E’ ormai ben noto come il cavallo possa rappresentare un importante supporto nel percorso terapeutico di alcune patologie che determinano handicap fisici e mentali, quali la Sindrome di Down, l’autismo, i problemi motori, le paralisi cerebrali, e ben altro ancora. Le caratteristiche del cavallo lo rendono un ottimo compagno di viaggio per i bambini con difficoltà motorie e intellettive.
La sfida attuale è rappresentata dalla possibilità di fruire dell’aiuto di questo straordinario animale anche nel caso di difficoltà psicologiche e relazionali e perché no nell’affrontare alcuni sintomi quali l’eccessiva paura talvolta provata dai bambini.
La paura: capirla per affrontarla
Tutti i bambini fin dalle prime settimane di vita provano emozioni diverse; tra queste sicuramente c’è anche la paura.
La paura come la intendiamo noi adulti assume caratteristiche più specifiche verso i 2 anni di vita, ma anche un neonato che sente un rumore forte nei primi giorni di vita o che dopo i 6 mesi perde di vista la propria mamma inizia a piangere oppure si innervosisce e può quindi provare delle emozioni assimilabili alla paura
Dagli studi scientifici si evince che tra i 2 e i 5 anni di vita del bambino la sua immaginazione rappresenti l’unico limite alla paura. Pertanto la paura degli animali talvolta che diventano veri e propri mostri, la paura del buio, la paura dell’acqua, la paura del lupo, gli incubi e il pavor notturno possono spaventare quotidianamente il bambino piccolo.
Anche se queste paure appaiono agli occhi degli adulti come invenzioni, è importante ricordare che la paura che ne scaturisce è assolutamente reale. Dopo i 5 anni, le paure riflettono situazioni più reali: paura di perdersi nel parco ad esempio, paura dei ladri che potrebbero entrare in casa, paura degli animali feroci, ma anche paura della morte, a volte perfino della sconfitta o di essere presi in giro dagli altri.
Sono tutte paure che spesso anche li adulti provano, ma che nel bambino risultano ingigantite dalla loro limitata capacità di comprenderle e dunque di controllarle.
Quindi la paura è un elemento fisiologico della vita del bambino che però può diventare patologico quando sfocia nell’ansia o addirittura nella fobia. L’adulto dovrebbe cercare di aiutare il bambino ascoltandolo quando parla delle sue paure ed aiutandolo ad affrontarle.
La paura del bambino adottato
I bambini adottati spesso risultano essere più fragili dei figli biologici anche nei bisogni primari e nelle funzioni fisiologiche. Questo non vuol dire che i figli biologici non abbiano paura o non siano fragili, ma nella maggior parte dei bambini adottati queste caratteristiche vengono espresse in maniera più intensa e frequente.
I bambini abbandonati da piccoli vivono una sorta di lutto e mettono in atto un processo di autodifesa che può manifestarsi in modi diversi: ansia, depressione, disturbi psicosomatici; possono costruire intorno ai loro sentimenti una sorta di muro affinché nessun altra delusione sopraggiunga nella loro fragile vita.
Un elemento comune a tutti i bambini adottati, grandi o piccoli che siano, è una massima sensibilità, che spesso si traduce in forte stress, di fronte a situazioni dove si prospetta l’ipotesi di un rifiuto o peggio ancora dell’abbandono.
La paura dell’abbandono cresce insieme al bambino stesso e se non si riesce ad intervenire può durare per tutta la vita. Sono numerosissime le testimonianze di bambini adottati da famiglie assolutamente amorevoli che tuttavia sognavano spesso di rimanere soli all’uscita della scuola perché nessuno andava a prenderli.
Ogni forma di critica, anche costruttiva, viene vissuta dal bambino come un rifiuto. Alcuni di questi bambini non riescono a fidarsi e ad affidarsi e crescono in maniera molto indipendente dal punto di vista emotivo così da non dover rischiare di soffrire qualora subentrasse un nuovo distacco.
I bambini piccoli esprimono questo disagio chiedendo di continuo l’ora oppure chi andrà a prenderli a scuola. Questa situazione spesso dura mesi o anni.
Il bambino adottato quindi non deve essere compatito o assecondato, ma capito e accompagnato nel difficile percorso della vita per affrontare oltre alle paure condivise dai bambini biologici anche quelle dovute alla sua particolare e personale esperienza.
L’aiuto del cavallo nell’affrontare la paura
Le varie sfaccettature della paura accennate nei paragrafi precedenti possono essere affrontate dal bambino e risolte anche, grazie all’aiuto di un adulto che può trovare vari mezzi di comunicazione attraverso cui liberare la paura ed affrontarla.
Uno dei metodi più noti anche ai profani è sicuramente l’arte; attraverso il disegno il bambino riesce a tirar fuori e mettere su carta le sue emozioni più profonde ed intense. Ma coloro che lavorano nel settore non devono fermarsi qui.
Come già scritto nel precedente articolo, il cavallo è sicuramente un animale emotivamente coinvolgente che può fornire un grande supporto nell’approccio terapeutico di bambini con diversi tipi di paura.
Il cavallo innanzitutto non parla, e quindi non giudica; un bambino in sua compagnia può sentirsi libero di rivelare paure segrete consapevole di non essere tradito. E poi un cavallo deve essere accudito.
Un bambino che si sentisse in difetto proprio a causa delle sue paure, potrebbe in questo modo sentirsi utile e realizzato nel prendersi cura di un animale che lo ringrazierebbe e gratificherebbe sicuramente con il suo sguardo.
Inoltre per cavalcare è necessario un impegno fisico e mentale per mantenere il tono muscolare; questa attività può essere collocata al centro tra la psiche e la motricità perché per mantenersi eretti sul cavallo non basta la forza muscolare delle gambe e delle braccia, ma anche la concentrazione mentale.
Imparare a mantenere il tono muscolare servirà successivamente ad imparare a conoscere e controllare le proprie emozioni.Anche le emozioni scaturite dalla paura.
Infine il cavallo viene considerato da coloro che lo vivono quotidianamente come un animale che silenziosamente infonde tranquillità e sicurezza.
Queste caratteristiche lo rendono un compagno ideale per coloro che provano emozioni forti che spesso scombussolano mente e corpo. In loro compagnia bambini irrequieti ritrovano la serenità e riescono a svolgere delle attività in autonomia.
Quando viene suggerito ad un bambino di disegnare un cavallo, spesso l’animale viene rappresentato come un simbolo di forza e potenza. Dietro a questa immagine possiamo leggere l’immedesimazione del bambino nel cavallo stesso che si sente di nuovo forte e non più sconfitto dalla paura.
I percorsi finalizzati a creare benessere e contribuire ad elaborare le paure del bambino (adottato) dovranno inderogabilmente essere concepiti come individualizzati sul bisogno del singoli, promossi da tecnici specializzati e sotto una supervisione psicologica adeguata.
Solo in questo modo il cavallo potrà divenire una sorta di “pillola della felicità” che aiuta ad affrontare le emozioni negative che spesso fanno parte della vita quotidiana.
Masha Conti
Operatore di Equitazione Integrata® EQUITABILE®
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