 2 giorni. Secondo me non è vero che la ferratura danneggia il cavallo, assolutamente. La ferratura è solo uno strumento, è il fabbro che può aiutare il cavallo a camminare anche meglio che in natura, così come lo può rovinare. Ho un castrone Haflinger con il crampo rotuleo che se non fosse per il fabbro guarderebbe le margherite da sotto già da anni, e invece non ti accorgi nemmeno.
Morale, agite “cum grano salis”, con un po’ di buonsenso: se il cavallo è leggero e dal piede forte, nulla vieta di lasciarlo scalzo: ma se il barefoot deve complicarela vita vostra e soprattutto del cavallo, ma dove sta il problema dei ferri? Tutto il mondo ferra e anche de diversi secoli in qua: e non mi sembra una tragedia.
Una nuova verità scientifica non trionfa perché i
suoi oppositori si convincono e vedono la luce,
quanto piuttosto perché alla fine muoiono, e nasce
una nuova generazione a cui i nuovi concetti
diventano familiari».
Max Planck
mi sento di aggiungere solo questo :quando si inizioò a ferrare i cavalli l’uomo (il dotto) non aveva nessuna concezione sulla struttura e il funzionamento dello zoccolo ,se allora le comunicazioni avessero preso il sopravvento e si fosse sviluppato internet ,oggi i cavalli avrebbero meno problemi .quindi non ho nulla contro quella passata generazione anzi li rispetto perchè loro almeno se ne sono preoccupati e hanno posto rimedio con gli strumenti del tempo .non giustifico altrettanto però la disinformazione latente oggi dovuta in qualche modo alla pigrizia o qualsivoglia disattenzione : nell’Oregon ,vivono liberi scalzi generazioni di Suffolk Punch che spesso raggiungono i 1000 Kg ed hanno piedi identici in robustezza e funzionalità agli stessi mustang con i quali condividono il territorio .non è vero che tutto il mondo ferra ,neanche tutto il mondo antico ferrava (lettura su Senofonte) .
oggi esistono un’ampia letteratura e testimonianze a sostegno del cavallo scalzo .
un fatto che trova ostacolo ad essere compreso è che il pareggio del maniscalco è completamente diverso dal pareggio naturale .quest’ultimo lo si pratica con un chiara consapevolezza della funzionalità di tutte la parti che compongono lo zoccolo con un occhio di riguardo alla storia del soggetto ,perchè non tutti i piedi sono uguali .i punti di impatto ,ad esempio , della base sottostante della muraglia sono caratteristiche proprie del soggetto ,già specializzate ,all’atterraggio e conseguente stacco da terra ( aleterio) .queste devono essere tenute in considerazione e preservate e non spianate allo scopo di mettere il piede dritto dell’animale alcuni grandi maniscalchi lo sanno è per questo che hanno smesso di ferrare convertendosi al barefoot . ma questo vuole essere solo un esempio di come a volte per la troppa confusione non ci si capisce .oggi ,secondo me ,non ci sarebbe bisogno di scontrarsi su questo argomento .non vi è,oggi ,nella letteretura scentifica ordinaria , nessun convincimento a favore della ferratura . perdonatemi , ma i più grandi sostenitori della ferratura non sono neanche i maniscalchi , professionisti e categoria che rispetto , ai quali non posso rimproverare proprio nulla se non una certa pigrizia nell’informarsi più approfonditamente ,ma sono le multinazionali farmaceutiche ,ma qui mi fermo se nò mi becco pure una querela … per il resto finchè avrò vita avrò voglia d’imparare .un caro saluto a tutti .
p.s.
Grazia ,le tragedie più grandi sono nell’anima di chi non ha voce …
Ciao a tutti. Io personalmente penso che il cavallo deve essere ferrato o meno in base al lavoro che deve fare e su quali terreni deve andare.E’ovvio che se porti a galoppare un cavallo scalzo su terreni accidentali, il giorno dopo, se non subito, ti troverai con un cavallo zoppo! Se invece monti sempre e solo all’interno del maneggio il cavallo può essere benissimo scalzo. Il cavallo per ippoterapia quindi può essere benissimo scalzo. Saluti a tutti
beh,almeno quello per ippoterapia potrà essere scalzo . è già un notevole risultato ,visto l’aria che tira .
