L’equitazione per disabili è una pratica che ha avuto origine sotto il profilo riabilitativo, presente in Italia sin dagli anni ’70, ma che può evolvere ad un livello sportivo ludico-amatoriale con picchi di alta performance che possono portare sino all’agonismo vero e proprio.
La magica e più conosciuta vetrina delle Paralimpiadi conferma quanto le persone- atleti caratterizzati da disabilità possano partecipare a competizioni sportive identiche alle più conosciute Olimpiari, nel pieno spirito sportivo ed attraverso particolari coefficienti di abilità (dettati dalle loro caratteristiche motorie) che permettano a tutti i partecipanti una reale opportunità di vittoria.
Attraverso il cavallo e specifiche tecniche promosse da personale qualificato è possibile agevolare il recupero psicomotorio e delle abilità residue di persone con la sindrome di down, autistici, persone con disturbi motori, psichici o alimentari e molto altro…
L’equitazione per disabili è riconosciuta prevalentemente con il termine di ippoterapia, ma bisogna fare un chiarimento molto importante perché questa dicitura indica solo una delle fasi di un percorso più complesso e differenziato da specificità e obiettivi ben distinti.
Le differenti fasi dei progetti equestri rivolti a persone con disabilità o disagio sono:
- Matèrnagè: questa attività avviene quando il soggetto è ancora molto piccolo, dai 18 mesi fino ai 6-8 anni. Attraverso il Cavallo, il bambino attua il processo di cambiamento che lo porta al distaccamento progressivo dalla madre, l’operatore in sella con il giovane utente, lo terrà con il viso rivolto verso la sua pancia e nel momento in cui si vuole separare, darà dei segnali per far capire che vuole girarsi, questo è il momento in cui avviene il primo passo verso una crescita costante e positiva. Nella seconda fase il bambino verrà posizionato nella direzione del movimento del cavallo e si proseguirà il lavoro sempre in sella insieme per una progressiva consapevolezza dell’IO, dello spazio-tempo e della conoscenza dell’ambiente circostante. Alcune circostanze portano a proseguire l’intervento di matèrnagè anche oltre i 6-8 anni quando ci si rivolge a soggetti -spesso affetti da paralisi cerebrale infantile– con difficoltà a mantenere l’allineamento capo-tronco, necessitando di una maggiore presenza fisica del tecnico nell’intervento. Tutto questo può proseguire essenzialmente fintantoché il soggetto è facilmente gestibile dall’operatore e fino a che le proporzioni ed il peso sul dorso dell’animale consentono un lavoro in sicurezza e nel pieno rispetto dell’animale.
- Ippoterapia: si ha quando gli utenti hanno necessità di operare su loro stessi, migliorando il corpo e la mente, inoltre, è approfondito il rapporto con il Cavallo instaurando una profonda amicizia con esso. È un tipo di intervento dove il soggetto fruisce passivamente del movimento tridimensionale e basculante del cavallo e dove non viene particolarmente ricercata una partecipazione “spinta” e consapevole alle attività.
- Riabilitazione equestre: livello più avanzato di un percorso di equitazione per disabili. Gli utenti, seguiti e affiancati da un educatore seguono un percorso approfondito di conoscenza con se stessi e con il mondo equestre, dove la partecipazione ed efficacia sul cavallo diventano sempre più fini, consapevoli ed attivabili, sino a giungere a buoni livelli di guida e gestione dell’animale, sia da terra che in sella. In questa tappa, possiamo trovare anche il volteggio, in cui Cavallo ed essere umano sembrano volteggiare in un’unica danza, quasi come fosse una cosa sola.
- Fase pre-sportiva: gli utenti si affacciano ad un intervento di tipo ludico sportivo che diventa progressivamente più indirizzato al benessere ed alla ricreazione perdendo quella spinta progettuale di tipo assistenziale che caratterizza le fasi precedentemente esposte.
L’equitazione per disabili è sottoposta a continue ricerche e studi scientifici, prendendo in esame utenti con diversi tipi di patologie per valutarne gli effetti sulla salute, riduzione delle condizioni deficitarie e miglioramento del benessere psico-fisico.
Naturalmente, i lavori vengono eseguiti con il massimo rispetto per le persone che desiderano migliorare la loro qualità di vita e prendendo in considerazione le loro difficoltà e le loro problematiche intrinseche. Queste verifiche, hanno lo scopo di permettere il progresso in campo scientifico del lavoro che si svolge in collaborazione con i cavalli e, grazie alla loro presenza -e soprattutto pazienza- molti soggetti migliorano le loro abilità residue, riuscendo a integrarsi con più facilità nei diversi contesti sociali dove interagiscono.
I benefici dell’equitazione per disabili
A questo punto, e non meno importante, è opportuno parlare dei benefici derivanti dall’attività equestre per disabili. Montare a cavallo, con calma, rispetto e secondo le basilari regole imposte dalla tecnica equestre “adattata” ai bisogni speciali del singolo, permette di ottenere moltissimi vantaggi.
Sul piano psicologico:
• Miglior concentrazione e sicurezza;
• Maggior serenità mentale;
• Rilassamento psico-fisico dovuto al movimento del cavallo;
• Acquisizione di un’immagine corporea corretta;
• Successi personali dovuti al continuo e costante miglioramento di se stessi;
• Maggior autonomia ed autostima personale;
• Il miglioramento delle relazioni interpersonali;
• Acquisizione di un atteggiamento pro attivo;
• Miglior gestione delle capacità spazio-temporali.
In ambito motorio si avranno i seguenti risultati:
• Miglior coordinazione oculo-manuale;
• Eliminazione delle tossine della pelle, attraverso il sudore;
• Rilassamento o rafforzamento della muscolatura (secondo la patologia);
• Maggior coordinazione dei propri movimenti;
• Potenziamento del controllo dell’equilibrio e raddrizzamento posturale;
• Grazie al movimento prodotto dal Cavallo, si avrà un flusso di sangue più fluido e regolare;
• Maggior ossigenazione del corpo e dei suoi tessuti;
• Acquisizione di una posizione corretta a Cavallo.
Bisogna precisare che, nonostante i numerosi vantaggi derivanti dal montare a cavallo, l’equitazione per disabili è ancora, annoverata come una co-terapia che s’inserisce in un programma di recupero psicomotorio, relazionale e socializzante della persona debole.
Sebbene si tratti di una pratica ancor scarsamente riconosciuta come effettivo strumento riabilitativo –e in questo senso le responsabilità andrebbero ad una scarsa divulgazione, a studi scientifici ancor poco definiti e ad una certa percezione sociale di intervento puramente ludico-ricreativo- è importante sottolineare che, il contesto strutturato su base informale (ma sempre sostenta da obiettivi, procedure, valutazioni e verifiche) mostra in modo inequivocabile che l’interazione tra il grande animale e soggetti deboli facilita il loro recupero e reinserimento sociale in un clima demedicalizzato, unito ad un contesto ambientale unico e particolarmente stimolante.
Stefano Terenghi
Operatore del Settore
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