Il turismo equestre è sicuramente, tra le tante attività equestri, quella più accessibile a tutti; nel senso che, chi si accosta all’equitazione anche solo in una singola occasione della propria vita, spesso decide di farlo mediante una passeggiata a cavallo; il turismo equestre per disabili, di fatto, si configura diversamente e prevede inesorabilmente una serie di accorgimenti dai quali non si può prescindere per proporre una iniziativa seria ed in piena sicurezza.
Con la bella stagione, nasce il desiderio di attività all’aria aperta, di ricevere i benefici che un’attività di tal genere può garantire. E, al di là di situazioni specifiche con utenze che hanno difficoltà a sostenere eccessivi stimoli (come ad esempio determinate situazioni di autismo o difficoltà riconducibili all’iperattività o di tipo comportamentale) e che da un’attività all’aria aperta trarrebbero più disagi che benefici, ci piacerebbe pensare che proporre una passeggiata a cavallo possa anch’essa divenire un valido punto di arrivo (e di verifica) all’interno di un percorso strutturato di equitazione integrata o rieducazione equestre tradizionale.
Naturalmente l’ostacolo più difficile da affrontare – ma anche il punto più importante da considerare – è quello della sicurezza: e siccome la strada delle buone intenzioni è sempre lastricata di errori, l’organizzazione di una iniziativa di turismo equestre per disabili deve essere impeccabile e richiede valutazioni accorte e specifiche.
Vediamo quali considerazioni si possono fare in merito a questo tema.
Innanzitutto ci sono una serie di punti da considerare: gli obiettivi di un’attività di turismo equestre per disabili, la valutazione dell’utenza e di cavalli idonei, un’attenta scelta del percorso e un’adeguata organizzazione. Per ciascuno di questi temi si aprono riflessioni più o meno ampie.
Un’attività di turismo equestre per disabili non è esente da obiettivi educativi ed esperenziali nella sua ludicità: la socializzazione e la verifica dell’interiorizzazione di una serie di norme a cui ci si è accostati in situazioni singole ed in maneggio, senza però mai doverle affrontare tutte insieme.
In aggiunta a questi aspetti bisogna tenere conto del senso di autostima che può derivare a ragazzi che partecipino con buon esito a un’esperienza motivante come quella di una passeggiata a cavallo, che garantisce un senso di inclusione nel gruppo e che unisce l’informalità di un’attività già di per sé piacevole.
La scelta dei partecipanti deve essere attenta. Innanzitutto non bisogna dimenticare l’articolo 115 del Codice della strada, che stabilisce che possono condurre animali in strade pubbliche (ivi inclusi sentieri, strade bianche, ecc..) soggetti che abbiano compiuto i 14 anni e che godano di idoneità psicofisica.
E poi, al di là di questo, un’attività come quella del turismo equestre per disabili può accogliere esclusivamente cavalieri che abbiano una certa e consolidata autonomia nella gestione basilare del cavallo (e dell’ansia, tempi d’attesa, imprevisti, ecc): per esempio che non richiedano particolari ausili per montare in sella, dato che non si possono prevedere eventuali situazioni (ad esempio per esigenze fisiologiche) per cui si debba scendere da cavallo per poi risalire, a meno che non si tratti di una semplice passeggiata nelle immediate vicinanze del maneggio.
La scelta dei cavalli più adatti ed affidabili per una passeggiata in piena sicurezza!
Naturalmente anche la scelta dei cavalli deve essere accurata: devono essere animali freddi, che conoscano il percorso e che non si innervosiscano di fronte alle novità che questo dovesse presentare; naturalmente si presuppone comunque un’attenta ricognizione del percorso (a cavallo, in moto…) che deve avvenire prima dell’escursione in modo da garantire che il tragitto sia il più sicuro possibile, tenendo conto che il fattore imprevisto è sempre e comunque presente.
In un’attività di turismo equestre per disabili non si parlerà mai abbastanza di sicurezza e questa, come già accennato anche in un precedente articolo, passa anche attraverso un’ottima organizzazione dell’attività. In questo senso si possono ipotizzare una serie di variabili con alcuni punti fermi. Innanzitutto è indispensabile, a monte, una preparazione dei ragazzi alla passeggiata: vanno allenati sia fisicamente, in modo che non sentano la stanchezza in maniera difficoltosa, che psicologicamente per una buona gestione dello stress e anche per quanto riguarda gli aspetti di socializzazione.
