Questo articolo vuole spostare per una volta l’attenzione sul vissuto e sulle criticità che possono emergere nei fratelli dei bambini disabili, coloro che, apparentemente più forti e senza problemi, spesso vivono sentimenti contrastanti all’ombra delle attenzioni genitoriali nei confronti del figlio più debole.
La nascita di un bambino affetto da disabilità determina uno sconvolgimento psicologico ed organizzativo all’interno di qualunque famiglia: è importante esserne preparati per quanto possibile e predisporsi affinché gli eventuali altri figli prendano coscienza che il nuovo arrivato necessiterà di bisogni ed attenzioni particolari, tali da sbilanciare involontariamente –ma “necessariamente”- le cure e le tensioni genitoriali nei confronti del bimbo più “bisognoso”.
L’esperienza dei fratelli dei bambini disabili (in inglese “siblings”) rischia quindi di condurre a stati altalenanti di malessere e frustrazioni, uniti ad un senso di dovere atto a contribuire alla compartecipazione più o meno attiva dell’intera famiglia nei confronti del bambino meno fortunato.
Lo stesso fratello debole può facilmente assumere l’immagine di “rivale”, l’elemento ostacolante tra loro e l’amore di mamma e papà. La condizione di normalità può essere così vissuta come una menomazione, un …handicap, al punto di far assumere inconsciamente un senso di colpa per essere “sano”, quindi non sufficientemente “degno” delle attenzioni dei genitori.
I genitori dovranno quindi puntare su ampi livelli di comunicazione all’interno del nucleo familiare e sull’eventuale supporto psicologico dei fratelli dei bambini disabili prima che questi percepiscano la presenza del bambino speciale come un’imposizione, un peso insopportabile caricato su una personalità potenzialmente fragile da portare con se e nell’interazione con il mondo esterno e, soprattutto, verso i coetanei.
I segnali di disagio dei fratelli dei bambini disabili
Il rischio di sentirsi “invisibili” agli occhi dei genitori, l’essere soggiogati da un’etichetta percepita come “malattia”, venir riconosciuti come “fratello o sorella di…”porta molti fratelli dei bambini disabili a manifestare possibili disagi e comportamenti-problema spesso sottovalutati o interpretati in modo errato.
Molti preadolescenti “siblings” manifestano una spiccata timidezza, una ridotta attitudine alla reciprocità amicale e ad uscire con i coetanei, non tanto a causa di una vera e propria chiusura relazionale quanto per una inconsapevole predilezione nell’anteporre la famiglia –e di riflesso i bisogni del fratello debole- ai divertimenti ed al mondo esterno per un senso di dovere nell’essere presente qualora si manifestasse una qualunque necessità.
E’ chiaro che questo eccesso di responsabilizzazione che emerge naturalmente in molti fratelli dei bambini disabili rischia di minarne la personalità e soprattutto di limitare la costruzione di una loro identità. Da questo punto di vista è estremamente importante il ruolo e l’attenzione di genitori illuminati che siano in grado di gestire alla pari i diversi, ma oggettivi bisogni di tutti i figli per evitare di commettere evidenti errori con involontarie disattenzioni.
Come sopra accennato, è importante prestare una particolare attenzione ai comportamenti ed alle prime avvisaglie di disagio dei fratelli dei bambini disabili: non solo i genitori quindi, ma tutte le agenzie deputate all’educazione ed alla crescita armonica del bambino -scuola in primis- debbono essere in grado di decodificare le possibili origini di comportamenti inadeguati o espressioni più o meno evidenti di malessere del fanciullo, affrontando le circostanze sin dalle prime evidenze del problema con spirito costruttivo per tentare di risolverli sul nascere ed evitare possibili peggioramenti della situazione.
Può inoltre rivelarsi opportuno far partecipare i siblings all’interno di iniziative specifiche e progetti di carattere relazionale dove l’aspetto empatico-affettivo ed espressivo possano contribuire al loro benessere psicofisico, magari all’interno di gruppi strutturati di ragazzini con esperienze e vissuti simili in modo da incentivare un confronto ed il mutuo sostegno tra i pari.
Dal nostro punto di vista la gran parte delle attività artistiche o sportive possono contribuire al raggiungimento di questi obiettivi in “ambiente protetto” supportato da personale esperto, ma il contesto mediato dal cavallo come l’equitazione e la mediazione equestre in particolare possono rispondere appieno all’esigenza, in un clima informale, certamente facilitato dal contesto all’aria aperta e dalla magica presenza del cavallo.
Nel prossimo articolo toccheremo espressamente la tematica dei benefici delle attività a cavallo per i fratelli dei bambini disabili in modo da fornire ulteriori spunti di riflessione e, perché no, suggerimenti per avvicinare al mondo del cavallo questi giovani per i quali si rischia di mancare di adeguate attenzioni.
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