Nel precedente articolo abbiamo ampiamente evidenziato le tante, troppe criticità che appesantiscono il circuto delle “pet therapy” con il recepimento delle Linee Guida sugli Interventi Assistiti con gli Animali.
Abbiamo ovviamente concentrato la nostra attenzione sull’ambito che più ci appartiene e che conosciamo da più di trent’anni, facendo semplici ma efficaci raffronti tra una proposta sotto Linee Guida ed una similare attività realizzata però in area sportiva CONI.
Con l’ufficializzazione delle Linee Guida , il mondo equestre che promuove attività rivolte a soggetti deboli, disabili o caratterizzati da bisogni speciali si è trovato di fronte ad un bel dilemma:
- aderire a questi nuovi protocolli?
- mettersi in regola, spesso vedendo ridimensionati ruoli ed abilitazioni precedentemente riconosciuti ed attestati?
- far finta di nulla nella speranza che non arrivino mai controlli
- chiudere il servizio
- cercare alternative più o meno valide, spesso creando un’equipe presente solo sulla carta ma nei fatti non operativa…
Certamente tutto il settore ha dovuto confrontarsi con una nuova regolamentazione che sulla carta è inappuntabile nei presupposti ed obiettivi ma che, purtoppo, non è altrettanto attinente con il contesto reale su molti fronti (economico, organizzativo-pratico, di effettivo ritorno per il centro che promuove le attività e per l’utenza finale).
In sintesi: una bella legge tipicamente italiana, prodotta da teorici che non conoscono il settore (e spesso supportati da soggetti portatori di interessi di parte) che nei fatti appesantisce e rende fortemente irrealizzabile quanto espresso su carta, con il risultato finale di creare delle magnifiche “cattedrali nel deserto”.
Promuovere gli interventi assistiti secondo le Linee Guida
Per stare sul mercato e per non venire sopraffatti dalla concorrenza -del più forte come quella di altre attività alternative e meno onerose- molte realtà che propongono interventi in evidente area educativa o terapeutica, pur avendo in essere la presenza del personale necessario all’interno dei censimenti ASL dei servizi secondo le Linee Guida, tagliano nei fatti la collaborazione effettiva -quanto necessaria ed obbligata- di figure indispensabili agli interventi stessi (es. il coadiutore) per offrire prestazioni più economiche, quindi più accoglibili dal fruitore finale, pur con “il bollino di qualità” della nuova regolamentazione sugli interventi assistiti.
Ma la cosa più esilarante è la possibilità data ai semplici “Coadiutori” di poter promuovere generiche attività assistite (pur sotto la supervisione del solo veterinario di riferimento, non certamente presente durante le attività) per le quali non è chiaro lo scopo, operatività e presupposti, se non il semplice obiettivo del benessere della persona.
Un osservatore ingenuo potrebbe considerare la formazione di detti “operatori” come occasione per chiarire i termini (?) e le limitazioni delle loro azioni in detti interventi generalisti e senza obiettivi.
Saranno quindi opportunamente sensibilizzati per non utilizzare diciture o espressioni riconducibili alla terapia o educazione, con l’evidente scopo di non creare confusione all’utenza finale.
Ma cosa potranno mai proporre in pratica questi “brevettati”, sempre pensando ad un intervento con il cavallo? Ad un certo punto del loro lavoro non verranno stuzzicati dal pensiero di “mettere in sella”, dare in mano un paio di redini alla persona debole ecc. ecc., dopo non aver più nulla da dire, fare o “insegnare” nelle attività a terra?
A quel punto, la basilare formazione ricevuta –per la quale ribadiamo non è richiesta abilità equestre o conoscenza effettiva dell’animale- sarebbe appropriata?
Non si rischia di oltrepassare il limite (un confine ovviamente non definito dalle stesse Linee Guida) con una forma di “sconfinamento” di ruoli e competenze sostituendosi ad altre figure tecniche più specifiche ed opportunamente formate per mettere in sella ed insegnare anche a soggetti deboli?
Un osservatore più malizioso penserà certamente che tutta questa legislazione prodotta ad arte (sempre fuori dal campo terapeutico ovviamente) si traduce in un nuovo modo per far fare soldi ad “alcuni” e obbligare le persone a partecipare a corsi che nella maggior parte dei casi non porteranno ad un reale coinvolgimento lavorativo.
Il tutto appesantendo un settore già in crisi ed allontanando i fruitori finali ad altre attività più economiche (quelle sportive ad esempio), accessibili e certamente più consolidate e dallo stesso valore educativo, di benessere e soprattutto inclusivo.
Conviene aderire con i cavalli alle Linee Guida?
Se si tratta di proporre attività terapeutiche è indispensabile anche se molto più oneroso rispetto al passato.
Se le attività promosse rientrano in area educativa è certamente più agevole promuovere interventi similari in area sportiva che, ricordiamo, ha un valore educativo, pur con la “e” minuscola, rispetto all’educazione formale- vedasi Anno Europeo 2004 dell’educazione attraverso lo sport.
Interventi questi, che pur riconosciuti, sono certamente meno sottoposti ad obblighi che appesantiscono l’attività stessa, più economici, realizzabili e garantiti da un impianto burocratico-amministrativo ed assicurativo rodato ed efficace (es. assicurazioni e IVA esente).
Rispetto alle generiche attività assistite con i cavalli riteniamo che l’adesione alle Linee Guida sia da valutare con estrema attenzione e ben consapevoli dei tanti svantaggi che rischiano di portare al fallimento di un progetto nel Sociale.
Non ci stancheremo mai di ripetere che la formazione è inadeguata come le competenze-mansioni ottenibili (a meno che non si tratti delle esclusive attività a terra), antieconomica, limitante e limitata.
E’ certamente l’unica opportunità che ha a disposizione chi, non avendo una reale competenza equestre e conseguentemente non potendo aderire al circuito sportivo, andrà a promuovere un servizio teoricamente molto più affine alla zooantropologia didattica, che escluda a priori tutta la potenzialità del cavallo montato in chiave sportiva ed educativa.
La promozione delle stesse attività secondo i presupposti ed il canale dello sport è certamente più realizzabile nei fatti, rispondente alle esigenze del mercato, garantita da competenze più solide e concrete, economicamente più sostenibile (non vi sono gli obblighi richiesti dalle Linee Guida) ed opportunamente supportata (si pensi, ad esempio, al solo aspetto delle coperture assicurative antinfortuni per l’utente finale e di Responsabilità civile del tecnico).
Non da ultimo, l’adesione del Team con la figura giuridica di Associazione Sportiva Dilettantistica al mondo CONI permette una serie di agevolazioni fiscali, non solo per il centro promotore del servizio e dei tecnici coinvolti nelle attività, ma anche per l’utente finale che sarà chiamato a corrispondere un pagamento certamente inferiore rispetto a quanto dovuto per una proposta identica formulata sotto “Linee Guida”, per giunta escluso dal campo IVA in ragione dell’ex art. 4 comma 4 – DPR 633/1972.
Sintesi tra costi e benefici
Escludendo il settore della terapia, senza ombra di dubbio conviene promuovere un servizio equestre rivolto a soggetti deboli in area puramente sportiva.
Questo per stare sul mercato ed evitare di dover chiudere l’attività anzitempo in quanto completamente dissociata dalla realtà e dai bisogni dell’utenza finale.
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