In questo articolo parleremo di disagio giovanile, delle possibili ripercussioni sull’identità e sul senso di appartenenza in una società percepita dalle nuove generazioni come potenzialmente ostile.
Il rischio è quello di innescare situazioni comportamentali, relazionali ed emozionali che possono sfociare in comportamenti devianti; l’interazione con il cavallo, in un clima di educazione informale, può dare risposte al senso di inadeguatezza e scollamento dalla realtà.
Ansia e depressione sono diventati disturbi imprescindibili dell’era moderna e spesso, in modo più blando e meno drammatico rispetto a quello psicopatologico ma comunque ugualmente doloroso, assistiamo ad un incremento del senso di vuoto e di anedonia soprattutto nei giovani.
Il disagio giovanile ha interessato ogni epoca in modo diverso perché preoccupa in ogni epoca e in modi diversi le famiglie coinvolte.
La Società moderna sembra spingerci in avanti, quasi a volerci strappare via dalla nostra stessa pelle allontanandoci dai nostri pensieri e dalle nostre emozioni ma nonostante questo ci sentiamo costretti al dover essere felici a dover mascherare le nostre insoddisfazioni, le quali hanno raggiunto proporzioni ingannevoli.
Siamo perennemente insoddisfatti perché la Società ci rende troppo semplice il vedere esauditi i nostri desideri e così siamo sempre dietro a rincorrerne dei nuovi, ad alzare l’asticella che ci porterà inevitabilmente a sentirci vuoti, impotenti, tristi e insoddisfatti.
Questo è ciò che accade, non siamo in grado e spesso ancor di più non lo sono i giovani, di elaborare i lutti che la vita quotidianamente ci sottopone.
Ogni giorno assistiamo ad un lutto: un esame fallito, un trasferimento, un’amicizia finita, un divorzio, un lavoro concluso, una perdita improvvisa. Ogni giorno ci viene chiesto di imparare a lasciare andare, di imparare a riconoscere le nostre emozioni e di imparare dalle situazioni.
I modelli che purtroppo vengono offerti dai mass-media non sono sicuramente istruttivi e facilitanti ai fini di un miglior raggiungimento degli obbiettivi sopra citati.
In questo ultimo anno di studi e di riflessioni, ho avuto la possibilità di avvicinarmi al bellissimo ed affascinante mondo della riabilitazione equestre e di appassionarmi sempre di più a questo splendido animale che è il cavallo.
Il cavallo è ormai stato riconosciuto nel suo potente ruolo di facilitatore dal punto di vista anatomico, funzionale ed emotivo.
Questo animale come molti sapranno già, in natura, quindi allo stato brado, è una preda e proprio per questo motivo nel suo DNA tutto funziona seguendo questa linea di sviluppo che gli ha donato nei tantissimi anni di evoluzione, la capacità di percepire le emozioni, le intenzioni e gli stati d’animo degli esseri viventi che ha davanti.
Ultimamente è stata dimostrata anche la capacità del cavallo di riconoscere e di reagire in maniera pertinente alle espressioni del volto, sopratutto a quelle che mostravano emozioni di rabbia/ aggressività, delle persone.
Il cavallo dunque ha già la chiave giusta per poterci facilitare nella scoperta di noi stessi. Pensate ai ragazzi che passano giornate intere davanti ai loro smartphone, ai loro giochi online, ai loro social networks a lasciarsi inglobare dal vuoto.
Non è questa una vera e propria forma di disagio giovanile?
Immaginateli ora a prendersi cura di un animale come il cavallo, pensateli nel bellissimo e responsabilizzante lavoro del prendersi cura di qualcuno di così grande ed imponente che allo stesso tempo si sta indirettamente prendendo cura di loro, permettendogli di entrare maggiormente in risonanza con le loro stesse emozioni.
Il cavallo è un animale splendido ma anche difficile e non perde occasione di cercare di farti capire quali siano le tue incongruenze interiori, usando però la calma.
Questo animale sa mettere di fronte all’imprevisto e chiede di risolverlo senza panico ma con calma, decisione e rispetto per noi stessi e per lui.
Il crescente disagio giovanile, l’incapacità di far fronte alle emozioni che derivano da un evento improvviso può trovare un netto sollievo dal lavoro dei ragazzi con il cavallo.
Lo sport, in generale aiuta i ragazzi a socializzare, a prendere consapevolezza di regole, tempi, relazioni e anche del proprio corpo ma non tutti gli sport ti mettono di fronte alla necessità di rialzarti in piedi fisicamente quando cadi, di rialzarti con la voglia di battere lo spavento preso, di comprendere il motivo di quella caduta senza dare la colpa al proprio compagno ( il cavallo in questo caso) o a chissà che cos’altro.
Se cadiamo, nell’equitazione, sappiamo che al 90% delle volte è a causa nostra, di un nostro errore di valutazione, di una nostra disattenzione o distrazione. Anche la caduta è un fallimento, un lutto (cioè un ridimensionamento della nostra immagine di Io infallibile), un evento improvviso che ci causa paura e disagio, che fa aumentare i nostri battiti cardiaci.
Risalire in sella dopo aver dato una rincuorante pacca sulla spalla del proprio cavallo ci insegna ad essere padroni di noi stessi, delle nostre emozioni e ci insegna ad essere responsabili durante lo svolgimento di un compito.
