Il buon istruttore è abituato a gestire le situazioni che hanno origine da una caduta da cavallo ed è capace –per esperienza ed a seguito di un breve monitoraggio del cavaliere- di scindere le situazioni che si risolvono con una pacca sulla spalla ed una bevuta gentilmente offerta dal malcapitato, da quelle complesse, che hanno prodotto reali danni.
Detto questo e concentrandosi alle sole situazioni che non determinano ripercussioni reali sul praticante, la cosa più saggia è quella di far risalire in sella il praticante, magari facendogli prendere fiato e nuova fiducia in se stesso e col cavallo che lo ha appena disarcionato; ipotizziamo in questo scritto un animale emotivamente stabile, che abbia scartato per spavento o per evitare una particolare situazione, non certamente un cavallo ancora “in aria” che possa riproporre una nuova caduta!
Riprendere esercizi più semplici per riaffermare il controllo della situazione da parte del cavaliere e, una volta più rilassato, ripercorrere quanto accaduto elencando le circostanze che hanno determinato la caduta da cavallo, sostenendo i suoi eventuali errori e suggerendo la modalità corretta di risoluzione dell’imprevisto. Questa la linearità di intervento per riprendere in mano il controllo delle emozioni, del proprio operato e dell’animale.
E’ importante ricompensare con fiducia l’allievo che ha subito una caduta da cavallo e farlo verbalizzare “a freddo” sul suo vissuto.
Da evitare la creazione del “libro nero dei cavalli cattivi”: spesso accade che i cavalieri facciano una selezione dei cavalli della scuola, dividendoli tra quelli che permettono buone e sicure esperienze e quelli che hanno creato “malumori”… Può essere il caso temporaneamente di accondiscendere ad un cambio cavallo (non certamente dopo la caduta!!!) nelle lezioni successive sempre per facilitare una rinnovata presa di coraggio, sempre con l’obiettivo di riprendere il “vecchio” cavallo caduto nel “libro nero” per rimettersi in gioco.
Tante, troppe sono le condizioni e le variabili che portano a rivedere un programma di istruzione di base; è da sottolineare che l’istruttore deve essere anche un po’ psicologo ed è chiamato ad essere elemento facilitante nell’esperienza equestre del suo allievo. La vecchia mentalità tipica della vecchia scuola dell’urlare dietro un allievo in difficoltà, il non sostegno emotivo dei suoi vissuti ed una certa superficialità dettata dal “rango” sono ormai sorpassate perché l’obiettivo dovrebbe essere quello di lavorare su persone, non soldati!
E se chi subisce una caduta da cavallo è un praticante disabile?
Quanto detto in un precedente articolo sulle componenti emotive e psicologiche che si vanno ad innescare è valido in linea generale anche se il cavaliere che ha subito una caduta da cavallo è caratterizzato da forme di disabilità o disagio; va da se che i livelli di protezione e prevenzione debbono essere molto più alti, simili ad un intervento rivolto ad utenti giovanissimi.
In questa circostanza è da differenziare l’attività più “rieducativa” rivolta a soggetti con maggiori difficoltà intellettive, di consapevolezza in ciò che fanno e di prontezza nel risolvere le situazioni, da quella di tipo “sportiva”, dove il praticante ha terminato le fasi preliminari (alcune volte che hanno previsto anni di lavoro nello sviluppo di abilità tecnico-adattive) e viene incentivato ad una equitazione più consapevole.
Siano attività che prevedono il lavoro autonomo o meno vi possono essere situazioni che, pur con il cavallo tenuto a mano, portano alla caduta da cavallo. Si vuole sperare che questi eventi siano riconducibili ad una imprevedibilità contingente, non certamente riferite ad incapacità, superficialità o imperizia del tecnico; al di la delle variabili che determinano la caduta da cavallo è importante verificare molto accuratamente lo stato del malcapitato che spesso non si spiega bene sulle sue reali condizioni o viene sopraffatto da comportamenti forti, dettati da emozioni spesso incontrollabili.
Anche in questo caso si pone l’attenzione sulle cadute che fanno “battere forte il cuore” ma che non comportano reali danni fisici.
Gli aspetti emotivi con questi utenti sono estremamente importanti, forse più che nei cavalieri normodotati: questo perché la difficoltà nel verbalizzare, ripercorrere quanto accaduto e riequilibrarsi emotivamente possono essere un grande ostacolo da superare per riprendere fiducia nel cavallo e nelle attività in sella.
Spesso si assiste ad una regressione nelle performance e nell’efficacia partecipativa alle attività, spesso si riconsolida il rapporto con il proprio cavallo nel riprendere molto lavoro a terra ed una conseguente ripresa delle attività in sella in modalità più tranquilla e sicura…
Se il rapporto con l’operatore di riferimento è di livello e vi è una consolidata fiducia da parte dell’allievo debole (e della sua famiglia!) è possibile riprendere le attività come se non fosse mai successo nulla di ansiogeno e superare la caduta da cavallo in modo pressochè totale.
[…] di fronte ad una caduta da cavallo? E se il cavaliere è caratterizzato da disabilità? Nel prossimo articolo tratteremo questo particolare […]