Terminate le ferie estive, nel lento ma inesorabile ritorno alla quotidianità si ripropone il regolare dubbio su nuove attività da far praticare ai nostri figli; in questo articolo desideriamo parlare dei benefici di andare a cavallo con una particolare attenzione verso i cosiddetti bisogni speciali riconducibili a forme più o meno evidenti di debolezze o fragilità.
Il cavallo è da sempre nel pensiero comune come simbolo di libertà ed occasione per confrontarci con le nostre più intime paure, aspettative, desideri… non è solo “un mezzo” per appagare sterili manie di egocentrismo o di appartenenza sociale!
La percezione comune che l’equitazione sia un’attività costosa ed alla portata di una ristretta élite di pochi fortunati è da sfatare: certamente non può competere con sport di squadra come il calcio, rugby o la pallavolo, ma andare a cavallo con regolarità una volta alla settimana può essere fattibile per molte tasche…
L’equitazione svolta a livelli amatoriali è particolarmente indicata non solo agli adulti ma soprattutto verso i più giovani ed è uno sport completo sotto molti punti di vista. Innanzitutto è l’essenza del contatto con la natura e della motricità all’aperto con un essere vivente che induce a ragionare da nuovi punti di vista e secondo un costante bilanciamento tra due differenti bisogni: quello del cavallo e quello del suo cavaliere.
E’ una insostituibile palestra di vita: tra i benefici di andare a cavallo è da menzionare l’aspetto relazionale ed empatico che si va ad instaurare nel binomio cavallo-cavaliere.
Soprattutto se rivolto ai più giovani, l’acquisizione di nuovi codici comunicativi (e la stimolazione all’osservazione ed interpretazione), lo spostamento dell’attenzione dall’IO verso il nostro compagno di avventure vanno a stimolare processi maturativi di responsabilizzazione, oltre a migliorare la percezione della propria personale autoefficacia ed autocontrollo di fronte a possibili imprevisti ed incomprensioni con il cavallo.
Entrare infatti nell’ottica che ci mettiamo in relazione con un essere vivente che è preda per eccellenza dovrebbe metterci in condizione di comprendere -ovviamente insieme ad un istruttore qualificato che si ponga come traduttore simultaneo e facilitatore di una relazione basata sull’alterità- molte delle possibili reazioni e comportamenti del nobile animale.
Da questo punto di vista imparare a prevenire ed anticipare diventa importante e favorisce una certa autonomia di iniziativa e pianificazione dell’operato.
Quello del prendersi cura di un essere vivente grande, dalla mole imponente, ma particolarmente mansueto e disponibile alla socialità è uno dei più importanti benefici di andare a cavallo: al piacere di raggiungere una sempre più completa padronanza dell’animale in sella e negli esercizi di maneggio si integra questo aspetto che viene spesso denotato come il riconoscimento tangibile del servizio che il nostro cavallo ci offre.
Pulirlo, provvedere ai suoi bisogni fondamentali come l’alimentazione, il condurlo a brucare l’erba ecc.. sono aspetti che fanno la differenza tra una fredda lezione di equitazione ed un lavoro più completo che va a far emergere molte autonomie trasversali, tra le quali sono da menzionare quelle riferite alla sfera affettivo-relazionale ed empatica.
Il cavallo come aiuto per superare alcune fragilità
Molto spesso si iscrivono a corsi di equitazione ragazzini caratterizzati da debolezze non solo dettate da condizioni di disabilità oggettiva, ma conseguenti a deprivazioni (affettive, relazionali o semplicemente di mancanza di attenzione verso il giovane) che inducono a chiusure, problemi psicologici, caratteriali o di tipo attentivo – cognitivo, in certi casi riferibili a sedentarietà e dipendenza – estraneazione da eccessivo gioco con strumenti tecnologici.
Sotto questo aspetto il cavallo e l’attività equestre all’aperto possono dare un valido aiuto nell’incentivare i più giovani a vivere una realtà vera e direttamente partecipata, in un clima piacevole, non aggressivo e –soprattutto- non giudicante. Un contesto, insomma, che facilita il progressivo reinserimento sociale e che ridimensiona un certo bisogno di rifugio nel virtuale…
L’equitazione è sostanzialmente movimento in sinergia con un altro essere vivente: tutte le abilità coordinative sono contemplate nelle attività in sella: da quelle che si riferiscono all’apprendimento e controllo motorio, fino a quelle di adattamento e trasformazione del movimento in relazione a possibili mutamenti ambientali, spesso dettate da “rallegrate” o imprevedibilità del nostro cavallo. Non solo: anche la forza, velocità e resistenza sono ulteriori elementi delle abilità motorie che vengono stimolati efficacemente nella pratica equestre.
Se la proposta equestre è formulata in modo strutturato ed efficace, un altro aspetto di fondamentale importanza che completa i benefici di andare a cavallo è quello della relazione con gli altri giovani cavalieri.
Non dimentichiamo che uno dei grandi obiettivi delle attività equestri amatoriali rivolte ai più piccoli è quella riferita al divertimento e piacere di stare insieme ad altri amici, in un clima educativo positivo e costruttivo, ma sempre imparando a relazionarsi al meglio ed in modo non conflittuale con gli altri.
Sotto questo aspetto l’importanza delle regole e del rispetto dei propri spazi, turni, espressività diventano una importante palestra di vita atta alla formazione umana e sportiva del futuro adulto.
I benefici di andare a cavallo non sono riferiti solo alla sola cosiddetta “normalità” o a certi bisogni speciali: anche di fronte a condizioni di disabilità evidenti, siano esse di tipo cognitivo-relazionale o motorio, montare a cavallo può dare importanti ritorni. Sebbene tutti gli aspetti sopra elencati siano pienamente validi anche per i giovani cavalieri con handicap, nel prossimo articolo parleremo espressamente dei benefici di andare a cavallo negli interventi riconducibili all’ippoterapia ed all’equitazione integrata®.
Il frequentare l’ambiente di un maneggio oltre al beneficio alla persona interessata, aiuta tutta la famiglia che viene coinvolta e migliorano i rapporti fra i facenti parte compreso il cavallo stesso che impara a conoscere tutti i componenti.