Quando si viene contattati da potenziali utenti che desiderano intraprendere un percorso di rieducazione equestre è necessario definire in prima battuta non solo gli obiettivi, le modalità dell’intervento e la sua fattibilità rispetto alle soggettive peculiarità dei potenziali fruitori: è indispensabile stabilire anche i termini temporali del progetto.
Questo fattore spesso dipende da molte variabili, più o meno esplicitate nelle fasi preliminari alla realizzazione del progetto che, a prima vista, possono sintetizzarsi nelle risorse economiche e strutturali del “cliente” o dell’Ente che si cura di inviare suoi affiliati (soci o utenti). Ma non solo.
Molti praticanti l’ippoterapia si iscrivono alle attività di maneggio in forma privata (provenienti e accompagnati all’attività dalle singole famiglie) o per mezzo di gruppi organizzati (Centri Diurni delle Cooperative Sociali o Centri Residenziali per Disabili, Scuola dell’Obbligo, Associazioni locali, ecc.) ai quali è demandata la gestione delle attività interne ed esterne alla struttura.
Queste differenti modalità di partecipazione sono già di per se una variabile importante per organizzare l’intervento sul fronte qualitativo e quantitativo.
In genere agli utenti “privati” (spesso giovani in età evolutiva o seguiti dalle famiglie in modo particolarmente attento) vengono proposte attività annuali secondo il calendario scolastico, da settembre a giugno: sono questi i praticanti che tendono a mantenere negli anni una certa fidelizzazione al progetto e che hanno una maggiore possibilità di venire ulteriormente sostenuti dalle famiglie nella partecipazione ad eventi o manifestazioni come ulteriore occasione di partecipazione alla vita associativa del centro di ippoterapia.
Con gli Enti il discorso può essere differente. Spesso le risorse non permettono l’effettuazione di attività continuative della durata di un intero anno e diventa indispensabile calibrare l’intervento su specifici periodi di attività.
Va da se che gli obiettivi di queste proposte devono venire inderogabilmente adattati sulla base delle reali potenzialità del percorso.
I progetti nella Scuola dell’Obbligo sono l’esempio lampante: i continui tagli impongono agli istituti non solo la scelta di un’attività piuttosto che un’altra (e sappiamo tutti che i progetti equestri hanno di per se costi sicuramente superiori rispetto ad altre iniziative…) ma anche la definizione di un budget sempre più esiguo. Diventa così importante non solo l’originalità della proposta e la sua ottimale presentazione a chi di dovere: elementi come i tempi e modi di presentazione dei progetti nella scuola dell’obbligo sono fondamentali per avere buone possibilità di realizzazione di una iniziativa volta agli alunni più deboli.
Alcuni Centri Diurni o Comunità prediligono lo svolgimento delle attività esterne solo in alcuni periodi dell’anno (in genere in primavera) per evitare che i loro utenti si possano ammalare o per incentivare altre proposte all’interno della propria sede.
Si possono però realizzare progetti continuativi ed a lungo termine se la Cooperativa Sociale che gestisce un servizio comunale è chiamata da appalto a proporre ai propri utenti lo specifico servizio di attività mediata dal cavallo secondo i termini contrattuali che deve rispettare nei confronti dell’Ente Locale.
In genere, all’atto dell’inizio di una attività equestre proposta a nuovi Enti che manifestano la volontà di promuovere l’intervento equestre in modo continuativo può rivelarsi opportuno suggerire un progetto pilota di breve durata. Questo -soprattutto se l’interlocutore non conosce il nostro servizio- per permettere una verifica sul campo dei primi risultati e del livello di apprezzamento degli utenti a conferma delle potenzialità dell’iniziativa. A questa fase preliminare “di prova generale” dovrebbe aver seguito l’attività vera e propria della durata dell’intero anno se il progetto risponde alle aspettative del fruitore finale.
E’ ovvio che tutti i centri equestri ed operatori del settore vorrebbero garantita la continuità degli interventi per una migliore stimolazione dell’utenza e per ridurre i periodi morti che impongono inevitabilmente una sorta di ciclico re-inizio di attività.
L’attività continuativa sarebbe quindi la scelta migliore per verificare apprezzabili risultati e per dare un vero senso educativo e riabilitativo all’intervento. Sarebbe anche la scelta più gettonata per gli stessi operatori che, in questo modo, vedrebbero più garantito il loro impegno lavorativo in un contesto professionale ancora troppo precarizzante…
Fino ad ora l’accento è stato posto su alcuni degli aspetti -importanti ma non univoci- nella definizione temporale dei progetti di ippoterapia per disabili.
E’ indubbio che per proporre attività continuative nel tempo è indispensabile disporre di una struttura sufficientemente organizzata, non solo sul fronte degli impianti e delle risorse umane (tecnici con differenti specializzazioni, sintesi di competenze integrate per la costruzione della più completa equipe di lavoro), ma anche rispetto all’azione promozionale e del dinamismo che potrebbe imporre eventuali spostamenti su differenti sedi operative per avvicinarsi a nuova potenziale utenza.
