In avvicinamento al 150° anniversario della nascita di Federico Caprilli desideriamo ricordare questa importante figura di cavaliere ed ufficiale di cavalleria, ma soprattutto Maestro ed “Artigiano-Artefice” di un muovo modo di montare a cavallo, uno stile che ha sconvolto il mondo equestre del tempo, inaugurando di fatto una nuova era per l’equitazione “moderna”: il Sistema di Equitazione Naturale.

Prima regola di una buona equitazione: ridurre, semplificare e anche…eliminare l’azione del cavaliere
-Federico Caprilli-

Crediamo sia importante inquadrare brevemente il periodo storico nel quale ha vissuto ed operato il capitano Caprilli, ovvero negli anni 1890- 1907, dalle prime intuizioni al limite del “blasfemo” (essenzialmente osservando i movimenti del cavallo in libertà) per giungere alle successive sperimentazioni che hanno finalmente condotto al riconoscimento ufficiale del suo sistema.

Siamo in pieno decadentismo, la “Belle Époque”: per l’intera Europa un periodo di pace e relativa floridità che ha visto grandi invenzioni e scoperte tecnologiche al punto da infondere nel sentimento comune una percezione di stabilità ed ottimismo per l’avvio di un processo di benessere che avrebbe migliorato la qualità della vita di tutti.

Anche le arti, le scienze e la cultura in generale hanno contribuito a quel clima favorevole sviluppando nuove spinte propulsive.

In ambito equestre, a parte una pressoché ininfluente attività sportiva in sella di pochi nobili o ricchi borghesi, il mondo militare della cavalleria ha avuto l’onere e l’onore di mantenere vive le tradizioni e le conoscenze tecniche fino a quel momento raggiunte.

Si trattava di un’equitazione evidentemente ancorata ad una visione accademica e tecnicistica, tipica di un certo lavoro di maneggio, erede di quello stile barocco che ancor oggi si può vedere a Saumur o presso l’Alta Scuola Spagnola di Vienna: un’equitazione che cercava -con poca fortuna- di adattare i vecchi precetti della tradizione al dinamismo della modernità ed alle possibili nuove esigenze militari.

La differenza tra l’equitazione naturale e quella di scuola consiste nel fatto che, mentre la seconda vuole adattare il cavallo al cavaliere, la prima adatta il cavaliere al cavallo. E’ più facile questo lavoro che quello.
– Federico Caprilli-

Se il mondo dello sport equestre “competitivo” (ancora ai suoi albori, si pensi che i primi giochi olimpici moderni risalgono proprio a quel periodo, 1896) era destinato ad un lungo futuro radioso, quello dell’equitazione militare -intesa come la fruizione del cavallo a scopi bellici- iniziava ad intravedere una certa crisi, viste le nuove tecnologie ed invenzioni di cui sopra abbiamo detto che, declinate in campo militare, avrebbero inevitabilmente reso obsoleta l’arma della cavalleria.

Dall’osservazione del cavallo libero al nuovo modo di montare in sella.

saltoIn questo contesto si va ad inserire la figura e l’azione di Federico Caprilli che, formato ed addestrato a quanto l’equitazione del tempo doveva essere, grazie alla lungimirante disponibilità ed apertura mentale del suo supporter-culturale, Generale Berta, ha avuto la possibilità di sperimentare “fuori dai suoi orari di lavoro” quanto l’intuizione dettata dall’osservazione del cavallo in libertà potesse concretizzarsi in un nuovo modo di montare a cavallo.

Le oltre 400 cadute subite dal tenace ed appassionato Maestro sono la sintesi di ore ed ore di attività sperimentale in sella, un lavoro volto alla ricerca dell’assecondare il movimento e gli equilibri del cavallo, riducendo al massimo l’interferenza sulla sua bocca, anzi, lasciando l’animale libero di assumere gli atteggiamenti e distensioni di incollatura che la sua natura suggerisce.

A cavallo fare e tirare è assai facile e troppo spesso nocivo. Assai difficile, e quasi sempre utile, saper lasciar fare il cavallo e saper cedere in qualunque circostanza […]. Chi è capace di cedere, sempre saprà tirare a tempo debito e nella giusta misura.
– Federico Caprilli-

Per un cavaliere moderno questi principi dovrebbero essere un’ovvietà, il pane quotidiano.

Abbiamo utilizzato il condizionale perché molti conoscono –millantando- la teoria pur cadendo nell’errore di attaccarsi ancora, negli anni duemila, alla bocca del cavallo, altri si aggrappano, assoggettando testosteronicamente con la forza il Nobile Animale pensando che questo sia l’unico modo per “sottomettere” un animale di così grandi dimensioni e dall’altalenante istinto….

Ai tempi di Caprilli i regolamenti militari e gli usi in campo equestre vertevano nel teorizzare e divulgare tutto ciò che di “tecnico” poteva e doveva servire per obbligare il cavallo ad adattarsi al cavaliere, in un clima di innaturalità e sofferenza per l’animale, tale da indurre a comportamenti pericolosi che uniti a richieste ed esercitazioni “improbabili” rendevano la vita e la preparazione tecnica dei cavalieri al limite dell’impossibile.

I tempi per raggiungere i livelli di competenze equestri richiesti dal regolamento erano lunghi, si parla di 2-3 anni di addestramento di una recluta per renderla “abile” a sostenere la battaglia a cavallo… poco economico/ecologico considerando in aggiunta che l’attenzione per l’addestramento in campagna (luogo per antonomasia di scontro delle cavallerie rivali) era ancora marginale.

Con le innovazioni di Caprilli tutto è diventato più semplice, funzionale e comodo, in primis per il cavallo, a seguire per l’intero sistema equestre che in poco più di sei mesi di addestramento vedeva pronto un giovane cavaliere ad affrontare situazioni più attinenti ai bisogni bellici, ovvero una carica come semplici azioni che richiedevano velocità, sorpresa e impatto contro il nemico.

Al di la delle ragioni per le quali il Sistema Caprilli ha ritarato l’operatività dell’arma a cavallo in campo bellico, è nel mondo sportivo che il nuovo stile equestre ha visto maggiori e più ampie evidenze.

Come sopra accennato, questo periodo storico ha goduto di una relativamente lunga parentesi di pace: non vi erano sentori di possibili crisi internazionali sebbene l’allerta restava sempre alta.

L’occasione di pacifici confronti sportivi internazionali poteva essere una valida occasione per far passare comunicazioni indirette ai concorrenti, potenziali nemici in tempo di guerra: “Se vieni battuto in una competizione sportiva, pensa, oh avversario, a cosa potresti incappare in caso di conflitto…”

Gli ostacoli più difficili per Caprilli? Pregiudizio, supponenza ed eccessivo attaccamento alla tradizione.

Nel prossimo articolo parleremo delle tante difficoltà che Caprilli ha dovuto affrontare per vedere finalmente il Suo sistema accettato dai conservatori e dagli alti comandi militari…

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