In questo articolo parleremo di bambini aggressivi e delle dinamiche che possono innescarsi ed evolvere in comportamenti devianti in età adolescenziale.
D.W.Winnicott, pediatra e psicanalista infantile inglese (1856 – 1971) , scriveva:
“L’aggressività è un’energia, una forza vitale presente nel bambino sin dalla nascita, quindi ancor prima che possa esprimere i suoi impulsi intenzionalmente”…“promuove il movimento del bambino verso l’autonomia, l’esplorazione e sin dalla nascita rappresenta il mettersi in relazione con ciò che lo circonda…”
L’aggressività è pertanto un impulso da educare perché senza una gestione il bambino tenderebbe istintivamente ad esplosioni di rabbia, fino ad indirizzare tale energia verso se stesso o verso gli altri, a tal punto che, in momenti di crisi o di opposizione, tale comportamento potrebbe innescare la tendenza a farsi del male (comportamenti autolesionisti), indicando quanto, in questi casi non ci sia una adeguata interiorizzazione e consapevolezza nel bambino del concetto di limite e di pericolo.
E’ importante sapere che il bambino, prima di potere incanalare le tendenze aggressive, deve imparare a riconoscerle dentro di sé, per esempio iniziando a “dare un nome” ed un significato alle azioni che mette in atto, trasformandole prima in emozioni, poi in sentimenti ed intenzioni.
La trasformazione, dall’azione al pensiero, è fondamentale perché consente al bambino di accettarla come parte di sé e di conseguenza di controllarla come fa già per ciò che conosce.
Questa sorta di elaborazione mentale, nei bambini, avviene in modo abbastanza semplice attraverso il gioco ed il sogno, poiché permettono di rappresentare ad un livello simbolico i piccoli conflitti interiori.
Ma è principalmente nella quotidianità con il prezioso supporto del genitore, che il bambino impara a controllare gli impulsi e le reazione emotive.
L’aggressività eccessiva, intesa come reazione incontrollata, e quindi incapacità di tollerare le minime frustrazioni, influisce negativamente sulla qualità di vita del bambino e di conseguenza sul suo sviluppo affettivo e sociale.
Un anello molto importante di tale percorso è dato dall’educazione data nell’ambiente familiare e dalla gestione che viene fatta alle sue prime “bizze”, ai suoi attacchi di rabbia, ostilità o di gelosia.
E’ un compito delicato perchè se tali reazioni vengono represse come se fossero un qualcosa di “catastrofico” o al contrario ignorate come se non avessero importanza, inevitabilmente potrebbero causare nel bambino confusione e smarrimento piuttosto che, come si diceva prima, aiutarlo a comprendere come valutare e gestire i propri impulsi.
L’aggressività quindi è energia e se presente in eccesso e mal gestita, ha buone probabilità di diventare “patologica” in età evolutiva, favorendo la strutturazione di particolari disturbi come ad esempio l’iperattività o i comportamenti oppositivo-provocatori.
Se parliamo di Iperattività (senza o con deficit di attenzione – ADHD/Attention Deficit Hyperactivity Disorder) è una delle patologie più diffuse, emersa negli ultimi anni che coinvolge attualmente un alto numero di bambini.
Nel caso di soggetti che presentano iperattività, si possono notare alcune caratteristiche evidenti come un aumento dell’attività motoria e un’ irrequietezza ben diversa dalla vivacità che può assumere varie forme: non riuscire a stare seduti per più di qualche minuto o camminare nervosamente su e giù per la stanza.
Anche durante le attività ludiche il gioco non è in realtà un “gioco goduto”, per esempio ci sono bambini che durante gli allenamenti di calcio non riescono a stare in fila.
Tali comportamento inevitabilmente vanno spesso a rallentare e ad interferire con altre importantissime funzioni nell’evoluzione dei soggetti, quali l’attenzione e l’apprendimento e l’irrequietezza descritta influisce negativamente sul rendimento scolastico del bambino e conseguentemente sull’autostima e sulla motivazione allo studio.
Oltre all’iperattività, i bambini aggressivi possono manifestare comportamenti oppositivo-provocatori, presentando un atteggiamento aggressivo-distruttivo, disobbediente, provocatorio e ostile verso le figure di autorità.
Il bambino spesso si arrabbia, litiga con gli adulti, sfida le regole e si rifiuta di rispettarle, accusa gli altri per i propri errori, è suscettibile e spesso irritato dagli altri, spesso è arrabbiato o pieno di rancore, dispettoso o vendicativo.
A lungo termine, senza un intervento adeguato, per il bambino potrebbe diventare “normale” comportarsi in un certo modo fino a sviluppare già in preadolescenza problematiche antisociali, vandalismo, bullismo ed abuso di sostanze.
I comportamenti antisociali per esempio richiamano i disturbi della condotta sociale e caratteriale: si potranno incontrare bambini e ragazzi definiti difficili, aggressivi, discontinui, moralmente a rischio, disagiati nell’integrazione sociale che presentano gravi comportamenti trasgressivi, difficoltà a rispettare le regole sia a casa che a scuola e che in adolescenza possono fare anche uso di sostanze.
Tali soggetti possono dimostrarsi vandali e purtroppo la maggior parte delle volte degenerare nel bullismo dimostrando ancora una volta difficoltà di integrazione esasperata attraverso comportamenti aggressivi di prevaricazione e di sopruso messi in atto in funzione dell’accrescimento della propria autostima ricercata attraverso percorsi alternativi a quelli generalmente proposti.
Un accenno che riteniamo importante riguarda la messa in atto di comportamenti aggressivi e crudeli nei confronti degli animali, fase molto spesso antecedente alle condotte antisociali e prevaricatorie nei confronti delle stesse persone in un crescendo che spesso sfocia nel comportamento criminale in età adulta.
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