Nel precedente articolo abbiamo parlato dell’aggressività del bambino e di come può evolvere in devianza giovanile in età pre ed adolescenziale. In questa sede desideriamo toccare la tematica delle potenzialità del cavallo e dell’equitazione integrata® per prevenire queste forme di disagio.
Le azioni antisociali e quindi con possibilità di devianza, riguardano i soggetti aventi personalità immature e impulsivo-ansiose. Queste caratteristiche hanno maggiore risonanza durante le fasi della crescita dell’individuo, dove si attivano i processi di individuazione, di identificazione e di conoscenze di gruppi di pari.
La violenza verso gli animali come anticamera dei crimini verso le persone.
Diversi studi svolti in Inghilterra dimostrano che a volte purtroppo alcune di tali azioni antisociali si possono evidenziare in violenza perpetrata da bambini o adolescenti nei confronti delle persone ma anche verso gli animali generando un vero e proprio “Disturbo della Condotta”.
Un recente studio dell’FBI americano ha inoltre individuato una causalità diretta tra crudeltà nei confronti degli animali (specialmente messa in atto dai più giovani) e comportamenti aggressivi e criminali verso gli uomini.
Questo ha portato il servizio investigativo americano a classificare gli atti di crudeltà verso gli animali alla pari dei crimini nei confronti delle persone; in poche parole, le indagini di maltrattamento verso gli animali dal 1 gennaio 2016 vengono condotte con l’impegno ed attenzione alla pari di indagini per omicidio.
Secondo la definizione ufficiale dell’FBI per ‘atto di crudeltà’ verso gli animali si intende:
Un atto intenzionale, premeditato o spontaneo, che consiste nel maltrattare o uccidere un animale senza ragione, come la tortura, la mutilazione, l’avvelenamento o l’abbandono.
Partendo dallo studio psicologico della New York State Humane Association che afferma che il 70% dei criminali hanno iniziato i loro primi passi nel mondo criminale maltrattando gli animali, l’FBI ha dedotto che i soggetti che oggi torturano un animale hanno alte probabilità di diventare i serial killer di domani.
La mancanza del senso di colpa da parte dei soggetti aggressivi può far sorgere disturbi di personalità che li rendono pericolosamente antisociali, perché possono sviluppare un disturbo narcisistico di personalità, con la percezione di essere speciali ma con la mancanza di empatia (per empatia si intende la capacità di comprendere a pieno lo stato d’animo altrui, sia che si tratti di gioia, che di dolore.
Empatia significa “sentire dentro”, ad esempio “mettersi nei panni dell’altro”, ed è una capacità che fa parte dell’esperienza umana ed animale ); se i ragazzi non avvertono sensi di colpa, si dimostrano insensibili e l’aggressività non è una difesa ma è utilizzata per attaccare, possono essere a rischio di formazione di personalità schizoide, dove sono presenti distacco emotivo e indifferenza.
John Bowlby, psicologo e psicoanalista Britannico (1907 – 1990), nel 1969 per meglio spiegare alcuni passaggi dello sviluppo dei bambini durante le fasi della loro crescita, illustra la “teoria dell’attaccamento” per rintracciare il significato biologico del legame che si instaura tra il bambino e chi si prende cura di lui che deve risultare la base sicura che gli da fiducia.
Sostiene Bowlby sostiene che:
l’attaccamento è lo schema fondamentale di un comportamento con una propria motivazione interna distinto dal comportamento alimentare e sessuale che fa capo ad un bisogno di contatto sociale, di sostegno di fronte alle avversità.
Di solito è il genitore che dovrebbe occuparsi di fornire una base sicura al figlio per permettergli di affacciarsi al mondo, per diventare colui al quale ritornare sapendo di essere benvenuto in caso di spavento o tristezza quando è piccolo, e in caso di problematiche differenti se non più bambino.
Durante la crescita, il sistema di attaccamento si modifica e influisce su quello relazionale e motivazionale, che regola la sicurezza.
E’ per questo che il soggetto aggressivo coinvolto nel processo di crescita, deve impegnarsi o essere aiutato a farlo, a scoprire quali eventi, esperienze, pensieri hanno portato ai problemi comportamentali espressi, per comprendere e valutare i desideri, l’aggressività e l’angoscia sperimentati.
In tal modo, si può provvedere ad una ristrutturazione e organizzazione dei propri schemi e risposte, anche attraverso una buona comunicazione emotiva con l’ambiente esterno.
Detto questo, dopo aver parlato di aggressività e addirittura violenza nei confronti di persone e animali, come si può percepire ed immaginare il cavallo come esperienza preventiva alla possibile devianza descritta sopra?
Un percorso equestre per contrastare la crudeltà verso gli animali
E’ statisticamente provato che i bambini che crescono interagendo con animali domestici hanno sicuramente una capacità empatica, di leggere e comprendere le emozioni e i comportamenti altrui maggiore, proprio perchè allenati fin da piccoli all’osservazione di un essere vivente ricco di bisogni fisici ma anche psicologici come un animale, ma difficilmente interpretabili.
I benefici riscontrati sono quindi a livello sia psicologico che educativo: interagire con l’animale mette in moto il desiderio di curare un altro essere vivente sperimentandosi in una relazione, mentre a livello educativo insegna ad attendere i tempi dell’altro e la virtù della pazienza.
L’interazione con il cavallo in un contesto strutturato e mediato da personale specializzato può inoltre aiutare a gestire le emozioni, aspetti dell’interiorità del bambino che – se non opportunamente considerati- possono essere alla base di possibili comportamenti deviati.
La relazione con l’animale presenta quindi delle importanti valenze di tipo educativo, stimolativo, di sostegno, di decentramento e di indirizzo, in altre parole è in grado di mettere a disposizione dei contenuti di arricchimento per favorire un percorso migliorativo.
