Quando si pensa al lavoro nel Sociale con gli animali spesso si dirige l’attenzione su utenti affetti da disabilità o malattie invalidanti. Pet therapy, ippoterapia, terapia assistita dagli animali: la sfera educativa che può derivare dalla relazione uomo-animale, sebbene largamente riconosciuta a livello internazionale, viene percepita erroneamente come marginaria in una relazione d’aiuto.
Le cosiddette nuove povertà, all’interno delle quali si può annoverare tutto il mondo del rischio di emarginazione (e devianza) soprattutto giovanile, sempre più prepotentemente manifestano bisogni ed istanze di inclusione; la scuola dell’obbligo è chiamata a rispondere ad un cambiamento della Società in continua evoluzione ed una delle grandi criticità (e sfide per il futuro) è proprio inerente l’intercultura, l’interazione tra le diversità etniche, religiose, culturali di immigrati o figli di immigrati, le cosiddette seconde generazioni.
Nella Mediazione Equestre è indispensabile una grande predisposizione del Tecnico che promuove iniziative ludico-educative per mezzo del cavallo; la sola passione non è però sufficiente se non sostenuta da competenza specifica nello studio interculturale.
Questo termine può essere compreso su differenti livelli. Quello puramente letterale si riferisce ad un processo individuale di conoscenze acquisite, capacità o comportamenti che sono comuni con l’interazione delle diverse culture. Lo studio interculturale può anche essere visto in un contesto più ampio denotando come la gente con una cultura di base diversa può vivere insieme, in pace, in comunità ed in costante interazione. Studiando in quest’ultimo aspetto emerge il carattere aperto del processo che genera la società interculturale.
Lo studio interculturale richiede che una conoscenza approfondita di noi stessi, della nostra provenienza (in una parola della nostra identità), prima di conoscere gli altri. E’ un processo di cambiamento che migliora profondamente le idee radicate circa cosa è giusto e cosa è sbagliato, al fine di strutturare la realtà da un punto di vista più ampio.
In un processo di studio interculturale è importante chiedersi cosa prendiamo e cosa sentiamo. L’identità è sensibile ai modi di fare e di pensare delle altre persone e questo avviene non sempre senza conflitti. Lo sviluppo interculturale è un graduale processo che parte dal rifiuto andando verso l’integrazione delle differenze.
Grazie ad un contesto che presenta forti attinenze ludiche e relazionali, il maneggio appunto, ed alle attività ed esperienze che possono essere suggerite dall’interazione con i cavalli è possibile concretizzare questi processi di crescita personale e relazionale con l’altro secondo un approccio educativo di tipo deduttivo e soprattutto alla pari.
La figura di un Tecnico Specializzato diventa così fondamentale per facilitare le relazioni all’interno del gruppo, ma soprattutto per accompagnare i giovani allievi ad esperienze positive e dal solido valore educativo.
In questo senso la formazione del Mediatore Equestre è determinante per la promozione di iniziative educative dove l’interazione con il cavallo diventa uno spunto di crescita umana e relazionale.
Una questione di atteggiamento
Costruire la confidenza è importante allo scopo di raggiungere l’apertura necessaria per un reciproco processo di studio. Per arrivare all’accettazione e alla comprensione, ciascuno si dovrebbe sentire tranquillo a:
- Mostrare diversi punti di vista
- Mostrare diversi sentimenti e percezioni
Questo richiede molta pazienza e sensibilità al fine di creare un’atmosfera di studio che crei le condizioni per essere in grado di sentire le opinioni ed i sentimenti l’uno dell’altro e per promuovere confidenza con sé stessi e reciproca fiducia negli altri.
Per fare questo è necessario:
- Dare spazio alle espressioni di tutti
- Dare valore a tutte le esperienze, i talenti ed i contributi
- Discutere apertamente dei nostri bisogni e delle nostre aspettative
Il punto di partenza per lo studio interculturale è la cultura del singolo, ovvero il suo bagaglio personale ed esperienziale. E’ a questo punto, nell’interazione tra i giovani, che si incontreranno sia le opportunità che gli ostacoli; diventa così importante il ruolo dell’educatore-mediatore che deve essere in grado di ripianare i contrasti e facilitare la comunicazione efficace tra i partecipanti.
Noi tutti abbiamo una realtà personale che ci ha formati e con la quale continueremo a vivere, e che arricchiremo con nuove conoscenze ed esperienze. Provare a capire noi stessi e la nostra identità è il prerequisito per incontrare gli altri e dare effettivo inizio al cambiamento.
Spesso le dimensioni, il tempo e lo spazio possono essere percepite in modo drammaticamente differente da cultura a cultura. Ma tutti noi viviamo in un mondo dove veniamo influenzati dalla vita e dalle relazioni con gli altri. Il processo di studio dovrebbe essere così guidato dai seguenti principi:
- Avere rispetto per la libertà personale e decisionale
- Accettare gli altri punti di vista anche in termini di lavori
- Cercare riconciliazione dei diversi punti di vista
- Essere consci delle proprie responsabilità personali nel processo.
Le differenze nella percezione persisteranno, ma potranno essere usate in modo certamente costruttivo. Il cambiamento significa operare con diversi punti di vista.
Lo studio interculturale dovrebbe essere inteso come un processo verso l’altro. In questo caso è proprio l’altro è il cuore della comprensione. Comincia con il dialogo e prosegue con il mettersi in discussione, apre la possibilità di considerare l’altrui prospettiva e pensiero senza però pretendere di venir dirottati nell’altra cultura. Questo può permettere di provare esperienze di reale solidarietà e stimolare alla co-operazione.
L’esperienza dello studio interculturale è il costante cambiamento: in questo processo si deve accettare che non ci saranno sempre risposte giuste e che c’è bisogno di apertura per essere in costante ricerca ed accoglienza nel cambiamento. La curiosità è importante e sono richieste nuove percezioni (creatività), per questo è necessario essere preparati ad affrontare domande ed ipotesi, idee e stereotipi ed a prendere le distanze dalle vecchie credenze, tradizioni ed idee.
Crediamo che il cavallo ed una attività di educazione informale all’aria aperta possano veramente sciolgliere molti nodi di pregiudizio per una conoscenza reciproca paritaria, fondamento della piena accettazione!
davvero un bel articolo complimenti, sono pienamente daccordo
Condivido tutto. Molto spesso la mancata accettazione della cultura diversa passa attraverso una sorta di sospetto paura nei confronti di una cultura diversa. La condivisione di esperienze riesce a far dimenticare le diversità e a creare una base di conoscenza e di solidarietà.