L’atassia (dal greco ataxia, disordine) è un disturbo che consiste nella progressiva perdita della coordinazione muscolare, non c’è presenza di paralisi, ma difficoltà nell’organizzazione ed esecuzione di alcuni movimenti volontari.
Può quindi essere provocata da problemi sia a livello del midollo spinale che a livello dei nervi periferici. Le conseguenze si manifestano con la mancanza di coordinazione e l’incapacità di eseguire movimenti rapidi in successione. La deambulazione è caratterizzata da barcollamento e avanzamento a base allargata.
Vi sono inoltre dei disturbi associati, quali perdita della coordinazione dei movimenti dell’occhio, incontinenza, difficoltà di deglutizione e movimenti involontari di arti, capo e tronco.
Vi sono quattro tipi di atassia:
- atassia cerebellare, con lesione neoplastica, infiammatoria o vascolare del cervelletto;
- atassia sensitiva, causata da lesioni a livello delle fibre propriocettivo di grosso diametro a livello del sistema nervoso periferico, oppure a livello del midollo spinale lungo i cordoni posteriori.
- atassia labirintica, in cui è coinvolto l’orecchio interno;
- atassia cerebrale, in cui è coinvolta la corteccia della regione frontale, temporale o parietale.
La riabilitazione equestre nella patologia neuromotoria: l’atassia
La metodologia di applicazione deve essere meticolosa e attenta a non trasformarsi in controindicazione, sono diversi i fattori a cui prestare attenzione:
- utilizzo di un cavallo adatto, per dimensioni ed andatura
- scelta delle bardature
- messa in sella e modalità di discesa
- tempi e modalità della ripresa e degli esercizi.
Uno degli scopi principali della riabilitazione equestre è quello di tentare di portare la persona disabile ad utilizzare tutto il suo corpo in modo armonico, nel tentativo di superare o limitare la disarmonia causata da lesione del sistema neuromotorio. Per ottenere questo viene sfruttato in primis il movimento del cavallo, il cui movimento del passo svolto in quattro tempi risulta essere tridimensionale e sinusoidale.
Oltre a questo, il cavallo presenta anche un movimento alternato di abbassamento e risalita dell’incollatura, ciò genera alla sua base, dove appoggia la sella, un movimento dal basso verso l’alto, da destra verso sinistra e viceversa. Questo movimento viene così trasmesso agli ischi del cavaliere, contemporaneamente gli emibacini sono alternativamente ruotati in avanti, a destra e a sinistra.
La posizione sul cavallo consente una drastica rottura degli schemi posturali patologici e in sella viene riprodotto un pattern di movimento che può essere ripetuto per un periodo prolungato, con un ritmo simile a quello che si verifica nel passo dell’uomo normalmente.
Il parallelismo tra la tridimensionalità del cammino umano e l’andatura del cavallo, dà la possibilità, a soggetti che non hanno mai camminato o che camminano con schemi scorretti, di sperimentare una situazione paragonabile ad una deambulazione fisiologica e corretta provandone quindi gli effetti a livello del bacino, del tronco, dei cingoli, degli arti superiori e del capo con conseguenti stimolazioni delle reazioni di raddrizzamento e di equilibrio.
In particolare gli stimoli derivanti dall’andatura dell’animale favoriscono:
- la regolarizzazione del tono muscolare;
- la mobilizzazione/stabilizzazione del bacino;
- la simmetrizzazione ed il controllo del tronco;
- l’emergenza o il rinforzo dei meccanismi di raddrizzamento;
- il miglioramento delle reazioni di equilibrio (soprattutto in relazione alle modificazioni di andatura e di direzione);
- la riduzione dei movimenti involontari.
Il lavoro svolto a cavallo aiuta lo sviluppo armonioso e globale dei diversi sistemi muscolari, i continui aggiustamenti di posizione aiutano il cavaliere a sviluppare, o a migliorare, il proprio equilibrio, che molto spesso risulta carente in soggetti con disabilità fisica, e che causa grossi problemi nella vita di ogni giorno. Permette quindi di acquisire maggior coscienza del proprio corpo.
Il passo del cavallo è molto ritmato ed ha un forte effetto cullante e calmante sul cavaliere. Questa attività ritmica elimina i movimenti parassitari, regolarizza il deficit della forza nervosa e procura delle sensazioni molto piacevoli. I differenti ritmi del cavallo richiedono al disabile un adattamento muscolare ed un aggiustamento del tono.
Il passo, per la sua regolarità, può essere utilizzato anche a terra per armonizzare e migliorare la deambulazione di un soggetto con una sindrome spastica o con impaccio motorio, chiedendo al soggetto di accompagnare a mano il cavallo per lunghi tratti.
Per concludere, ciò che si cerca di ottenere per mezzo della riabilitazione equestre nei casi di disabilità fisica con lesioni motorie e neuromotorie è un miglioramento nella coordinazione muscolare e nell’equilibrio, una maggiore efficienza muscolare e ampiezza articolare, acquisizione di un livello di equilibrio più controllato.
Inoltre, va sottolineato che la pratica dell’attività con il cavallo, anche nel caso di persone che non hanno margini di recupero a livello fisico, può apportare miglioramenti e sblocchi a livello psicologico e sociale che li aiuterà a superare ed accettare maggiormente la propria disabilità.
Giulia Rizzo
Operatore di Equitazione Integrata® EQUITABILE®
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