Come in tutte le attività equestri, anche il mondo delle attività assistite –siano esse riconducibili alla riabilitazione equestre, all’equitazione integrata o agonistica per disabili- prima o poi bisogna fare i conti con la sottile linea di confine tra animalismo, quindi rispetto del cavallo, e la sua fruizione, sia essa strumentale al benessere, alla ricreazione e, alcune volte, alla cura delle persone.
Non è semplice trattare questo tema perché ognuno di noi ha una soggettiva sensibilità al riguardo. Se per alcuni, qualsiasi attività dove il cavallo è soggetto ad un impegno rappresenta “a priori” una mancanza di rispetto nei confronti dello stesso, per altri rappresenta uno “scendere a patti” tra la natura -ed i conseguenti bisogni intrinseci del cavallo- ed una convivenza più o meno “forzata” con l’essere umano.
I livelli di sensibilità al rispetto del cavallo ed all’animalismo in generale sono ovviamente differenti tra persona e persona, ma non possiamo esimerci dal riconoscere che se i cavalli sono ancora così prossimi a noi è grazie allo sport ed al loro “moderno utilizzo” nei differenti campi del benessere e della ricreazione umana. Diversamente, complice una attualità che impone l’utilizzo delle macchine per tutti i bisogni del vivere quotidiano, il cavallo sarebbe relegato al ruolo di “animale in via di estinzione”, magari richiuso in zoo e parchi faunistici perché in via di estinzione o non più “necessario”.
Non saremo certamente noi di EQUITABILE® a dare una risposta definitiva sull’argomento anche se siamo naturalmente portati a condividere il pensiero del dover venire a patti con la realtà… Con questo articolo desideriamo unicamente stimolare l’attento lettore ad un confronto sul questo tema e, magari, invitarlo a contribuire con ulteriori integrazioni e commenti per “costruire” uno scambio rispettoso e pacato tra differenti posizioni che potrebbero emergere e, certamente alla pari, per conoscere i diversi punti di vista di chi vorrà esprimere il proprio pensiero.
L’argomento del rispetto del cavallo non appare così evidente nel variegato mondo dell’equitazione: al di la degli accenni di rito nei manuali, regolamenti o iniziative formative, sembra che il cuore delle differenti discipline o aree di intervento dove il cavallo è protagonista si concentrino molto sugli aspetti tecnici e tecnicistici, spesso senza partire dai presupposti etologici e comunicativi che sono alla base della presa di coscienza della più intima natura del nobile animale e, conseguentemente, di una relazione efficace e consapevole con la sua alterità.
Nello stesso campo della riabilitazione equestre la fredda indicazione del cavallo come “strumento” o “mezzo” rischia di snaturare la sua presenza viva ed affettivo-empatica, e tutte quelle potenzialità intrinseche alla relazione con il nobile animale che travalicano la mera stimolazione neuromotoria dettata dal movimento equino.
Le peculiarità, la conoscenza dei codici comunicativi che vengono messi in atto nella relazione uomo-animale, i bisogni non solo di tipo fisiologico-alimentare, ma soprattutto di tipo psicologico, sono aspetti che troppo spesso vengono risolti in poche battute e demandati a data da destinarsi perché la vera attenzione è focalizzata al montare in sella o apprendere procedure o tecniche…
Nel limite del possibile e probabilmente controcorrente rispetto ad altre realtà più attaccate al tecnicismo ed alla ricerca dell’ampia conferma di un pubblico che vuole considerare il cavallo come oggetto per il raggiungimento di personali soddisfazioni ed obiettivi, desideriamo sottolineare l’importanza del rispetto del cavallo nella sua generale natura etologica e nella relazione con l’essere umano, ancor più se quest’ultimo presenta delle debolezze che possono essere compensate da una relazione alla pari e nel pieno rispetto reciproco, senza fruizioni di tipo strumental-commerciale, ma nel piacere di vivere esperienze di crescita umana e di sviluppo di abilità residuali in un contesto neutro, dall’alto impatto emozionale e fortemente stimolante.
