L’equitazione, come tutte le attività del vivere comune, ha un fondo di rischio più o meno evidente (le frequenti cadute da cavallo in maneggio ne sono una prova), sebbene non venga considerata dalla giurisprudenza-in linea di principio- attività pericolosa qualora promossa in chiave amatoriale.
Va da se che vi possono essere situazioni che oggettivamente possono mettere a rischio l’incolumità delle persone e rendere un’esperienza ludica particolarmente negativa di fronte ad una caduta da cavallo. Tra le più frequenti motivazioni che portano il cavallo a reagire in modo imprevedibile sono da menzionare situazioni esterne al campo di lavoro come rumori improvvisi e comportamenti inadeguati di terzi; esistono inoltre oggettive condizioni (o predisposizioni) dell’animale che, particolarmente nervoso -per inattività, giovane età o inidoneità ad un particolare impegno- possono favorire l’insorgere di incidenti.
Quella del cavallo che disarciona il suo cavaliere non è una novità nel mondo equestre: sin dalla notte dei tempi, quando il primo uomo ha deciso di fruire dei favori e delle fatiche del nobile animale, la caduta da cavallo è sempre stata una variabile non così tanto remota in questa relazione collaborativa che ci ha condotti alla modernità.
Probabilmente a causa di questa modernità ed aspirazione della Società alla quale apparteniamo, siamo istintivamente proiettati a voler sottomettere al pieno controllo tutto ciò che ci circonda. Con il cavallo questa aspirazione non può funzionare in modo così lineare poiché tante, troppe condizioni vanno a determinare comportamenti e reazioni che sono inevitabilmente concatenate al ruolo di preda, quindi animale da fuga.
I fattori predisponenti il pericolo di caduta da cavallo
Molte sono le condizioni che possono ridurre il rischio di caduta da cavallo da parte dell’allievo; l’individuazione di un animale idoneo per indole, mole ed età all’effettiva competenza del praticante ad esempio, ma non solo: la conoscenza e conseguente capacità di anticipare eventuali comportamenti del cavallo, l’averlo tenuto in debito movimento precedentemente alla lezione, il perseguimento di una progressione didattica che parta dalle esercitazioni più facili e metta in condizione il cavaliere di imparare a gestire le differenti situazione, l’utilizzo di spazi adeguati, sicuri e lontani da possibili fonti di distrazioni e pericolosità…
Da questo punto di vista è importante la perizia del buon padre di famiglia che deve attuare sempre ed in qualunque circostanza l’istruttore per proteggere e preservare da rischi inutili il suo allievo, accorgimenti che dovranno essere ancor più rigidi di fronte a praticanti giovanissimi o affetti da debolezze.
Se viene attuata tutta una serie di condizioni tra quelle sopra menzionate ed altre che sono sempre relative alle singole soggettive situazioni nelle quali si va ad operare, il rischio di una caduta da cavallo si riduce a livelli accettabili rendendo l’attività piacevole, educativa e sicuramente progressiva per il benessere in tutta sicurezza per l’allievo.
Chi monta a cavallo è soggetto a cadere come chi va a piedi è soggetto ad inciampare: questo vecchio ed ormai dimenticato proverbio la dice lunga su una probabilità con la quale bisogna obbligatoriamente convivere nel momento in cui si intraprende una certa attività.
Quando si cade da cavallo si rimonta in sella e si continua!
Se non ci si è fatti male a seguito di una caduta da cavallo lasciamo perdere il voler a tutti i costi fare la cronistoria di quanto accaduto e cercare tutte le scuse per non rimontare in sella e continuare. In maneggio, all’interno di attività amatoriali di base è difficile farsi veramente male per una caduta da cavallo: ciò che “sconvolge” è quel senso di inadeguatezza ed incapacità che ci pervade di fronte al “mistero” di certi comportamenti “irrazionali” ma molto naturali nel cavallo, rendendoci “disabili” nell’affrontare le situazioni.
Questo impatto emotivo fa affiorare la nostra più remota parte istintiva che dovrà inderogabilmente andare a confrontarsi con la componente razionale. Rendersi conto quindi che è tutto normale è il primo passo per evitare troppe verbalizzazioni da terra che tendono a ritardare – evitare il rimettersi in gioco!
Consapevolezza e coerenza: essendo parte del gioco, le condizioni che danno vita ad una caduta da cavallo devono certamente venire evitate da parte dell’istruttore, così come l’imposizione di opportuni sistemi di protezione come cap e corpetto rigido di sicurezza (tartaruga), ma di fronte all’imprevedibile è importante accettare l’accaduto (in genere tutto si riduce ad un grande spavento con il conseguente rimuginare sull’opportunità di continuare l’esperienza equestre di fronte ad un evento così emotivamente coinvolgente) e rimontare in sella, ben coscienti del rovescio della medaglia…
Da un certo punto di vista la caduta da cavallo (quando vissuta al momento giusto, ovvero dopo un lungo tempo di esperienze positive, ad un certo livello tecnico ed in condizioni veramente di imprevedibilità) può creare una reale consapevolezza dei propri limiti e capacità, e insegnarci a conoscere alcune pieghe del nostro IO più profondo spesso nascoste da una certa ragione che tende a soffocare le emozioni e l’istintualità.
Spesso le cose si fanno più difficili quando l’allievo che subisce una caduta da cavallo è minorenne e si innescano gustosi siparietti da parte del genitore che, fino ad un momento prima assecondava l’operato del “maestro” (spesso suggerendo o incentivando l’istruttore nel chiedere maggiori performance) e, di fronte alla caduta del figlio, liberandosi da ogni freno emotivo, manifesta atteggiamenti iperprotettivi e spesso incoerenti sul fronte educativo, arroccandosi su errori non certamente riconducibili al loro pargolo, che, nella maggior parte delle volte si trova ad aver subito una semplice “culata per terra” che con ogni probabilità sarà occasione per cambiare maneggio o, peggio ancora, cambiare sport.
Il tema del difficile rapporto con i genitori è particolarmente delicato e complesso, tanto da rendere le cose ancor più esplosive se il congiunto è caratterizzato da una condizione di disagio o debolezza; situazioni che rischiano di andare ad ingigantire ancor più gli eventi e spesso irrigidiscono e portano al muro contro muro relazioni di lunga durata.
Ma come comportarsi di fronte ad una caduta da cavallo? E se il cavaliere è caratterizzato da disabilità? Nel prossimo articolo tratteremo questo particolare argomento…
[…] detto in un precedente articolo sulle componenti emotive e psicologiche che si vanno ad innescare è valido in linea generale anche […]