Viviamo in una Società in continua evoluzione, spesso frammentata e scompensata da ampi strati di rischio di esclusione e devianza. Le divergenze socio culturali rischiano di vedere sempre più disgregati i rapporti e le relazioni, non solo tra gli stessi giovani ma anche tra le diverse generazioni.
Il mondo va veloce, lo sappiamo. Spesso non riusciamo (possiamo o vogliamo) ad avere il polso sull’evoluzione e maturazione dei nostri figli: si demanda con troppa facilità agli altri il ruolo educativo e l’attenzione che dovrebbe essere rivolta ai più giovani viene surrogata con la concessione di beni o libertà spesso evanescenti e potenzialmente pericolose.
Il risultato è evidente: un rischio di deriva socio culturale che nasce dalla mancanza di identità e valori, si sedimenta e cresce nell’intolleranza verso i più deboli o stranieri, si proietta nel futuro secondo individualistiche logiche di passiva accettazione degli eventi, annientando quella spinta al protagonismo ed alla progettualità, stimolo per una crescita del Singolo e dell’intera Società.
L’istituzione a cui troppo spesso è demandato il ruolo educativo, la scuola, pur cercando di rispondere alle troppe istanze dei giovani e delle loro famiglie, stenta a trovare strumenti e risorse per proporre iniziative di educazione pienamente efficaci; pur impegnandosi da anni in una azione di rimodernamento delle sue proposte e modalità educative, sostiene tutt’ora uno stile formativo ritenuto poco attrattivo, spesso demotivante, lontano dalla “realtà” percepita dai più giovani e dalle loro aspettative e motivazioni.
Il mondo è in continua evoluzione: riusciamo a stargli dietro?
E’ veramente difficile adeguarsi alle tante novità ed alle potenziali “incursioni” che tendono a minare le nostre sicurezze: la presenza sempre più evidente di stranieri (regolari o meno) in un momento storico di recessione particolarmente grave rischia di accendere anacronistiche spie di intolleranza e razzismo; la regolare crescita nella scuola dell’obbligo delle “seconde generazioni” (giovani di origine straniera, italiani a tutti gli effetti perché nati nel nostro Paese) impone un rimodellamento delle dinamiche all’interno delle classi, ma soprattutto dei temi trattati e delle modalità comunicative; le esigenze degli strati più marginali della popolazione…
In contrapposizione a queste variabili, da molti ritenuti “problemi” (meglio sarebbe considerarle “opportunità”) si rende fondamentale un serio lavoro educativo dalla base per la definizione di una cultura dell’accoglienza e dell’accettazione delle diversità nel loro complesso.
Ma come è possibile dare risposte adeguate ai bisogni fondamentali della persona, per una sua crescita matura ed efficace, concentrando soprattutto l’attenzione sui “bisogni speciali” dei più deboli?
Non vogliamo pretendere di avere in mano la soluzione a questioni complesse ancora aperte. Certamente una presa di coscienza del problema dovrebbe essere stimolo per la creazione di una rete di sinergie atte a trovare strumenti adeguati.
Crediamo che una valida opportunità di riscatto possa evincersi nell’educazione informale promossa in compartecipazione (non certamente in sostituzione) con gli organismi responsabili dell’educazione e dell’inclusione dei più giovani.
Attraverso i principi fondativi la Zooantropologia Didattica e la Mediazione Equestre è possibile promuovere occasioni di maturazione personale, confronto con “l’altro”, conoscenza ed accettazione “del diverso” attraverso un essere vivente dalla forte polarizzazione affettiva e che richiama ad intime pulsioni emozionali e propositive.
L’animale e la relazione con esso possono così divenire un importante occasione di presa di coscienza identitaria, ma soprattutto un ponte di contatto tra le diversità per lo sviluppo di concreti processi inclusivi.
Ma cos’è la Mediazione Equestre?
E’ un tipo di intervento educativo nuovo, dove l’aspetto relazionale, il contesto del gruppo e la mediazione con il cavallo divengono i mezzi fondamentali per l’ottenimento di importanti risultati sul fronte referenziale, ovvero dei cambiamenti che possono determinarsi nell’interscambio binario uomo – animale per mezzo dell’apporto di un traduttore –il Mediatore, appunto- che ha il compito di proporre attività “a terra” basate sull’intenzionalità educativa per la crescita dei giovani coinvolti nelle esercitazioni o laboratori didattici all’aria aperta.
L’aspetto interessante e allo stesso tempo sorprendente della Mediazione Equestre è l’adattabilità alle differenti tipologie di possibili fruitori (piccoli gruppi di giovani con esperienze/provenienze differenti- intercultura, disagio, diverse abilità), oltre a risultare estremamente diverso rispetto ai tradizionali percorsi educativi tradizionali.
