La Sindrome di Down è una condizione genetica che caratterizza una buona percentuale di persone diversamente abili che svolgono benefiche attività a cavallo per sviluppare le loro abilità residue.
Spesso nelle fiere equestri o durante le feste locali si promuove il battesimo della sella, ovvero un giretto di prova per avvicinare al cavallo nuovi potenziali appassionati; certe volte queste iniziative vengono anche proposte per avvicinare al cavallo giovani disabili.
In alcuni centri equestri, in buona fede (si presume) fanno salire in sella ragazzi disabili per “un semplice giretto a cavallo” convinti che, in fondo, “non farà nulla di male una passeggiata rilassante pur gestita con ampi livelli di attenzione…” E poi… “I giovani Down sono così simpatici”e particolarmente svegli che sembra discriminatorio non accontentarli!”
La strada dell’errore è lastricata di buone intenzioni: spesso, credendo di fare una buona azione si rischia di procurare un bel danno!
Tra le tante caratteristiche della Sindrome di Down quella della lassità legamentosa è forse la meno conosciuta, sebbene potenzialmente molto pericolosa: i legamenti -componenti fibrose che, normalmente, hanno la funzione di mantenere vicine e in sede due o più strutture anatomiche, come ad esempio due capi ossei- in questo caso risultano particolarmente allentati, minando così la stabilità delle articolazioni.
Questo conduce ad un abnorme movimento tra gli elementi articolati tra loro, esponendo maggiormente quelle sedi che concorrono a funzionalità vitali; la colonna cervicale è la sede anatomica più esposta a questo rischio e, nello specifico, l’articolazione atlanto-assiale che si trova proprio alla base del cranio.
L’instabilità atlanto-assiale coinvolge indicativamente il 15-20% dei soggetti Down, la maggior parte dei quali presenta questa anomalia in modalità silente, ovvero senza evidenti problemi clinici; la pericolosità di questa condizione sta nel rischio di subire traumi particolarmente importanti, che espongono il capo ad una eccessiva ed incontrollata escursione.
Si pensi non solo ad una caduta da cavallo (l’utilizzo del copricapo rigido protettivo o della tartaruga non proteggerebbe questa particolare zona anatomica) ma anche ad un semplice scarto dell’animale che, pur tenuto a mano da personale esperto, per spavento o irrequietezza esporrebbe il giovane cavaliere ad una importante sollecitazione sulla cervicale…
In virtù della conformazione delle prime due vertebre (spesso non completamente sviluppate) e per la prossimità del canale spinale che in quella sede conduce tutti gli stimoli neurologici del movimento e della sensorialità, a seguito di una forte sollecitazione potrebbe compiere un movimento articolare eccessivo coinvolgendo, appunto, il midollo spinale con relativo possibile danneggiamento.
I casi estremi di una lesione di questo tipo potrebbe indurre a gravi danni con decesso della persona a causa della lesione “molto alta” che coinvolgerebbe non solo l’intera motricità (paralisi), ma anche e soprattutto i centri del respiro con possibile decesso per soffocamento.
Il video sotto riportato è una simulazione di quanto sopra esposto:
La lassità legamentosa unita ad una non completa conformazione dei due capi vertebrali espone maggiormente la persona Down a questi rischi rispetto al rimanente della popolazione; per queste ragioni, vista anche l’incidenza dei numeri sopra descritti, si rende obbligatoria una indagine clinica con RX in “dinamica”, ovvero iperflessione ed ipersetensione del capo, o RMN per escludere la positività di questa patologia associata.
Non solo certificazione medica attestante l’idoneità alla pratica equestre e antitetanica in corso di validità: dopo aver valutato i referti diagnostici, il medico referente potrà dare il nulla osta per lo svolgimento dell’attività a cavallo.
Solo a quel punto potremo esser certi di lavorare in piena sicurezza e secondo scienza e coscienza…
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