Si avvicina inesorabilmente il periodo più freddo dell’anno, quello che divide i veri appassionati e temerari della pratica equestre a tutti i costi da coloro i quali preferiscono mettere in pausa i loro allenamenti in sella per riprendere nella stagione più favorevole.
Molti lettori, soprattutto i più temerari e “malati di cavallo”, penseranno da subito che l’unica discriminante è la passione per l’equitazione, quella sindrome inspiegabile che esclude qualsiasi motivazione come giustificata per non montare regolarmente in sella.
Certamente la passione è il vero volano che permette di superare qualsiasi ostacolo, mettendo in condizione il vero patito di presentarsi in maneggio anche in condizioni climatiche proibitive, spesso solo per andare a trovare il proprio cavallo o per respirare un po’ di “profumo di storia”.
Proseguire l’ippoterapia in inverno? Si ma non per tutti!
Quando ci riferiamo all’equitazione integrata® praticata da cavalieri “deboli” dobbiamo considerare che questi ultimi sono spesso soggetti più cagionevoli dei loro coetanei cosiddetti “normodotati” e, in taluni casi, si trovano ad essere caratterizzati da patologie concomitanti ai loro disagi o disabilità, che li espongono maggiormente al rischio di patologie da raffreddamento con possibili evoluzioni veramente pericolose.
A parte specifici casi, qualora il maneggio abbia a disposizione una struttura coperta (in taluni casi anche riscaldata) che permetta la continuità della pratica equestre anche in caso di pioggia, terreno gelato o neve, è possibile prevedere una continuazione delle attività in sella.
Questo soprattutto per garantire il regolare svolgimento del progetto sul singolo cavaliere, ma anche per preservare quelle “sane” abitudini che –per certi soggetti- rappresentano “sicurezze” che aiutano a scandire i ritmi delle attività giornaliere o settimanali di questi nostri ragazzi.
E’ da accennare che alcuni centri di ippoterapia prevedono un periodo di pausa invernale proprio in concomitanza di periodi più freddi dell’anno, vuoi per mancanza di strutture adeguate a garantire la continuità del servizio, vuoi per politica organizzativa…
Come sopra accennato, a parte alcuni casi di giovani particolarmente cagionevoli o immunodepressi, il freddo non può essere un alibi per bloccare temporaneamente un’attività così importante come quella di equitazione integrata® per soggetti deboli poiché il calore naturale del cavallo, il suo movimento e gli esercizi motori proposti in sella contribuiscono a mantenere caldo il cavaliere; in aggiunta l’essere dotati di un abbigliamento consono, termico e “a strati” permette di evitare al massimo stati di raffreddamento che sono l’anticamera di influenze e stati febbrili tipicamente invernali.
Si crede che l’attività in sella di per sé non possa essere annoverata come fonte di rischio influenzale: i problemi potrebbero insorgere di fronte ad un raffreddamento conseguente ad una sudata (non certamente il nostro caso, visto che le attività proposte prevedono un dispendio energetico limitato) o relativi ad una lunga esposizione al freddo in attesa di montare a cavallo o successiva all’attività vera e propria in sella.
Al contrario, la continuativa pratica dell’attività equestre anche nei periodi più freddi, generalmente contribuisce a rafforzare le difese immunitarie dei nostri cavalieri: molti sono infatti i riscontri degli stessi genitori sul miglioramento della salute del loro figlio, sulla sviluppata capacità di contrastare gli stati febbrili e di raffreddamento, spesso riducendone la durata e/o la gravità dei normali stati influenzali ai quali erano abituati in precedenza.
Per tirare le somme, il genitore che introduce il proprio figlio all’attività equestre “adattata” deve prevedere che prima o poi arriverà il freddo e dovrà essere presa una decisione (meglio se concordata con il referente del centro equestre) sulla continuazione o meno della pratica nel periodo invernale. Dovrebbe cercare di essere il più imparziale possibile considerando tutti i pro e contro dell’attività, senza eccedere nell’iper-protezione -spesso inopportuna- magari affidandosi al parere del medico di famiglia o pediatra per un consiglio spassionato.
Ultimo aspetto –ma non per importanza- è quello riferito alla condivisione del “problema” con lo stesso attore protagonista del progetto rieducativo, il figlio, colui che certamente potrà fornire valide indicazioni sulla volontà o meno di proseguire il proprio percorso equestre anche nei mesi più freddi a dispetto -o meno- del “rischio” di imbattersi in un raffreddore o influenza che probabilmente lo metterà a riposo forzato per qualche giorno, pronto per riprendere le consuete attività una volta terminata la malattia.
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