Si ritorna a un lunedì di vita quotidiana dopo un week end “diverso”… In cui si è parlato anche – appunto! – di diversità, ma più che altro si è preso respiro sulla vastità di punti di vista e sulle tante possibilità che si possono offrire, e ricevere. Su quanto sia difficile incasellare un lavoro che è soprattutto relazione e comunicazione e perciò, per sua stessa natura, vastissimo e carico di sfaccettature. I cui unici limiti sono determinati dai limiti della creatività individuale.
Un week-end che ci ha portati a riflettere su quanto sia bello e gratificante lo scambio e su quanto sia piacevole accettare l’altro senza dovere necessariamente scavare nei suoi perché, o volerlo cambiare: accettandolo realmente per quello che è ma puntando a fornirgli strumenti che esaltino la sua dignità di persona e incentivino la sua autonomia.
Ho partecipato al corso per mediatori equestri EQUITABILE® ed è stata davvero un’esperienza unica. I due giorni di corso sono volati e vedere riunite persone di tutta Italia, provenienti da ambienti e ambiti professionali diversi (ma con in comune l’interesse per il sociale e un’attenzione al cavallo) è stato decisamente arricchente. Bello vedere che ci sono tante sensibilità diverse con fini simili.
Il sabato mattina è iniziato alle 8.30, riuniti all’ingresso della sede delle lezioni teoriche. Muniti di carta e penna da Simona, una delle responsabili e docenti del corso, siamo andati nella stanza che ci ha accolti per la maggior parte del tempo. Primo aneddoto: un leggero ritardo (in verità non dipendente da loro ma da un problema di traffico sul loro tragitto) di due simpatiche amiche Svizzere che hanno deciso di entrare immediatamente nello spirito del “rompere gli schemi”… Ed è stata questa l’occasione per parlare dei clichè (stereotipi) che spesso offuscano la realtà delle cose e le peculiarità del singolo, al di là dei luoghi comuni -non solo riferiti alle “nazionalità” o appartenenze locali- ma anche in merito alle “etichette” che spesso vengono appiccicate a molte persone, o tipologie di persone.
La mattina è volata con una lezione di Roberto che ci ha introdotto all’approccio EQUITABILE®, alle diversità, a un discorso di etichette e di quanto possano essere limitanti e svilenti. Ha spiegato quanto possa essere utile rompere gli schemi proponendo diversi approcci alle situazioni (ma questo ce lo avevano appena insegnato le Svizzere…).
La lezione, che poi è declinata anche in scambi interessanti, è stata vivace, tenuta da docente preparato e con un atteggiamento non giudicante che, anzi, ci ha tenuto a precisare come, nel “diverso”, siamo inclusi tutti… Perché siamo tutti diversi e abbiamo tutti degli handicap, delle cose che altri sanno fare e noi no.
Il nostro calendario, causa maltempo, è stato messo un po’ in discussione e ridefinito all’ultimo: il brutto tempo previsto per la domenica ha fatto optare per anticipare le attività pratiche col cavallo, quindi si è deciso che nel pomeriggio ci saremmo dedicati a queste, posticipando alla domenica la teoria originariamente prevista per il sabato pomeriggio.
La pausa per il pranzo ha visto uno smistamento dei partecipanti al corso: chi è andato in pizzeria, chi al ristorante. Personalmente mi sono spostata direttamente presso il maneggio dove erano previste le lezioni pratiche, sede delle lezioni pomeridiane, e ho consumato il mio pasto nella Club House chiacchierando con una veterinaria molto sensibile al rispetto del cavallo. Nel frattempo Roberto, Loredana e Simona (i nostri docenti) chiacchieravano e discutevano del loro lavoro; che, più che un lavoro, mi pare sia per loro proprio una vera passione…
Nel pomeriggio ci siamo avvicinati alle scuderie per continuare il corso mediatori equestri. In campo abbiamo osservato gli oggetti che si usano per creare i giochi per i bambini e poi, divisi in due gruppi, ci siamo occupati delle norme di sicurezza nella gestione del cavallo: la presa dal box, la conduzione in scuderia e il grooming.
La mia insegnante è stata la bravissima Loredana: chiara, precisa nelle indicazioni e molto competente. Nonostante un febbrone da cavallo (per restare in tema) aveva anche le energie per mettere dolcezza in tutto quello che faceva e per non far sentire nessuno fuori luogo, anche chi magari con i cavalli aveva poca esperienza.
Personalmente ho apprezzato moltissimo il fatto che giustificasse ogni indicazione data, in modo da renderla più fissa nella memoria. Naturalmente la compiacente Linda, l’avelignese che si è prestata da “cavia” per la nostra metà di gruppo (l’altra metà svolgeva le medesime attività intorno alla bellissima cavallina nera e pelosa di nome Angelina) era una perfetta partner per questo tipo di lezione. Educatissima, non poteva nascondere un certo interesse per la possibilità di mangiare qualcosa che sarebbe potuto emergere dal suo beauty!
La parte più divertente del pomeriggio è stata, probabilmente, quella che ci ha visti tutti coinvolti in un gioco. A turno dovevamo inserire le mani in uno scatolone, del quale non vedevamo (né sapevamo) il contenuto, per individuarne gli oggetti contenuti. Siamo tornati tutti un po’ bambini in quel momento. Scene divertenti di chi ritraeva la mano spaventato, mentre una buffa tensione da anticipazione cresceva. Chi si preoccupava, chi si guardava con aria come a dire “io non l’ho mica capito cosa ho toccato”, chi sdrammatizzava ridendo e chi affermava di aver sentito un animale nella scatola. Insomma: il contenuto della scatola si trasformava per alcuni, mano a mano che veniva il proprio turno, in ciò che più temevamo di trovarci dentro!
Naturalmente, lo scopo dell’attività, oltre ad alleggerire la giornata e a riportarci al senso del gioco, era quello di escludere il senso che per noi è generalmente preponderante: la vista. Lo scoprire, prima di concludere la giornata, la banalità degli oggetti contenuti nella scatola, è stato sorprendente.
La domenica si è svolta con lezioni in aula, in cui si alternavano Simona e Loredana. Ci hanno parlato di etologia, di possibili modi per strutturare dei progetti di mediazione equestre e ci hanno fornito tantissime nozioni e strumenti per entrare nell’ottica di questo mondo così vasto e variegato.
Al di là delle cose che abbiamo imparato, ho trovato particolarmente toccante quando le due ragazze facevano riferimento “ai loro bambini”, “ai loro ragazzi” con un orgoglio e un affetto tutto particolare, raccontando piccoli episodi per fornirci esempi ma anche per lasciare qualcosa di sé, trasmettendo una capacità di accettazione ben al di là di un’esigenza di comprendere o cambiare. È qualcosa di molto distante dal mondo di oggi ed è una piccola perla.
Penso che questo corso per mediatori equestri, a prescindere da come ciascuno di noi ne farà uso nel proprio quotidiano o lo inserirà in un proprio percorso personale, faccia riflettere molto su quanto ci si ostini a cambiare cose che magari vanno solo prese e accettate per come sono. E che si possono anche integrare.
dott.ssa Valeria Foglino
Blogger Equestre
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