In questo senso diventa una “proposta aperta”, pronta a modellarsi sulla base delle esigenze dei differenti Enti invianti, come ad esempio i Centri di Aggregazione Giovanile (C.A.G.), la Scuola dell’Obbligo, Associazioni di Promozione Sociale o Centri Diurni per Disabili…
La Mediazione Equestre, proprio perché lontana da una concezione rieducativa in senso classico, permette l’ottenimento di apprezzabili risultati solo se vengono mantenute le apparenze ludico-ricreative e se viene promossa in un ambiente disteso, informale e non rigido, fatto di obiettivi, metodologie appropriate e verifiche periodiche. Non da ultimo, anzi, l’aspetto della collaborazione in rete con l’Ente inviante ed in sinergia con gli Operatori di riferimento.
Creare le condizioni attraverso le quali questa proposta possa divenire un momento ludico di conoscenza è alla base dell’intervento stesso in quanto il “gioco” e la simulazione sono fondamentali per l’uomo, a maggiore ragione per i più giovani.
La finalità ultima di un intervento di Mediazione Equestre è sempre quello di accompagnare al “divenire adulti”, di generalizzare competenze, di acquisire abitudini sociali plastiche ed adattabili ai continui cambiamenti della nostra Società.
Non si vuole pretendere di inventare nuovi ambiti di intervento, o di proporre nuove tecniche rivoluzionarie. Si ha la semplice aspettativa di fornire occasioni esperenziali positive per la costruzione dell’adulto del domani attraverso un contesto di educazione informale e per mezzo di un essere vivente dalla forte polarizzazione affettiva ed empatica.
Un ventaglio di proposte che escludono l’aspetto tecnico del montare in sella…
In collaborazione con operatori ed esperti del settore abbiamo sviluppato un nuovo percorso di formazione per la nuova figura di Mediatore Equestre rivolto a tutti gli amanti dei cavalli e degli animali in genere, con una naturale predisposizione all’Educazione ed al contatto con i più giovani (soprattutto coloro a rischio di esclusione), che credono nel valore beneficiale della Relazione Uomo-Animale in chiave puramente educativa ed esperenziale.
Non è necessario saper montare a cavallo per partecipare a questi moduli formativi perchè l’obiettivo è quello di promuovere l’avvicinamento e la gestione dell’animale nelle cosiddette “attività a terra” (cura, pulizia, alimentazione e laboratori didattici proposti in maneggio o direttamente in classe), su specifici progetti educativi.
I temi dei due differenti moduli sono relativi al mondo delle diverse abilità e dell’intercultura, per l’acquisizione di specifiche competenze teoriche e pratiche che permetteranno al “Mediatore” di proporre progetti di zooantropologia equestre nelle Scuole dell’obbligo ed nei Centri per disabili come consulente.
- Sensibilizzazione “Sociale”: per promuovere attività di mediazione equestre con particolare attenzione verso le diverse abilità e l’inclusione dei soggetti deboli all’interno di piccoli gruppi di compagni normodotati, per sostenere attraverso il Cavallo l’immagine positiva delle persone disabili voluta dall’Anno Europeo 2003;
- Sensibilizzazione “Intercultura”: partendo dallo spunto verso le diversità etniche, religiose o culturali, si promuovono laboratori didattici ed esperienze a tema equestre finalizzate alla compensine del valore dell’accoglienza e dell’accettazione, per vivere la presenza dei “nuovi immigrati” o delle cosiddette “seconde generazioni” come occasione di crescita personale e sociale per un mondo dai molti colori!
Ogni Specializzazione è organizzata nella formula week-end “full immertion” per venire incontro alle esigenze dei singoli partecipanti ed è possibile partecipare ad una singola Specializzazionein quanto si tratta di moduli autonomi l’uno dall’altro, sebbene complementari.
Il calendario dei prossimi corsi
La proposta è interessantissima: promette apertura a 360° verso il disagio del tempo di oggi. Sono reduce da due corsi frequentati in corso d’anno, mentre cioè insegnavo a scuola, e sarei tentata di mettere a frutto ciò che ho fatto finora per partecipare successivamente a tale nuovo corso. Ma merita sicuramente una riflessione la possibilità di una tale competenza spendibile non solo nelle realtà scolastiche ma anche nelle case-famiglia… di oggi. Proposta veramente e sinceramente molto molto accattivante… Ci sentiremo presto, saluto tutti, Leo.
[…] i costi, e per sensibilizzare a questo approccio di tipo zooantropologico è nato il percorso per i Mediatori Equestri, figure professionali appositamente formate per la promozione di attività didattiche e laboratori […]
[…] Se è vero che gli interventi devono seguire una progettualità specifica a singole esigenze e caratteristiche del gruppo (e dei singoli che lo compongono) diventa impossibile ipotizzare interventi “preconfezionati”, adattabili a qualunque esigenza. Gli stessi strumenti ed ausili a supporto rientrano nel piano di intervento e nella metodica per coinvolgere i giovani, materiale spesso creato “ad oc” dal mediatore equestre per proporre laboratori, esercitazioni pratiche, psicodrammi, giochi interattivi e tutto ciò che può servire per fare educazione in modo informale. […]
[…] il nostro settore dei mediatori equestri si vuole proprio sostenere questa beneficiale valenza e potenzialità del cavallo in chiave […]