Non è obbligatorio avere la struttura di proprietà: spesso, infatti, si utilizzano sedi (maneggi) di altre associazioni che mettono a disposizione i propri impianti sportivi per la nostra attività previo pagamento del “fermo struttura” nei modi e nei tempi stabiliti da apposito contratto tra le parti.
Se da un lato avere a disposizione un centro equestre dotato di cavalli idonei, un campo coperto ed una club-house riscaldata (meglio se facilmente collegate) è alla base della continuità alla quale si dovrebbe aspirare anche nei periodi piovosi o invernali, dall’altro sono importanti la pubblicizzazione sul territorio ed un contatto in rete con le agenzie locali preposte allo sviluppo di iniziative nel Sociale per dar vita a nuove idee che potrebbero vedere coinvolto il nostro servizio.
Per concludere: non è detto che i progetti di ippoterapia possano vedere una continuità ed una regolare conferma da parte dell’utenza per i motivi più differenti e per la continua ricerca di nuove stimolazioni per il benessere della persona.
Garantire un valido servizio professionale aiuta certamente nel fidelizzare il praticante (la sua famiglia o l’Ente inviante) ma non assicura -purtroppo- la continuità del progetto stesso; il consiglio è sempre quello di lavorare su obiettivi progressivi e raggiungibili per dare sempre un valore aggiunto al nostro servizio perchè le proposte serie ripagano sempre, siano esse di breve durata che promosse su lunghi periodi.
Purtroppo il costo che comporta questo tipo di attività non è permissibile a tutti, soprattutto per quanto riguarda un periodo prolungato. Sicuramente è importante mettere a disposizione un progetto alternativo che possa, soprattutto in caso di persone con disabilità, portare un miglioramento che poi può essere sviluppato in seguito anche senza l’ausilio di cavalli, se la disponibilità economica non è sufficiente per un progetto continuativo. Per quanto riguarda appunto i progetti di intervento nei confronti di disabili la regione mette a disposizione fondi per agevolare questo tipo di aiuto? Un progetto continuativo è sicuramente la scelta più sensata per avere risultati anche a lungo termine. Forse questo tipo di attività riabilitativa è ancora poco conosciuto…
Grazie del Tuo gentile contributo…
I fondi messi a disposizione dagli Enti Pubblici possono essere certamente degli aiuti ma non è sempre facile “intercettarli” e ottenerli; dipende sempre da Regione a Regione, compatibilmente con loro risorse interne, e sappiamo bene come è difficile reperire risorse in questi momenti difficili per tutti…
Certo è che quando si prospettano occasioni per l’ottenimento di fondi bisognerebbe avere più partecipazione anche da parte delle famiglie dei diretti fruitori che, troppo spesso, partecipano mooolto marginalmente alla vita di una associazione, la loro associazione!
La tua considerazione ci conferma quanto sia stato opportuno far nascere il settore dei “Mediatori Equestri” che prevede attività sempre educative ma complementari e certamente più economiche dell’equitazione di per sé.
Sì, io ritengo che un anno sia il periodo minimo per poter apprezzare dei cambiamenti significativi riferendomi al versante psichico. Per quanto concerne l’area motoria (equilibrio, motricità, coordinazione) i benefici dell’attività a cavallo sono più evidenti e obiettivabili, oltre che più rapidi. Altre aree, più psico-somatiche, ad esempio l’acquisizione dello schema corporeo,la lateralità, hanno tempi credo intermedi, e sono più sfumati…
L’importante comunque è DEFINIRE sempre l’intervento che si vuole intraprendere,nel tempo che si ha a disposizione. Chiarire al genitore la metodologia e gli obiettivi a breve e a lungo termine partendo sempre dalla conoscenza della diagnosi. Io mi faccio portare sempre le cartelle cliniche dei ragazzi ed eventuali relazioni estese sui casi . Inoltre spesso mi metto in comunicazione con chi ha in carico il soggetto (logopedista, psicomotricista o neuropsicologo) per lavorare in modo sinergico.
Se invece si hanno a disposizione tre o sei mesi ci si orienterà per un lavoro più ludico ricreativo e si chiarirà che quel periodo servirà per dare proprio le basi della tecnica dell’equitazione.
Ma ogni intervento nel sociale si compone di questi aspetti fondamentali: diagnosi, eventuale analisi della domanda,(spesso il genitore stesso arriva con una gran confusione sugli obiettivi e le possibilità) definizione degli obiettivi e delle strategie, intervento sulla base di un progetto individuale.
beh ai tempi d’oggi e con i costi di gestione avere dei cavalli è una spesa per il proprietario del maneggio e anche soprattutto se ha dei dipendenti poi i a volte i genitori di questi ragazzi purtroppo non hanno la possibilità economiche. Le asl fanno sempre dei tagli sugli aiuti per questi ragazzi. mah secondo me lo Stato che ci ritroviamo dovrebbe dare l’opportunità a questi ragazzi…( visto che lo Stato a noi cittadini ci sta ammazzando di tasse)
saluti a tutti
in questo momento sono un pò pessimista come ignazio..i soldi sono il vero problema!!le famiglie fanno quello che possono ma a lungo andare non ce la fanno…chi ci crede veramente e vede dei risultati insiste ma sono i più fortunati (a non avere problemi economici) a poter abbracciare progetti a lungo termine!
BUONA GIORNATA