Mi dispiace dirti che dovresti informarti un po meglio..io ho 26 cavalli scalzi galoppo sulla ghiaia asfalto e terreno di argilla e non sono zoppi!!! seguo alcuni bimbi disabili e non..adulti faccio passeggiate lavoro in campi d’erba e sabbia.. il problema principale e solo la vita che vive il cavallo.. e sopratutto la sua alimentazione
Concordo sul fatto che i cavalli in natura si gestiscono tempi,modi e terreni…I cavalli tolfetani, per esempio, sono lasciati al pascolo su terreni duri con pietrisco e le loro unghie sono dure tanto che possono essere utilizzati sferrati. In considerazione dell’unghia più o meno debole la valutazione della ferratura è d’obbligo: certo è che la differenza la fa un buon maniscalco che è in grado di capire le caratteristiche del “piede” del nostro equino. Per quanto riguarda l’ippoterapia sicuramente la sferratura dei posteriori limita i danni in caso di “inconvenienti” ….
1)cavallo per ippoterapia : perchè non sferrare anche gli anteriori ? la ragione mi sfugge . sono daccordo che un calcio possa fare più danno di un pestone ,io ho provato ,non volontariamente s’intende (una mia grande ingenuità,giocavo a terra con il cavallo in corsa) ,calcio con ferro sull’anca sinistra ,Dio ci ha messo una mano perchè il mio piede di appoggio era il destro ed ho potuto ruotare su me stesso ammortizzando il colpo . lo stampo del ferro mi è comunque rimasto per 40 gg. ma senza danni ulteriori.il mio piede sinistro è stato pestato 2 volte da un anteriore ,un volta con cavallo ferrato e un’altra con cavallo sferrato ( lo stesso cavallo 600 kg) .nel primo caso 60 gg. d’immobilità ,nel secondo 4 gg. di cattiva deambulazione . non oso immaginare l’esito di un pestone del genere sul piede di un bamino . quindi a questo punto perchè non sferrare anche i posteriori considerando che qualsiasi cavallo a un certo punto potrebbe pure rampare e allora l’incidente potrebbe essere devastante . se dobbiamo occuparci della sicurezza della persona e non limitarci al benessere dell’animale , le riflessioni dovremo approfondirle . credo !
io sono più che d’accordo sul tenere i posteriori del cavallo sferrati, sono anche d’accordo sul fatto che bisogna studiare ogni singolo soggetto, le attività che svolge e molti altri fattori prima di decidere se è un bene tenerlo sferrato o meno. per questo non mi sento d’accordo ne sul discorso di tenere tutti i cavalli sferrati ne sul discorso di tenerli tutti ferrati proprio per il motivo precedente. io ho un cavallo che, si vive in box, ma la maggior parte delle ore le passa fuori… lui è ferrato sia nei posteriori che negli anteriori per un motivo principale…vivendo in montagna cammina su terreni sconnessi, duri pieni di pietre e mi sarebbe impossibile non ferrarlo, si farebbe del male! per questo credo che sia un bene studiare il cavallo e poi decidere se ferrarlo o no! se si ha la possibilità è giusto lasciali sferrati, come in natura, a patto che non si rechi loro un danno
Martina , perdonami se insisto ,ma sulla questione “se è meglio sferrare o meno un cavallo ” ho già espresso il mio pensiero attraverso gli interventi precedenti , non voglio per questo annoiare nessuno . ma dopo il tuo intervento che rispetto come tutti gli altri sono spinto a fare questa osservazione :al naturalizzare i piedi di un cavallo deve comunque seguire rispetto e responsabilità in special modo durante la transizione ,che può durare alcuni mesi ( alle volte anche 1 anno) , per cui quando si và su terreni impervi e gli appoggi non hanno ancora la sensibilità e sicurezza necessaria ,allora si cammina a piedi con lui . un cavallo scalzo e pareggiato col metodo naturale e no da maniscalco ,dopo la transizione potrà percorrere (al massimo) gli stessi tipi di terreni che percorrono i cavalli così detti selvaggi ,non potranno andare sui tetti delle case ,mi pare ovvio ! spesso su questo argomento si hanno risposte tipo ” il cavallo domestico non ha più niente a che faere con il cavallo selvatico “, “non vi è relazione tra il cavallo domestico e quello selvatico” . insomma tutto sembra volto a focalizzare 2 tipi di animali “diversi” ma è una mistificazione ,una bugia che annebbia una verità che