Questo testo vuole sensibilizzare a quanto possa essere importante prendersi uno spazio tutto per se, per scaricare le tensioni e lo stress della quotidianità anche -e soprattutto- di fronte al ruolo di genitore di un bimbo speciale. Grazie all’equitazione integrata ed al suo contesto particolarmente accogliente ed inclusivo è frequente l’avvicinamento dei genitori dei nostri cavalieri deboli al cavallo per iniziare una attività equestre che li ricarichi di benessere e permetta loro di comprendere al meglio quella sottile magia che si realizza tra il cavallo ed il loro bambino…
L’esperienza equestre di una mamma
Il mio primo avvicinamento ai cavalli risale a circa 20 anni fa, quando decisi di rivolgermi ad un maneggio per delle lezioni di equitazione. L’esperienza si concluse dopo circa dieci lezioni: gettai la spugna non solo a causa dell’eccessiva vivacità del cavallo e i modi sgarbati dell’istruttrice, ma anche per l’ambiente molto snob, dove se non eri dotata di abbigliamento ad hoc venivi guardata con commiserazione. Decisi quindi che non avrei mai più messo piede in un maneggio.
Il destino aveva deciso però diversamente. Due anni fa una mamma mi consigliò di avvicinare al cavallo mio figlio affetto da ADHD (sindrome da deficit di attenzione ed iperattività) e mi diede il recapito telefonico di Federica, Tecnico EQUITABILE® della mia zona, spiegandomi che avrei trovato un ambiente totalmente diverso dal maneggio tradizionale.
Chiamai e pochi minuti dopo ero già per strada per parlare con Federica. Appena la vidi, mi sentii a casa. Trovai accoglienza, semplicità e attenzione.
Subito decisi di iscrivere tutti e due i figli ad un paio di settimane di centro estivo organizzato proprio da lei. Hanno passato giorni intensi dedicati al gioco, alla cura del cavallo e a qualche ora di lezione, non solo di equitazione, ma anche di psicologia del cavallo. Sono rimasta così entusiasta dell’ambiente sereno, privo di ansia da prestazione, dove è importante il benessere del bambino più che le sue prestazioni tecniche, che ho continuato a portare i figli a cavallo anche dopo l’estate.
Al maneggio sono venuti a contatto anche con la realtà della disabilità fisica e psichica: si, perché le lezioni non sono solo di equitazione, sono anche lezioni di vita! E’ sorprendente vedere con quanta disinvoltura e semplicità i bambini interagiscono con i loro coetanei meno fortunati, senza quell’imbarazzo che condiziona spesso noi adulti.
Da un paio di mesi purtroppo mio figlio si rifiuta di salire a cavallo, ufficialmente perché ritenuta attività “stressante”; in realtà si trova in piena adolescenza e rifiuta per principio qualunque proposta che viene dagli adulti. Cerco comunque di portarlo dai cavalli per farlo stare in un ambiente sano insieme alla sorellina che invece è molto motivata ad apprendere i primi rudimenti di equitazione.
E non è finita qui…. a quasi cinquant’anni ho ripreso a cavalcare anch’io…nonostante la spugna gettata!
…voglio continuare io questo racconto…quasi una favola! ebbene sì! questa mamma si è avvicinata “in punta di piedi”, all’ombra di un figlio che non dava tregua a causa delle sue difficoltà. Una mamma che si era annullata per seguire la famiglia, paziente, ma quasi spenta per la mancanza di entusiasmo e appesantita solo da tante responsabilità! Un giorno suo figlio non ha potuto venire a lezione e io le ho proposto di sostituirlo in sella: che magia, che sorpresa quella donna che improvvisamente ha tirato fuori il meglio di sè! In poco tempo si è rivelata una persona completamente diversa, sorridente, propositiva, con una luce negli occhi che prima non avevo mai visto. Non solo ha cominciato a cavalcare costantemente, ma ha anche iniziato a galoppare come un’adolescente in cerca di nuove emozioni. L’amicizia si è intensificata e la sua presenza sarà preziosa per iniziare insieme un’estate di lavoro intenso con i cavalli e i bambini. Spero che il suo esempio possa diventare una realtà per altre mamme che pensano di non farcela, che non comprendono quanto sia importante stare bene per poter trasmettere alla famiglia sicurezza e serenità, che finalmente non si sentano in colpa se trascorrono qualche momento di felicità in sella al loro destriero!Oggi un amico mi ha riportato una frase di Ben Jonson: CHIEDIMI DI MOSTRARTI POESIA IN MOVIMENTO E TI MOSTRERO’UN CAVALLO! …e se sul cavallo c’è una mamma…potete solo immaginare quanta armonia e amore sprigiona quel movimento!
Continuando il discorso, questa mamma che ha nel cuore e nella mente i propri figli ha consigliato anche me di provare il cavallo.
Io ho seguito il suo consiglio e da quando vado a cavallo mi sento meglio.
Io da quattro anni sono affetto da morbo di Parkinson e da quando sono andato dalla Federica mi è cambiata un po la vita mi muovo, cavalco, sto in compagnia dei cavalli ed all’aria aperta, socializzo, parlo e conosco gente.
Si sta rivelando per me una buona cura ed un’accettazione della malattia che prima non avevo.
Sono e resterò malato ma l’entrare in questo ambiente mi sta facendo capire che non è causa mia se sono malato, ma è e sarà causa mia il capire che posso e devo vivere, stare bene e divertirmi anche se sono malato.
Grazie Federica per quello che stai facendo per me e per i bambini.
[…] must dell’iniziativa potrà essere la realizzazione del Progetto “Genitori in sella”: l’organizzazione di un momento “più intimo e mirato”, a margine della manifestazione […]
..forse è passato un po’ di tempo da quando avete scritto, ma mi percorre per tutto il corpo l’emozione, quella che non puoi spiegare se non sei salita a cavallo. Sono in progetto di avviare un Maneggio pensato per rivalorizzare la forza e il valore dello sport come potenziale strumento di aggregazione e di coesione sociale, come occasione per porre in contatto e in dialogo
diversità culturali, religiose e ideologiche, e prestabilita “normalità”. Un maneggio per l’inclusione, oggi devastata da restrizioni e allontanamento.
Il modello biopsicosociale evidenzia come la percezione soggettiva della salute influisca sul benessere e sulla qualità dell’integrazione sociale delle persone con disabilità. Nel approccio sistemico e olistico sottolineo il ruolo essenziale che i fattori contestuali (personali e ambientali) assumono nel promuovere oppure ostacolare la qualità dello sviluppo psicofisico e dell’inclusione sociale delle persone con disabilità. Promuovere come fatte voi, come fanno le persone che si mettono in gioco in sinergia con un co-terapeuta come il cavallo, vuol dire essere già avanti al problema. Spero con il Programma di “Mindfulness con i Cavalli” aggiungere un piccolo granello alla Consapevolezza di Noi come attori principali nel cambiamento che deve avenire.. E’ stato un piacere leggervi, a presto.