Dunque oserei dire che il cavallo permette un rafforzamento dell’identità di chi sperimenta con lui un coinvolgimento relazionale.
Insegna la responsabilità, il prendersi cura e la coerenza. Insegna anche a tenere sempre in mente la possibilità dell’imprevisto che nonostante ciò non perde la sua prerogativa di imprevedibilità.
Così proprio come nella vita sappiamo che lungo il nostro percorso incontreremo ostacoli ed situazioni al di fuori del nostro controllo, come sappiamo che prima o poi dovremo fare i conti con l’inevitabilità di doverci interfacciare con l’imprevisto maggiore: la morte, che nonostante sia presente nella nostra vita dal nostro concepimento in avanti, non cesserà mai di presentarsi improvvisamente, trovandoci costantemente impreparati, proprio come la caduta da cavallo che per quanto possiamo tenere a mente, ci troverà sempre sorpresi nel momento in cui verrà a presentarsi.
Il disagio giovanile può trovare moltissime espressioni, il bullismo, la fobia sociale, la fobia scolastica, dispersione scolastica, l’abuso di sostanze stupefacenti, disturbi del comportamento alimentare, attuazione di comportamenti autolesionisti o antisociali.
Tutte queste situazioni, sono il punto di arrivo di altri punti di partenza, tra questi, ad esempio, si può riscontrare la mancata elaborazione dei lutti, la crescente alessitimia propria dei nostri giovani, incomprensioni familiari.
Tutti questi “punti di arrivo” però hanno in comune l’un l’altro, la rabbia e l’aggressività auto (es. comportamenti autolesionisti) o etero diretta (es. bullismo). I nostri ragazzi sono arrabbiati senza saperlo davvero e senza dunque capire come dare voce a questo loro malessere.
Quando il cavallo scioglie i nodi del disagio giovanile
Come già detto, il cavallo è in grado di sintonizzarci sul canale delle nostre emozioni, senza interferenze di sottofondo.
Lo sport dalla sua insegna l’importanza del rispettare le regole, gli altri, insegna i valori e la responsabilità, in un clima che non è quello a volte ansiogeno e competitivo del contesto educativo ma quello della scuderia, che anzi favorisce la socializzazione, la cooperazione con altri ragazzi e con gli animali nel rispetto dei tempi, dei modi e degli spazi altrui.
Imparare a pulire un cavallo, secondo una precisa sequenza, prendendosi cura anche dei box e razionando il giusto quantitativo di cibo, permette ai ragazzi di responsabilizzarsi indirettamente anche nella gestione della loro quotidianità favorendo la capacità di indipendenza.
Lavorare da terra e poi in sella con il cavallo insieme ad altri ragazzi, insegna l’importanza della cooperazione, l’astenersi dai giudizi, la gestione dello stress e dell’imprevisto del quale viene richiesta una soluzione tempestiva ed efficace senza farsi pervadere da sensazioni di ansia.
Lavorare da terra col cavallo, espone ancora più fortemente alla funzione “riflettente” tipica di questo animale e quindi il ragazzo si troverà a doversi necessariamente ascoltare nel profondo.
Cosa ancora più importante, il cavallo parla la lingua della calma e del rispetto. L’aggressività, la rabbia sono emozioni che risuonano in lui in modo fortemente negativo attivando risposte che spesso si palesano in veri e propri agiti.
Il bullismo ad esempio trova la sua controparte nel lavoro di squadra che verrà a crearsi in scuderia tra cavaliere e cavallo ma sopratutto tra cavaliere e cavaliere dove anche la persona con problematiche più o meno evidenti o differenze di qualsiasi tipo, può lavorare insieme a tutti gli altri in un clima di accettazione delle differenze di ognuno, dei propri punti di forza così come anche dei punti di debolezza.
La fobia sociale, la fobia scolastica che portano i ragazzi ad un crescente ed invalidante isolamento possono trovare una possibilità di “ammorbidimento” tramite questa attività, emozionalmente accogliente e assolutamente non competitiva che, quando stressogena, non lo è perché incentrata sulla base dei giudizi riguardo le presunte capacità mancate del cavaliere ma riguardo la percezione del proprio senso di autoefficacia, le dimensioni dell’animale e l’iniziale difficoltà nel cercare di conoscerlo e di farsi conoscere, scoglio che può essere tranquillamente sorpassato proprio grazie al cavallo stesso e all’aiuto di un operatore adeguatamente preparato.
Le elaborazioni dei lutti hanno bisogno di tempo per guarire ed hanno sopratutto la necessità di dover attraversare dei passaggi obbligati per poter affievolire quel senso di vuoto, di rabbia, di dolore e di vergogna che si prova.
Il cavallo insegna l’importanza del tempo e aiuta a leggere le proprie emozioni senza paura; permette a chi si prende cura di lui, di prendersi cura di se stesso.
Nelle varie forme di disagio giovanile, come in molti altri ambiti riferiti al disagio psicologico in generale, il cavallo può quindi fornire molte risposte per il benessere umano. Il tutto se proposto in modo consapevole e strutturato in chiave educativa e da professionisti sensibili e formati per facilitare il raggiungimento di esperienze costruttive e positive per il raggiungimento di una maturazione della personalità ed identità personale.
dott.ssa Federica Burattini
Operatrice di Equitazione Integrata® EQUITABILE®
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