Molte persone interessate a lavorare nel sociale spesso ci contattano chiedendo come si diventa ippoterapisti in quanto particolarmente predisposti verso i più deboli, certamente perché appassionati di cavalli ed equitazione.

E’ bello infatti cercare di unire le proprie passioni ad una professione: si presuppone che svolgere un lavoro in un ambiente che piace possa prospettare un miglior rendimento ed una certa positività nell’affrontare quella larga parte della giornata di tutti noi dove è necessario produrre. Se a questa umana necessità si aggiunge un certo piacere con la consapevolezza di fare anche del bene…tutto diventa più semplice ed il tempo passa in un batter d’occhio!

ippoAl di la della passione è necessaria una preparazione di fondo particolarmente solida sul fronte non solo teorico ma soprattutto pratico, poiché le tecniche e le differenti tipologie di utenti che approcciano ad un servizio di ippoterapia impongono approcci e metodiche individualizzate che prevedano continue verifiche e valutazioni.

Alla domanda su come si diventa ippoterapisti siamo soliti aprire un doveroso preambolo per chiarire aspetti poco conosciuti ma essenziali della professione. Premesso che ippoterapia è un termine troppo generico per definire i differenti ambiti di intervento dove il cavallo è utilizzato a fini riabilitativi, la discriminante è relativa ad un approccio di tipo terapeutico contro altri più squisitamente ludico-educativi.

I corsi di formazione in ippoterapia

Chi ha provenienza dal settore riabilitativo (terapisti, psicomotricisti, medici specializzati, psicologi e psicoterapeuti), quindi possiede un curriculum finalizzato ad operare nella sanità (quindi una laurea specialistica) può partecipare ai differenti corsi dove il cavallo viene utilizzato sul fronte riabilitativo. Molte sono le scuole di formazione che specializzano nel campo della riabilitazione equestre, tra le più importanti e degne di nota l’ANIRE, il Centro “Di Capua” presso l’ospedale Niguarda di Milano e l’Associazione LAPO di Firenze.
I percorsi formativi possono apparire alquanto differenti in materia di monte-ore, programmi e struttura dei calendari formativi; ciò che caratterizza queste differenti scuole è essenzialmente il taglio riabilitativo-medico che oggettivamente persegue il principio di lavorare sulla parte malata dell’utente per riabilitarla.

Coloro i quali non hanno abilitazioni di tipo medico-terapeutico non potranno svolgere attività inerenti la riabilitazione equestre, ma –volendo- potranno operare previa formazione specifica in differenti aree socialmente utili come quella educativa, ludica e del pre-sport.

In questo ampio margine di intervento, dove non tutti i potenziali utenti disabili o deboli ricercano un’attività equestre che non debba obbligatoriamente concentrarsi sulla loro componente “malata” ma, al contrario, sviluppi le cosiddette abilità residue, si inserisce con efficaci ritorni la proposta formativa di EQUITABILE®. Questo grazie al valore aggiunto della sua finalità inclusiva dove la persona debole –previo uno specifico percorso preliminare- può aspirare all’inserimento in riprese equestri con cavalieri normodotati, favorendo quel basilare principio di inclusione che punta all’incontro ed interazione delle diversità per contribuire a creare una Società più accogliente.

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I nostri corsi di formazione sono riconosciuti in area CONI e Ministeriale (come attività di carattere assistenziale) e mettono in condizione il Quadro Tecnico di Equitazione Integrata® di promuovere percorsi equestri adattati su basi educative e secondo una progettualità individualizzata che tiene inderogabilmente conto della globalità della persona e delle sue più intime aspirazioni.

E’ da sottolineare che questi tipi di intervento non sono inferiori a quelli meramente riabilitativi (come spesso viene fatto percepire dagli operatori e scuole del settore sanitario) ma, all’opposto, sono proposte indipendenti e spesso autonome, che in certi casi possono divenire persino evolutive alla tradizionale terapia, grazie al valore aggiunto della presenza di un animale che può persino condurre allo sport agonistico di alta performance in una equitazione cosiddetta paraolimpica.

Ecco quindi che la domanda su come si diventa ippoterapisti viene subito trasformata in “come lavorare con i disabili per tramite del cavallo” agevolando la naturale istanza di potenziali futuri operatori del settore che, con dignità, consapevolezza e competenza, lavoreranno per sviluppare benessere e competenze nei più deboli attraverso quel magico traduttore di emozioni e facilitatore di relazioni che è il cavallo.

ippo1Una sottolineatura che ci interessa particolarmente: non sono solo i corsi di formazione che creano un professionista.
Molte persone vanno alla ricerca del famoso “pezzo di carta” che, soprattutto in campo equestre, riempie la bocca di titoli e riconoscimenti che spesso nascondono incompetenza e superficialità; riteniamo che il vero senso di un lavoro socialmente utile e di servizio come il nostro sia basato su una grande predisposizione umana all’accoglienza ed all’ascolto delle più intime necessità dell’utente e dei suoi familiari, oltre che sostenuto da una umiltà di fondo perché non si smette mai di imparare quando si lavora con risorse umane!

Questi sono alcuni semplici ma fondamentali consigli su come si diventa ippoterapisti augurando sin da ora al lettore che desidera intraprendere questo percorso umano e professionale le più grandi soddisfazioni in un campo dalle infinite potenzialità.