Inoltre è fondamentale, durante l’attività, la presenza di tecnici specializzati esperti in turismo equestre ed equitazione adattata a soggetti disabili, che accompagnino la carovana di ragazzi. Ogni cavallo deve essere condotto a mano: è quindi richiesta la disponibilità di ausiliari disposti a camminare accanto ai cavalli e altri “liberi”, pronti ad aiutare chi dovesse presentare un bisogno.
Si può considerare inoltre la partecipazione dei genitori, o di educatori di riferimento per detti cavalieri, per qualsiasi esigenza particolare che questi dovessero avere. Se si ipotizza una passeggiata lunga (tutto è però relativo alle singole peculiarità ed esperienze dei giovani cavalieri) non si può fare a meno di un mezzo di supporto in appoggio: una macchina o una carrozza che possa accogliere chi, per qualsiasi ragione, non volesse o non potesse o non si sentisse di eseguire a cavallo l’intero percorso.
Turismo equestre per disabili: sicurezza, prevenzione, progressione e tanto sale in zucca!
E a questo punto, parlando di percorso e di strutturazione dello stesso, si aprono altre riflessioni. Innanzitutto si può pensare di organizzare un “trekking” che, in realtà, non si allontani di molto dal centro ippico. Se questo si trova in un’area verde potrebbe non essere difficile individuare un percorso ad hoc che dia la sensazione di allontanarsi ma che, in realtà, mantenga il gruppo sempre nei paraggi del maneggio. Questo, in un contesto di turismo equestre per disabili, potrebbe essere uno stratagemma molto utile per garantire una situazione ancora più protetta e sicura.
Altrimenti, se si decide sulla base del tipo di utenza, in relazione alle caratteristiche del territorio e rispetto alle capacità e possibilità organizzative, si può pensare a un tragitto che si discosti maggiormente dall’area del centro ippico di partenza. In questo senso, considerando le difficoltà che tutto questo comporta, si possono organizzare situazioni diverse.
È possibile considerare una passeggiata che coinvolga tanto normodotati quanto disabili, ad esempio. Considerando, magari, situazioni di alternanza nel montare a cavallo; questo aspetto garantirebbe peraltro sia il soddisfacimento di un obiettivo di integrazione reciproca che una soluzione per evitare un eccessivo affaticamento dei partecipanti disabili. Si può altresì creare un gruppo misto, con tragitti diversificati che prevedano tratti in comune.
Si possono ipotizzare dei punti-sosta, ad esempio per il pranzo o per la merenda, che siano luoghi di incontro tra i cavalieri ed i loro genitori o staff di supporto. Altrimenti, al contrario, si può ipotizzare che i genitori siano, in quel contesto, liberi di andare a visitare qualche attrazione turistica del luogo. In questo senso la partecipazione alla gita creerebbe davvero una situazione di coinvolgimento attivo per tutti. Inoltre alternare il cavaliere in sella può essere una soluzione anche per calmierare i costi dell’attività stessa.
Se si vuole delineare un turismo equestre per disabili senza considerare, tra gli obiettivi, anche quello di integrazione con dei cavalieri normodotati, è possibile comunque mantenere l’ottica dell’alternarsi a cavallo: sempre per evitare un eccessivo affaticamento dei ragazzi e per diminuire il costo dell’attività.
In tutto questo si può dare specifica rilevanza ai momenti che possono essere più rappresentativi nell’ambito di una passeggiata a cavallo: la partenza o l’arrivo. Questi dovrebbero essere curati nel dettaglio perché possono essere particolarmente emozionanti e coinvolgenti: non per una questione di esibizione ma per il clima di avventura e di successo che possono generare e far vivere ai cavalieri, regalando loro soddisfazione e autostima.
Naturalmente, dopo aver garantito una panoramica di considerazioni e riflessioni (a cui senz’altro ci sono altri elementi che si possono aggiungere e, come sempre, vi invitiamo a farlo e a fornirci ulteriori spunti!) si vuole ricordare ancora una volta (non lo si ribadisce mai abbastanza!) che il tema della sicurezza e della progettazione oculata è inscindibile da un discorso di turismo equestre per disabili.
Non si può neanche immaginare di praticarlo senza aver riflettuto ampiamente su tutti i rischi e tutti gli aspetti organizzativi, e non si può neppure prescindere dall’uso di quei dispositivi di sicurezza aggiuntivi, come ad esempio le staffe di sicurezza, la sella americana (con il suo pomello che non serve per aggrapparsi ma nel nostro caso può essere un grande aiuto), la tartaruga, “l’armatura” dei nostri prodi cavalieri di ventura…
Dott.ssa Valeria Foglino
Tecnico EQUITABILE® e Blogger equestre
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