Un piacere che non può essere univocamente riferito all’uomo, ma che deve diventare –nel limite del possibile- elemento essenziale anche per l’animale che, pur impiegato in attività al servizio delle persone, presenta dei diritti inconfutabili, uno tra tanti il diritto di una condizione di benessere psichico in linea con i basilari standard etologico-ambientali; ci si riferisce ad esempio ad una mole di lavoro commisurata con le reali potenzialità e peculiarità del singolo soggetto preso in considerazione, una sufficiente tempistica di relax in recinti ampi e con la compagnia di altri cavalli, una fruizione dell’animale consapevole e non soverchiante, e molto altro…
Tutte le possibili sinergie con le varie realtà associazionistiche che operano nella sensibilizzazione al benessere del cavallo e dell’adozione di soggetti in cerca di una nuova casa è ovviamente incentivata dal nostro movimento perché riteniamo importante il tema del rispetto del cavallo e della sua natura alla pari del principio che a nessuno –umano o animale che sia- possa essere tolto il diritto di avere una seconda possibilità.
Tra i tanti cavalli in adozione esiste infatti una certa percentuale di soggetti che, opportunamente rieducati all’interazione efficace con l’uomo e desensibilizzati ad un lavoro a diretto contatto con i più deboli, possono rivelarsi dei grandi alleati nel venire “ricollocati” nel settore dell’ippoterapia o attività similari, pur con i “normali” problemucci ed acciacchi dovuti all’età o conseguenti a vissuti non propriamente rosei: una possibile opportunità che, per unire sodalizi e mission apparentemente lontani ma potenzialmente affini per il raggiungimento di un obiettivo comune!
Il tema del rispetto del cavallo non può ovviamente chiudersi con queste basilari considerazioni; riteniamo però che possano esserci margini di confronto e tolleranza all’argomento pur fruendo di un animale a scopi ricreativi, sportivi o di servizio alla persona.
Non vogliamo dimenticare i recenti pronunciamenti ministeriali sulle linee guida riferite alle normative, regole e progetti di tutela del cavallo, ivi inclusi i progetti di legge atti a riconoscere il cavallo come animale d’affezione per impedirne la macellazione: spunti che evidenziano una sensibilità sempre più diffusa verso i temi del rispetto del cavallo e degli equidi in generale.
Il cavallo ha bisogno di vita sociale, di contatto con i suoi simili, ha bisogno di camminare tanto, di ricercare erba da brucare, acqua da bere…
È possibile che ancora debbano vivere in box, di cemento(!) piccolissimi, dove non vedono niente intorno, girando come tigri in gabbie e subendo la nostra ignoranza e mancanza di sensibilità?
In Italia sembra che ancora il concetto di “Offenstall”, letteralmente “stalla aperta” fatichi a prendere piede. Occorre capire meglio il concetto e tutto lo studio per realizzare “strutture per cavalli in movimento”: “Bewegungsstall” vuol dire che i cavalli effettuano percorsi relativamente distanti per approvviggionarsi di acqua, in altri punti di fieno e/o paglia con slow-food feeder(rete per fieno), con variazioni del fondo con terreno di diverse nature per la salute degli zoccoli, diverse aree per allungarsi…
Mi piacerebbe vedere più strutture del genere in Italia!
Non ho trovato nessun testo sulle stalle aperte e sulle strutture per cavalli in movimento. hai dei consigli?
Spiacente… Lontani ricordi mi portano a pensare ad uno stile che ha qualche assonanza con “paradise stables”… Si tratta di un vero e proprio stile di gestione naturale del cavallo ma -mea culpa- non ricordo il nome. Mi informerò pur sperando nella collaborazione degli altri amici del blog 🙂
finalmente si apre questo tema che noi, come èquipe Metodo Elide Del Negro seguiamo da tanti anni. Finalmente il cavallo non è più solo un “mezzo” un “oggetto utile” ma un essere vivente che va rispettato, con il quale si può relazionarsi anche senza necessariamente salire sulla sua groppa, che collabora con noi e con i nostri ragazzi. Noi lavoriamo con cavalli che vivono in branco, all’aria aperta con spazi ampi dove poter correre e vivere da…cavalli. I nostri ragazzi imparano cosa significa vivere secondo le stagioni, seguire il cavallo nel suo prepararsi all’inverno o alla primavera, giocare con lui, osservarlo, secondo i tempi lenti che la natura insegna. Grazie a Equitabile molti temi su cui da anni abbiamo cercato di lavorare e diffondere iniziano ad essere proposti a un pubblico sempre più vasto. Grazie