Quando una Federazione o Ente di Promozione Sportiva chiede a una compagnia di assicurazioni una polizza per coprire centinaia dei suoi associati, in sede di trattativa accadranno due cose:
• la compagnia di assicurazioni ignorerà molte situazioni specifiche (dimensioni delle realtà assicurate, tipologia di attività, età degli assicurati e così via), per produrre un contratto il più inclusivo possibile;
• la compagnia stabilirà obbligatoriamente dei “paletti tecnici” (franchigie, scoperti, esclusioni, limiti di indennizzo..) alle condizioni contrattuali, per bilanciare il rapporto sinistri/premi che sta alla base dei criteri assuntivi e attuariali di qualsiasi polizza.
Il risultato? Molto spesso si accettano polizze dai prezzi bassi ma molto generiche, con coperture poco efficaci, soprattutto per quanto riguarda gli aspetti particolari che distinguono un’attività dall’altra.
In ultima analisi, l’associato corre il rischio di venire a conoscenza di una franchigia o di un’esclusione nel momento peggiore, ovvero quando si verifica il sinistro.
Prendiamo per esempio due associazioni iscritte alla stessa federazione: una svolge solo l’attività di ippoterapia per una dozzina di ragazzi diversamente abili, l’altra tiene lezioni di equitazione a diverse decine di iscritti.
Perché queste due realtà dovrebbero pagare lo stesso premio?
Considerando anche una capacità economica sicuramente diversa tra le due realtà prese in considerazione, sarebbe una soluzione penalizzante almeno per una di esse, quando non per entrambe.
In aggiunta: perché attivare la stessa polizza per un utente normodotato che svolge equitazione (quindi uno sport vero e proprio) e un utente diversamente abile che svolge un’attività di riabilitazione o di avviamento all’equitazione (pre-sport)?
A queste differenti caratteristiche devono necessariamente corrispondere non solo somme assicurate diverse ma anche premi diversi.
Fidarsi del consulente, non della polizza
Al contrario di quello che si potrebbe pensare, la garanzia più importante nelle assicurazioni è l’affidabilità dell’intermediario assicurativo stesso. Quando si è sicuri di avere una persona di fiducia che segue le proprie pratiche, si può stare certi che i prodotti acquistati saranno i migliori possibili.
Inoltre, un consulente privato può attivarsi per modificare il contratto assecondando esigenze che molte volte emergono dopo la stipula del contratto:
• pagamento di un sinistro, che può essere gestito in molti modi, alcuni più convenienti di altri;
• frazionamento di un premio, nel caso ci siano problemi di liquidità;
• inserimento di nuovi assicurati, circostanza frequente per centri con attività stagionali;
• modifiche in corsa di qualche garanzia, azione delicata che richiede molta conoscenza dell’assicurato.
Insomma, ogni polizza deve essere fatta su misura. Ogni assicurato deve avere un referente a cui poter chiedere tutte le spiegazioni che desidera.
Diventa così più semplice affrontare gli aspetti tecnici delle coperture riferite ad attività specifiche come quelle equestri, oggetto dell’attenzione del nostro sito web.
Con le polizze cumulative a livello nazionale questa figura non esiste e se c’è, spesso è difficile da reperire: le risposte che si ottengono sono poco chiare o incomplete, perché fornite da un centralinista.
Se volete essere sereni, assicuratevi di avere una persona di cui vi fidate all’altro capo del telefono: il vostro lavoro ne trarrà senz’altro giovamento.
Giacomo Chiani
Consulente assicurativo EQUITABILE®
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