Tra le tante razze di cavalli sulle quali è possibile concentrarsi per individuare i soggetti più idonei per l’equitazione integrata quella dell’avelignese è forse la più completa ed ecclettica, che può certamente dare grandi soddisfazioni e garantire il perfetto mix tra rusticità, adattabilità, costi di gestione ed affidabilità.
Poiché non esiste la razza ideale per le attività equestri rivolte a persone deboli, è indispensabile individuare quel particolare soggetto che risponde a livello morfologico e/o caratteriale alle specifiche necessità nei differenti campi d’intervento, educativo, riabilitativo, sportivo, ecc.… In questo senso anche singoli soggetti non appartenenti a razze definite possono contribuire alla realizzazione di progetti finalizzati al benessere ed al recupero funzionale di soggetti disabili.
Dal nostro punto di vista e sulla base di una pluriennale esperienza sul campo, spesso a fianco dei biondi cavalli dell’Alto Adige, l’avelignese presenta numerose caratteristiche che lo rendono estremamente versatile ed adatto alla pratica dell’equitazione integrata:
- resistenza e robustezza: è un cavallo diremmo indistruttibile. Questo grazie alla sua morfologia e muscolatura che, unita ad articolazioni forti e solide ed un passo sicuro, infondono un senso di stabilità nel cavaliere che lo monta soprattutto di fronte a problemi nella gestione dell’ansia e del timore dello stare troppo in alto.
- Rusticità dell’avelignese: le sue origini di cavallo da lavoro in un contesto –quello montano- dove le risorse debbono venire centellinate e utilizzate senza alcuno spreco lo rendono estremamente frugale e non bisognoso di un elevato tenore alimentare, contribuendo così a non gravare sull’economia dei nostri centri.
- Temperamento docile ma pimpante: a parte la simpatia che suscita nell’immediato per la sua mole, carattere positivo e colori che lo caratterizzano (mantello sauro con criniera e coda bionde e spesso molto folte) in genere è un cavallo affidabile e docile. Questo non significa che l’avelignese non abbia carattere, anzi… in certi casi sono proprio dei veri testoni, ma alla fine si riesce sempre a trovare una buona mediazione se suggeriti dalle buone maniere e non dalla cieca volontà di sottomissione.
- Le misure e proporzioni: al limite del confine tra pony e cavallo, è caratterizzato da misure che lo rendono particolarmente comodo nella collaborazione con i tecnici che in genere lavorano a terra al fianco del cavaliere debole e adatto ad un’ampia tipologia di cavalieri, dai più piccoli, a quelli più “di peso”. Certamente l’avelignese non è un cavallo ideale per cavalieri molto alti, con difficoltà nella divaricazione degli arti inferiori o al limite dell’obesità; per tutti gli altri utenti può rivelarsi particolarmente indicato.
L’avelignese in ippoterapia
Molti soggetti avelignesi, soprattutto quelli cosiddetti “migliorati”, rispondono alle caratteristiche morfologiche del cavallo ideale per l’ippoterapia, garantendo non solo un’altezza al garrese adeguata, ma anche movimenti certamente plastici ed energici in linea con le stimolazioni afferenti che sono così importanti per il cavaliere disabile in fase di riabilitazione neuromotoria.
Sul fronte del lavoro in gruppo, la particolare predisposizione dell’avelignese alle buone relazioni di branco lo rendono un valido alleato per intraprendere percorsi di tipo inclusivo dove più cavalieri gravitano all’interno della stessa ripresa in sella. Questo va a garantire alti livelli di sicurezza grazie ad un temperamento particolarmente accondiscendente e tollerante di fronte ai possibili errori tecnici e previsionali del suo cavaliere.
Chi non conosce il gruppo “unificato” dei cavalieri della Villa Buon Respiro che, attraverso un emozionante carosello, portano al grande pubblico quell’immagine di cooperazione e condivisione tra le diversità? Casualmente montano cavalli di razza avelignese!
Monta inglese come stile western: l’avelignese può essere impiegato proficuamente per avvicinare i cavalieri diversabili ad entrambi gli stili equestri permettendo il raggiungimento di buone performance anche nel campo del pre-sport fino alla partecipazione a manifestazioni agonistiche “speciali” facilitando quell’immagine positiva delle persone disabili voluta dall’Anno Europeo 2003 in campo equestre per fare la vera ippoterapia ai cosiddetti “normodotati” che credono che i disabili svolgano solo attività equestri tenute a mano, magari alla sola presenza di un terapista che suggerisce esercizi esclusivamente riabilitativi…
Non solo lavoro in sella: l’avelignese per indole è particolarmente proiettato a facilitare lo scambio empatico e relazionale con tutti, con una spiccata predisposizione nell’interagire discretamente ma senza imporsi con soggetti caratterizzati da difficoltà relazionali.
Nelle attività a terra, parte importante in tutti gli interventi mediati dal cavallo, il “simpatico biondino” è capace di portare un’infinita pazienza nel farsi condurre, pulire, gestire… Questo ad ulteriore conferma di quella marcia in più che l’avelignese ha nel concorrere con altre razze nelle attività di ippoterapia ed equitazione integrata.
In sintesi questo elogio all’avelignese va a ringraziare tutti quei soggetti che “nel loro piccolo” ma con quel grande cuore che li contraddistingue lavorano quotidianamente per aiutare bambini ed adulti affetti da difficoltà più o meno gravi ad affrontare con più efficacia la vita quotidiana.
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