La maggior parte degli interventi pubblicati sul nostro sito sono indirizzati a porre l’attenzione verso le differenti forme di disabilità, soprattutto quelle della sfera intellettiva, relazionale o comportamentale.
Le debolezze non sono relative al solo comparto dell’handicap: sempre più spesso si riferiscono ai cosiddetti normodotati nella loro componente psicologica, al punto da indurre in loro intense forme di malessere che nella maggioranza dei casi produce stress, ansia, irritabilità, perdita di interesse nelle attività quotidiane o stati depressivi più o meno importanti.
Quando le circostanze della vita, le difficoltà alle quali si è esposti (personali, familiari, lavorative…) ed gli intensi ritmi ai quali siamo obbligati divengono eccessivamente opprimenti, il rischio di cadere nel patologico diventa concreto. Riconoscere di avere un problema e chiedere aiuto è il primo passo per superare un momento di malessere; il problema è proprio quello di riuscire a decifrare la presenza di un problema!
L’apatia, la svogliatezza, la poca energia, l’affievolirsi della voglia di vivere, stati di tristezza o malinconia…tutti elementi che caratterizzano l’esaurimento nervoso: una forma clinica molto più frequente di quanto si possa pensare che è caratterizzata dalla costante e ciclica presenza nel vivere quotidiano delle persone affette da queste patologie. Molte persone affette da depressione possono anche manifestare attacchi di panico o disturbi d’ansia.
Senza voler rendere l’argomento eccessivamente semplificato e lontani dal voler far credere di poter riabilitare patologie psichiche attraverso il cavallo con ritrovati alchemici al limite del fantascientifico, il primo passo è proprio quello di richiedere un sostegno alla terapia tradizionale e riconosciuta; detto questo, nelle fasi cosiddette “compensate” le co-terapie possono certamente facilitare il recupero della persona debole attraverso stimolazioni affettivo-empatiche atte a riattivare la propositività ed il benessere nel vivere quotidiano.
Un contesto tipicamente demedicalizzato come quello all’aria aperta, alla presenza di un animale dal forte impatto affettivo-emozionale ed un ventaglio di proposte ed attività finalizzate alla ricerca del sé e della propria forza interiore sono certamente occasioni di facilitazione per supportare una persona a staccarsi dai suoi problemi e difficoltà.
Ritrovare la gioia di vivere attraverso i programmi assistiti dal cavallo
Il cavallo non giudica; è presente senza imporre la sua fisicità ed interazione. Tutto questo aggiunto all’immaginario ad esso associato ed all’intensa polarizzazione affettiva che induce rientra nei meccanismi di recupero e riattivazione della persona affetta da forme di malessere.
Specifiche tecniche di Training Autogeno applicate al cavallo possono aiutare a ridurre stati di stress o lievi forme di depressione e disturbi d’ansia: il prendersi i propri spazi, sperimentare che il corpo e l’anima sono molto più interconnessi di quanto si possa pensare, vivere momenti dove il tempo non è “nemico” ma diventa parte integrante di ritmi più naturali, più intimi… Non è necessario essere soggetti a forme cliniche conclamate per recuperare le energie “staccando la spina” per un proprio personale momento di vissuto emozionale.
Sono tutte sensazioni che sperimenta quotidianamente chiunque monta a cavallo amatorialmente o ha a che fare con questo magico animale per diletto: una forma di ippoterapia “soft” basata in prevalenza sull’interazione empatica, in un naturale e predisponente automatismo che sviluppa benessere e migliora la qualità della vita.
Generalmente molti dei programmi assistiti dal cavallo sono effettuati “da terra” e prevedono attività come la cura, l’alimentazione, il governo e la conduzione dell’animale; durante gli interventi si inserisce progressivamente il tecnico per stimolare al dialogo, all’elaborazione delle emozioni e dei comportamenti vissuti nel “Qui ed Ora” forte di quella particolare qualità del cavallo nel rispecchiare gli stati d’animo, facilitando nella persona debole una certa disponibilità nell’esternare i personali pensieri, bisogni e sensazioni.
Si pensi alle potenzialità della mediazione del cavallo rivolta a soggetti con disturbi alimentari ad esempio…
L’effetto “ponte” della relazione mediata dal nobile animale diventa quindi una interessante occasione di introspezione e stimolo per riprendere in mano le redini della propria vita attraverso una rinnovata fiducia in sé stessi e nelle proprie potenzialità.
Le basi della pet therapy sono particolarmente affini al cavallo (sebbene questo non possa rientrare nell’elenco dei “pet” tradizionali in quanto animale di grande mole) con una marcia in più: la possibilità di poter essere montato e suggerire tutta una serie di attività, emozioni, proiezioni ed abilità dove il piccolo animale non può competere.
L’andatura del passo–movimento principe nelle proposte assistite- è lenta, rilassante, facilità la concentrazione su quel “farsi cullare” tipico ed accogliente. La sensorialità associata al tatto (toccare il suo mantello e criniera, sentire il calore del suo corpo, la sensazione di forza che si percepisce quando si è portati, ecc.) , agli odori, alla vista (non dimentichiamo che da cavallo si può guardare il mondo dall’alto verso il basso!)… tante componenti che riattivano la persona e la mettono in condizione di sperimentare stimolazioni dal forte impatto emotivo per costruire autostima, autoefficacia, autocontrollo e… benessere!
[…] cavallo costituiscono il connubio vincente verso un percorso di maggiore consapevolezza volto al raggiungimento del ben-essere e […]