In particolare, attraverso la relazione con il cavallo, la conoscenza, l’accettazione e la valorizzazione della sua diversità, si può agire su ciò che è importante nella formazione globale del bambino/adolescente lavorando sull’autostima, sulle capacità comunicative ed espressive; rafforzando le sue proprietà empatiche, il decentramento, la capacità di cura, la prosocialità e quindi l’accettazione della diversità, si potranno avere buone possibilità di intervenire sulla sua integrazione sociale.
Perchè il cavallo?
Perchè può diventare una base sicura, perchè le fantasie umane che il cavallo richiama possono condurre a ideali di libertà e forza ma anche di sperimentazione del Sè, stimolando l’autostima e magari proposività nascoste.
E’ proprio quando si entra in relazione con l’animale che, la familiarità, lo scambio di messaggi e la prudenza, allontanano l’immaginario per renderlo realtà. Il cavallo inoltre è una presenza viva ma non propositiva dimostrando di accettare un rispettoso contatto relazionale qualora il soggetto lo desideri e, nel momento del rifiuto per qualsivolglia motivo, mantenendo una istintuale indifferenza al soggetto umano.
E’ però anche vero che essendo un essere vivente l’interazione con lui comprende momenti di dialogo, verbale e non verbale, attraverso i quali se si incorre in errori relazionali dettati dalla distrazione, dalla non conoscenza o peggio dalla superficialità mossa dalla credenza di essere più furbi o peggio superiori, come quello di non ascoltare i messaggi di ritorno dell’animale, sovrapponendo quelli umani ai suoi, la relazione può trasformarsi naturalmente in palcoscenico educativo…
Le cure parentali, le attività di squadra, il capirsi per poter agire, i valori come il rispetto, sono alcune tra le attività che potrebbero essere proposte per andare ad agire sulle leve emozionali e motivazionali dei soggetti aggressivi creando interesse per ciò che stanno facendo e quindi in modo totalmente naturale e quasi innato indirizzarli a far emergere e quindi affrontare buona parte delle difficoltà espresse sopra.
Le cure parentali per esempio offrono al soggetto l’indicazione del piacere di esprimersi attraverso comportamenti prosociali, ovvero possedere una serie di abilità sociali e personali complesse, quali la comunicazione, l’autocontrollo, l’empatia, la buona stima di sé, l’affermatività, il problem solving ecc…, che permettono alla persona di “vivere bene con sé e con gli altri”. Abilità estremamente funzionali al vivere sociale, armonizzatrici dei rapporti umani, al di là delle appartenenze etniche o religiose.
In etologia le cure parentali sono l’Insieme di azioni volte alla cura e protezione della prole da parte di genitori o di chi ne fa le veci, con lo scopo di garantire a essa la miglior possibilità di sopravvivenza; nel nostro caso, nei confronti del cavallo si parlerà di attività come grooming (toelettatura quotidiana del cavallo), preparazione delle profende, pulizia dei finimenti, pulizia del box, tutte attività che porteranno il soggetto in questione a prendersi cura di un altro soggetto che non sia lui (decentramento ovvero spostamento dell’attenzione da sé stessi verso un altro soggetto).
Ciò potrebbe essere svolto da soli oppure facendosi ispirare “leggendo” le caratteristiche specifiche del cavallo ovvero le sue abitudini tipiche di animale da branco che mette in atto per trasformare la socialità in un successo, concedendosi ad attività di gruppo, di squadra, facendo emergere capacità di socializzazione attuabili solo se il soggetto si mostra capace di riconoscere il suo ruolo nella specifica situazione.
Partendo così dall’aiuto nel mondo animale si può arrivare a stimolare la presa di coscienza di una volontaria piccola parte nella società, in un gruppo e così via..
Se per esempio si vuole lavorare sull’empatia per evitare comportamenti caratterizzati da distacco emotivo ed indifferenza descritti sopra, potrebbe essere utile lavorare sulla percezione per far capire ai soggetti in questione come gli altri esseri viventi, in questo caso i cavalli, siano immersi in una realtà differente aumentando la consapevolezza sulle prospettive altrui.
Analogamente si potrebbe lavorare sulle diverse motivazioni, per esempio nelle varie razze di cavalli, sulla comunicazione, sullo stile di vita, sull’ambiente di vita al fine di introdurre il bisogno di capire l’altro per poter convivere, fare delle cose per lui per guadagnare la sua fiducia, mettersi sulle sue corde per poter fare delle cose con lui; per poi scoprire che le regole sociali basiche del proprio “branco” umano non sono poi così diverse.
I disagi che provano questi soggetti a rischio spesso si manifestano attraverso il bisogno di fare gruppo per spalleggiarsi, di esibirsi in comportamenti eccessivi che li faccia emergere, di mettere in atto dei riti di passaggio.
Il soggetto ha bisogno più che mai di valori, di situazioni che lo tranquillizzino pur permanendo la sua fisiologica inquietudine interna ed il cavallo, per le caratteristiche descritte sopra è in grado di fornire il giusto punto di partenza.
Argomenti importanti e forti, come l’adozione responsabile e la protezione degli animali, saranno immediatamente sentiti e percepiti da questi ragazzi, affrontando argomenti più complessi sull’educazione e sulla gestione-conduzione del proprio cavallo.
Perchè non dimentichiamo che tra tutte quelle già prese in considerazione, il cavallo ha anche una speciale caratteristica, quella di poter portare e di poter essere condotto…
[…] accenno che riteniamo importante riguarda la messa in atto di comportamenti aggressivi e crudeli nei confronti degli animali, fase molto spesso antecedente alle condotte antisociali e prevaricatorie nei confronti delle […]