chiunque può svelare .i così detti “cavalli selvatici non sono altro che una stirpe precedente dei nostri cavalli domestici rinselvatichiti a cui nessuno ha provveduto a fare un pareggio naturale ma gli ha sferrati la stessa natura e la stessa gli ha pareggiati ed ora corrono liberi nelle regioni montuose . si tratta dunque dello stesso animale e non si differisce in nulla a meno di una esperienza di vita diversa . il cavallo è un “prodotto di miglioni di anni” non un secolo o 2 . giunge a noi così come lo vediamo e con tutte le potenzialità che in esso si sono via via affermate e non basteranno 2 o 3 secoli o migliaia di anni per trasformarle in qualcos’altro (non sarebbe imbarazzante affermare il contrario ? ma si potrebbe arrivare anche a tanto! chi sà non ha certo nulla da perdere …) .comunque il danno è stato già fatto ,ferrandolo . tocca ora a noi porre rimedio con pazienza e responsabilità e tanto lavoro , sferrare . sulla differenza tra pareggio naturale (un oceano ) e il pareggio del maniscalco non avrai difficoltà ad informarti in rete . ti chiedo nuovamente perdono per questo intervento . alla prossima ,ciao
Ho sentito spesso parlare del cavallo scalzo in uso soprattutto per l’ippoterapia. Non ho un giudizio in merito ma la mia opinione è che alcuni lughi comuni devono essere ben valutati. E’ vero che i cavalli in natura sono tutti scalzi ma è anche vero che non sono costretti a portare pesi sulla schiena, è altrsì vero che i soggetti più deboli non vivono. Non è solo una questione di terreni accidentati anche su terreni in sabbia la sobbattitura è in agguato una piccolo granello si può piantare e creare infezione. Quindi come sempre, valutare ambiente, soggetto, capacità del pareggiatore e non di meno il tempo che si ha a disposizione per la cura meticolosa di un cavallo scalzo. Chi lavora lo sà. Ora io preferisco prevenire l’infortunio in base al mio tempo e alla mia capacità di manutenzione dello zoccolo.
a Giorgia : …ci mancherebbe solo che i cavalli in natura non fossero tutti scalzi grazie a Dio ,almeno questo ! sono d’accordo sul “valutare ambiente ,soggetto, capacità del pareggiatore… ”
sono perplesso invece :
1)…non sono costretti a portare pesi sulla schiena .
le femmine gravide portano pesi oltre i 100 kg durante tutta la gestazione e seguono il gruppo senza rallentarne la corsa …
2)…i soggetti più deboli non vivono .
neanche i nostri…ferrati o meno
3)…la sobbattitura è in agguato e un piccolo granello di sabbia si può piantare e creare infezione .
la sobbattitura è tipica del piede ferrato ,è fra l’altro , un trauma dovuto a una non compiuta sensibilità del piede del cavallo ferrato , comunque ,quasi mai deabilitante ,nei casi più gravi il cavallo è in grado di ripristinare da solo il tessuto leso in pochi giorni . quasi sempre una sobbattitura viene scoperta dal maniscalco dopo la pulizia del piede . indipendentemente dalla ferratura o meno un piede può ferirsi , personalmente ho estratto un chiodo di 12 cm da un glomo di un piede ferrato . mi viene un pò difficile capire dove possa insinuarsi un granello di sabbia e produrre un’infezione . i piedi specie se sono ferrati andrebbero pulito tutti i giorni minuziosamente ,non basta distaccare la soletta di sporcizia dalla suola ma pulire accuratamenta le lacune dei fettoni e soprattuto lo spazio tra il ferro e la suola dove per mancanza di ossigeno in quella zona possono crearsi patologie che per brevità non elenco . la cura meticolosa di cui parli và applicata assolutamente per il piede ferrato dove le cause d’infezioni possono essere innumerevoli ,non ultima quella apportata dai chiodi che talvolta sfiorano o prendono il vivo .
la manutenzione dello zoccolo scalzo è periodica come la ferratura , quando il piede è abbastanza naturalizzato , cioè il cavallo ha possibilità di movimento tale da aiutarne il consumo uniforme e non stabulato in box , consiste nella pulitura e arrotondamento dello zoccolo tenendo presente e rispettando i punti d’impatto utilizzati da quello specifico soggetto . tempo impiegabile ’30/’40 minuti .
[…] l’animale o che conducono a comportamenti oppositivi, per non parlare del variegato mondo della ferratura del […]